VIX

Che cos’è il VIX?

Quando si parla di mercati finanziari, una delle parole che ricorre più spesso è volatilità. È un concetto che evoca immagini di montagne russe: rialzi improvvisi seguiti da bruschi cali, momenti di calma che in un attimo si trasformano in turbolenze.  

Per misurare questa instabilità esistono diversi indicatori, e uno dei più noti è il VIX, chiamato anche “indice della paura”. Ma cos’è esattamente, come viene calcolato e perché ha una correlazione con l’andamento della Borsa? 

Il VIX (CBOE Volatility Index) è stato creato nel 1993 dal Chicago Board Options Exchange (CBOE), la principale Borsa americana dove vengono negoziate le opzioni. È diventato negli anni uno degli indici più seguiti al mondo perché rappresenta, in modo sintetico, le aspettative degli investitori sulla volatilità futura dei mercati

In parole semplici, il VIX misura quanto ci si aspetta che la Borsa americana, e in particolare l’indice S&P500, possa essere “ballerina” nei successivi 30 giorni. Quando il VIX sale, significa che il mercato si aspetta forti oscillazioni; quando scende, le attese sono di stabilità relativa. 

Non a caso il VIX è soprannominato “indice della paura”: storicamente i suoi picchi più alti si sono registrati nei momenti di grande crisi, come nel 2008 durante il crollo dei mutui subprime, o nel 2020 con l’esplosione della pandemia da Covid-19.

Come si calcola? 

Il calcolo del VIX si basa sulla volatilità implicita, cioè quella che non guarda al passato ma al futuro. A differenza della volatilità storica, che si limita a misurare quanto un titolo o un indice sia oscillato nei mesi precedenti, la volatilità implicita si deduce dai prezzi delle opzioni. 

Un’opzione è uno strumento finanziario che dà il diritto, ma non l’obbligo, di comprare o vendere un titolo a un prezzo prefissato in una data futura. Se prendiamo come esempio un’azione a 200 dollari, un’opzione call che consente di acquistarla a 230 dollari in futuro avrà valore solo se si pensa che il titolo possa superare quel prezzo. Più è alta la probabilità che questo accada, più quell’opzione costerà. In altre parole: più il titolo è volatile, più l’opzione è cara. 

Lo stesso vale per le opzioni put, che consentono di vendere un titolo a un prezzo predeterminato: più si teme un crollo, maggiore sarà il loro valore. 

Il VIX non guarda però a una singola azione: prende in considerazione un ampio paniere di opzioni call e put sull’S&P500 con scadenza entro 30 giorni. Attraverso una formula complessa, il CBOE ricava così un numero che sintetizza le attese di volatilità per l’intero mercato americano. 

VIX e Borsa: una relazione inversa

Uno degli aspetti più interessanti del VIX è la sua relazione con la Borsa. In linea di massima, il VIX tende a salire quando i mercati scendono, e a scendere quando i mercati salgono. Questo perché nei momenti di panico gli investitori si affrettano a comprare opzioni di protezione (soprattutto put), facendo salire la volatilità implicita e quindi il valore del VIX. 

Per questo motivo, quando si sente dire che è in forte rialzo, è probabile che nello stesso momento l’S&P500 stia registrando cali significativi. Non si tratta di una regola matematica perfetta, ma di una correlazione osservata spesso nella pratica.

Il VIX è quindi una sorta di termometro del sentiment degli investitori: se è basso, prevale la fiducia e l’ottimismo; se è alto, domina la paura. 

Perché interessa agli investitori? 

Conoscere l’andamento del VIX può essere utile agli investitori per più motivi. Prima di tutto, rappresenta una sorta di “campanello d’allarme” che segnala il livello di rischio percepito sui mercati. Un VIX in salita indica che cresce il nervosismo e che gli operatori temono movimenti bruschi al ribasso o al rialzo; al contrario, un VIX stabile o in discesa suggerisce un clima di maggiore tranquillità e fiducia. In questo senso, il VIX non è solo un numero astratto, ma uno strumento pratico che aiuta a leggere lo stato d’animo complessivo degli investitori. 

In secondo luogo, il VIX è diventato un vero e proprio strumento finanziario su cui è possibile investire, anche se con molte cautele. Gli strumenti che replicano l’andamento del VIX non mancano, ma non tutti sono adatti agli investitori individuali:

- CFD (Contract for Difference): permettono di scommettere sui movimenti del VIX. Sono strumenti molto complessi e usano la leva finanziaria, cioè moltiplicano guadagni e perdite. Per questo motivo, il rischio di perdere rapidamente l’intero capitale è elevato. 

- Futures: sono contratti che permettono di prendere posizione sul VIX a una data futura e a un prezzo stabilito. Vengono usati soprattutto da investitori professionali, perché richiedono esperienza, conoscenze specifiche e la capacità di gestire forti oscillazioni di prezzo. Anche in questo caso il rischio è molto alto. 

- Etf: sulla carta, sembrano più accessibili, ma presentano un problema strutturale. Questi Etf non replicano direttamente il VIX, bensì i futures sul VIX, che hanno scadenze periodiche. Ogni volta che un future scade, l’Etf deve “rinnovarlo” acquistandone uno nuovo. Questo meccanismo genera costi che possono erodere i rendimenti. Risultato: se il VIX rimane stabile, l’Etf collegato può comunque perdere valore. 

Per queste ragioni, strumenti di questo tipo richiedono competenze specifiche per essere utilizzati in modo consapevole.

È importante sottolineare che il VIX non è una previsione esatta dell’andamento della Borsa, ma un indicatore delle aspettative di volatilità. Non dice se l’S&P 500 salirà o scenderà, ma segnala quanto ampie potranno essere le oscillazioni. In altre parole, il VIX è più simile a un barometro che anticipa una tempesta: non può dire con precisione se pioverà o se uscirà il sole, ma avverte se il cielo si sta facendo instabile.