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Inno alla gioia

L'inno alla gioia è l'inno ufficiale dell'Unione europea (e delle istituzioni che la precedettero) fin dal 1972.

L'inno alla gioia è l'inno ufficiale dell'Unione europea (e delle istituzioni che la precedettero) fin dal 1972.

Data di pubblicazione 24 giugno 2024
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L'inno alla gioia è l'inno ufficiale dell'Unione europea (e delle istituzioni che la precedettero) fin dal 1972.

L'inno alla gioia è l'inno ufficiale dell'Unione europea (e delle istituzioni che la precedettero) fin dal 1972.

Siamo ormai alla vigilia delle elezioni francesi, che mai come questa volta richiamano l’attenzione non solo dei nostri cugini d’Oltralpe, ma di tutta Europa, dal momento che la decisione di ricorrere al voto in tempi così brevi è frutto dello scossone emerso, in Francia più che in altre nazioni, dalle recenti elezioni europee. 

È quindi naturale che tutto il Vecchio Continente, noi compresi, guardi alle urne transalpine con una certa preoccupazione. Preoccupazione comprensibile – la Francia non attraversa certo un periodo facile, in Detto tra noidedichiamo un approfondimento proprio a questo tema – ma al tempo stesso non va dimenticato che le dinamiche europee sono frutto, nel bene e nel male, di tante voci che compongono un unico coro, nel quale a prevalere non dovrebbe essere la voce di un solista. Non che questo sia un alibi per sottovalutare l’appuntamento elettorale e le sue ricadute sui mercati, ma chi di voi ci segue da tempo ha già in mano la soluzione per dormire sonni relativamente tranquilli: le Borse europee già da tempo non fanno parte dei portafogli “ideali” che consigliamo, non tanto per una questione di rischio, quanto per un confronto (perdente) con altre economie che in questo momento crescono di più (come quella statunitense), trascinate dal boom dei titoli tecnologici (anche su questo c’è un approfondimento in Detto tra noi). Al più, potete puntare su alcune singole azioni francesi, ma nei limiti (ristretti) di una scommessa extra-portafoglio. Discorso analogo per i titoli di Stato: da tempo vi consigliamo di non puntare troppo su ciascuno Stato europeo, Italia compresa, perciò il taglio del rating di Standard & Poor’s sui francesi OaT (e qualche scossone di riflesso anche sui nostrani BTp) non dovrebbe cogliervi impreparati. A completare il quadro, infine, ci sono anche alcuni strumenti, come quelli a protezione del capitale, che potete affiancare alla strategia di portafoglio che avete scelto. Insomma: anche nel vostro portafoglio non devono prevalere i solisti, ma la coralità di un insieme di strumenti (finanziari) il più possibile armonioso. Solo così potrà risuonare un europeo, e beneaugurante, Inno alla gioia.

Alessandro Sessa
Direttore responsabile Investi.