Fondo comune d'investimento

Cos'è un fondo comune di investimento?

I fondi comuni di investimento sono un tipo di strumento finanziario che può essere definito come un "capitale collettivo" di tanti investitori che viene investito per loro conto, in maniera professionale, da un gestore.

In pratica, il patrimonio del fondo è costituito dall'apporto di tanti piccoli investitori, che affidano al gestore (società di gestione del risparmio - sgr) il proprio capitale. In questo modo, tramite tanti piccoli apporti, il gestore ha a disposizione un capitale importante che investe in azioni obbligazioni o altre attività finanziarie.

Questo patrimonio autonomo suddiviso in quote appartiene, in proporzione, agli investitori che hanno apportato il capitale acquistando, appunto, le quote del fondo.

Come si investe in fondi comuni di investimento?

Per investire nei fondi comuni, basta acquistarne una o più quote. O meglio, stabilisci la cifra che vuoi investire e acquisti un numero di quote anche frazionale. Per esempio, vuoi investire 1000 euro e una quota del fondo vale 41 euro: ne compri circa 24,39 quote. In concreto, devi dare un ordine di acquisto alla tua banca, esattamente come per altri tipi di investimento.

Che differenza c'è tra fondi chiusi e fondi aperti?

I fondi aperti sono quelli in cui puoi acquistare quote in qualunque momento: puoi quindi investire nel momento in cui preferisci. Non hanno, inoltre, una scadenza: nel momento in cui vorrai uscire dall'investimento dovrai, quindi, dare un ordine di vendita alla tua banca.

I fondi chiusi, invece, possono essere acquistati solo in determinate "finestre" temporali, e vengono poi rimborsati solo a una scadenza predeterminata. Questo perché, di solito, investono in strumenti illiquidi, per esempio immobili, e quindi devono avere una relativa certezza di poter gestire il capitale per un arco di tempo sufficientemente lungo per farlo fruttare.

I fondi comuni di investimento sono rischiosi?

Posto che il rischio zero non esiste, il rischio legato ai fondi comuni dipende molto dalla loro "politica di investimento", cioè dal tipo di prodotti finanziari in cui il gestore investirà il capitale (è un'informazione che dev'essere fornita sia nel KID (key information document), che sintetizza le caratteristiche principali del fondo, sia nel prospetto informativo. Altro documento importante è il regolamento del fondo.

Devi insomma tener presente che, tramite gli investimenti del gestore, il valore del patrimonio "collettivo" potrà salire (o anche scendere) nel tempo, e di conseguenza anche il valore della singola quota oscillerà al rialzo o al ribasso. Questo determinerà il guadagno, o la perdita, dell'investitore, nel momento in cui uscirà dall'investimento.

Morale, più il gestore investe in titoli rischiosi come le azioni, più aumenta anche il rischio del fondo. Per questo, in base alla politica di gestione i fondi si distinguono in:

- azionari: investono prevalentemente in azioni;

- bilanciati: investono in maniera più o meno equilibrata sia in azioni, sia in obbligazioni;

- obbligazionari: investono prevalentemente in obbligazioni;

- monetari o di liquidità: investono in strumenti del mercato monetario a breve termine (non più di 6 mesi).

Esistono, poi, i fondi flessibili, che non hanno una politica di gestione predeterminata.

Quali sono i vantaggi dei fondi comuni di investimento?

Il principale vantaggio è la diversificazione: dato che il proprio capitale viene messo assieme a quello di tanti altri investitori, si può investire in un ampio portafoglio di titoli e mercati anche con piccole cifre. In altre parole, ha maggiore libertà di investimento, perché può accedere anche a titoli o portafogli di titoli che sarebbero altrimenti accessibili solo con grandi capitali. In contropartita a tutto questo, però, ci sono i costi.

Quali sono i costi legati ai fondi comuni di investimento?

Ce ne sono diversi (attenzione, non è detto che ogni gestore li applichi tutti). I principali sono:

- commissioni di ingresso (al momento dell'acquisto);
- commissioni di gestione (pagate annualmente per "compensare" il lavoro del gestore;
commissioni di performance (quando il fondo batte gli obiettivi e si paga un "premio" al gestore);
- commissioni di uscita (al momento della vendita).

Che differenza c'è tra fondi armonizzati e non armonizzati?

I primi sono quelli costituiti nell'Unione, per cui la legge europea una serie di vincoli sugli investimenti con l'obiettivo di contenere i rischi e salvaguardare i sottoscrittori (ad esempio in termini di concentrazione su un singolo emittente, investimento in derivati o titoli non quotati nei mercati regolamentati).

I fondi non armonizzati, invece, devono essere "maneggiati" con più attenzione perché sono sottoposti a regole meno stringenti. Inoltre, sono anche più complicati da gestire dal punto di vista fiscale.