Come tagliare le tasse sulle azioni

Risparmi tasse
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In queste settimane, sulla stampa, si è parlato anche di “affrancamento” di quote azionarie di Borsa (quindi, per esempio, sulle singole azioni Enel). In realtà, quella prevista nella legge di bilancio 2023 è tecnicamente una rivalutazione del valore d’acquisto delle partecipazioni azionarie e il meccanismo è differente da quello dell’affrancamento sulle quote di Etf e fondi di cui abbiamo parlato in questo articolo.
Il meccanismo della rivalutazione del valore d’acquisto non è nuovo, ma fino all’ultima legge di bilancio era riservato per lo più ai terreni edificabili. Nella legge di bilancio 2023 è stato per la prima volta esteso alle partecipazioni di azioni quotate in Borsa. Rispetto alla rivalutazione dei terreni la procedura è semplificata in quanto non richiede una perizia.
Le differenze tra rivalutazione su azioni e affrancamento
La prima differenza è che la rivalutazione del valore d’acquisto si applica solo sui pacchetti di azioni quotate in Borsa – sono esclusi tutti gli altri investimenti; l’affrancamento, come detto, è solo per Etf e fondi comuni. In secondo luogo, l’aliquota per la rivalutazione del valore dei pacchetti azionari è del 16% e non del 14% come per i fondi e gli Etf. In terza battuta, si applica ai pacchetti azionari posseduti al 1° gennaio 2023 (e non al 31/12/22). La differenza più rilevante, però, è che l’aliquota del 16% non si applica sulla differenza tra i valori di acquisto delle tue azioni e quelli al 1° gennaio 2023, ma su tutto il controvalore azionario calcolato sulla base della media dei prezzi di Borsa dell’azione a dicembre 2022. In pratica: se al 1° gennaio avevi un’azione acquistata a 100 euro e, in media, a dicembre del 2022 valeva 150 euro, per assumere questo come nuovo valore di carico fiscale, dovrai pagare il 16% su tutti e i 150 euro e non sui 50 di plusvalenza.
La rivalutazione azionaria è molto più complessa dell’affrancamento – non hai un valore chiaro per effettuare le valutazioni (media prezzi di dicembre e occhio ai valori di cambio per le azioni estere). Inoltre, è più rischiosa visto che l’eventuale minusvalenza ottenibile dopo la rivalutazione non sarà mai utilizzabile per compensare plusvalenze future (nemmeno su altri pacchetti azionari). Ci sembra che i casi in cui possa essere vantaggiosa siano limitatissimi quindi valuta molto attentamente prima di chiederla.
I rischi e i limiti della rivalutazione azionaria
Questo meccanismo fa sì che la rivalutazione del valore d’acquisto può aver senso solo se, tenendo conto della media dei prezzi di dicembre, il tuo pacchetto azionario risulta in guadagno di almeno il 160% rispetto al valore d’acquisto. È tanto (praticamente deve essere 2,6 volte il valore originario), ma non è comunque una condizione sufficiente affinché la rivalutazione sia vantaggiosa. Come per l’affrancamento, infatti, tutto dipenderà anche dal valore che avranno le tue azioni al momento dell’effettiva vendita: il loro valore dovrà essere superiore a quello medio di dicembre 2022. In questo caso, rispetto all’affrancamento, c’è un rischio in più: se dovessi vendere in perdita dopo la rivalutazione azionaria, la minusvalenza non sarà mai utilizzabile per pagare meno tasse su altri investimenti in guadagno.
I rari casi in cui chiederla
Insomma, si tratta di un’opzione molto rischiosa, che richiede un ampio esborso di denaro da parte tua – ricorda che stai anticipando il pagamento di tasse – e che nei fatti è vantaggiosa solo in pochissimi casi: azioni in guadagno di oltre il 160%, ancora oggi su valori superiori a quelli medi di dicembre e che vuoi vendere praticamente subito dopo aver chiesto la rivalutazione del valore di carico (altrimenti il rischio di ottenere minusvalenze non compensabili è troppo elevato). Per richiedere, nel caso, questa rivalutazione e pagare le tasse previste (dilazionabili in tre rate, ma con interessi da pagare sulle successive due) hai tempo fino al 15 novembre e devi sempre chiedere le modalità alla banca presso cui hai le azioni.Attendi, stiamo caricando il contenuto