Fiducia e regole fan decollare il crowdfunding?
Trasparenza, informazione e compliance stanno trasformando il finanziamento dal basso in un motore globale di crescita.
Trasparenza, informazione e compliance stanno trasformando il finanziamento dal basso in un motore globale di crescita.
Negli ultimi anni, il crowdfunding è passato dall’essere una curiosità digitale a un pilastro dell’economia dell’innovazione. Startup, associazioni e persino enti pubblici lo utilizzano per raccogliere fondi, testare idee e creare comunità di sostenitori. Ma dietro la semplicità di un clic per finanziare un progetto si nasconde un ecosistema sempre più sofisticato, dove la fiducia e la regolamentazione giocano ruoli decisivi.
Da un lato, la fiducia è la linfa vitale che muove milioni di piccoli investitori: senza fiducia, nessuna campagna può decollare. Dall’altro, la regolamentazione sta diventando una leva strategica per distinguersi e crescere in modo sostenibile. Due studi recenti, uno accademico e uno del settore, aiutano a capire come queste dinamiche si intrecciano e stanno cambiando il futuro del crowdfunding.
Quando finanziare un progetto è una questione di fiducia
Oggi chiunque può aiutare un’idea a diventare realtà grazie al crowdfunding: basta entrare su piattaforme dedicate al crowdfunding e versare un piccolo contributo. Ma decidere se finanziare un progetto non è solo una scelta economica. È, prima di tutto, una questione di fiducia: fiducia nel progetto, ma anche negli altri partecipanti.
Un gruppo di ricercatori dell’Università Ben-Gurion del Negev, in Israele, ha cercato di capire come le persone si comportano davvero in queste situazioni. Lo studio, condotto su oltre mille persone, ha messo a confronto due modi diversi di decidere: il semplice voto di maggioranza, dove ognuno esprime un’opinione senza rischiare nulla, e il crowdfunding, dove si investe denaro solo se anche gli altri fanno la loro parte.
Il risultato è stato sorprendente. Nel crowdfunding, le persone si comportano in modo più strategico e meno istintivo. Sapendo che il progetto partirà solo se si raggiunge una certa soglia di partecipazione, molti decidono con prudenza. Alcuni, pur credendo che l’idea sia buona, preferiscono non investire per paura che gli altri non lo facciano. Altri, invece, partecipano anche se hanno dubbi, convinti che la maggioranza saprà scegliere meglio di loro. In entrambi i casi, la decisione non dipende solo da ciò che si pensa del progetto, ma da ciò che si immagina faranno gli altri.
Quando le informazioni sul progetto erano più chiare e affidabili, i partecipanti si mostravano più sicuri e meno timorosi di contribuire. Tuttavia, aumentava anche la tendenza a fidarsi ciecamente del gruppo, quasi come se la sicurezza di avere un’informazione buona spingesse a seguire la massa. Al contrario, quando la soglia di partecipazione richiesta era più alta – ad esempio l’80% invece del 50% – le persone diventavano più caute e meno inclini a rischiare. In teoria, soglie più alte dovrebbero servire a selezionare meglio i progetti validi; in pratica, però, finiscono spesso per spaventare e frenare la partecipazione.
Lo studio mostra anche un altro aspetto interessante: quando le informazioni sono scarse, il crowdfunding può aiutare a prendere decisioni migliori, perché la collaborazione compensa l’incertezza individuale. Ma quando le informazioni diventano più precise, il meccanismo si inceppa. In quei casi la “saggezza della folla” non sempre funziona: l’eccessiva fiducia nel gruppo può portare a finanziare progetti sbagliati solo perché “tutti lo fanno”.
In fondo, il crowdfunding non riguarda solo i soldi, ma anche le emozioni e il comportamento del gruppo. Quando decidiamo se investire, non ci basiamo solo sulle informazioni che abbiamo, ma su quello che immaginiamo stiano pensando gli altri. Capire queste dinamiche può rendere le piattaforme più efficaci e aiutare ciascun investitore a fare scelte più consapevoli.
Per chi fosse interessato ecco lo studio: Amir, D., Hoter, B., & Koren, M. (2025). Strategic Behavior in Crowdfunding: Insights from a Large-Scale Online Experiment, Ben-Gurion University of the Negev, arXiv:2510.14872v1.
Quando le regole spingono la crescita del crowdfunding
Nel mondo del crowdfunding, ciò che un tempo era visto come un ostacolo, le regole e la burocrazia, sta diventando oggi un punto di forza. Le piattaforme che investono nel rispetto delle normative stanno ottenendo risultati migliori, guadagnando fiducia e stabilità, mentre chi ignora le regole finisce spesso per pagare caro in sanzioni e perdita di credibilità.
Un’analisi del Global Equity Crowdfunding Alliance (GECA), che ha coinvolto esperti di Stati Uniti, Europa e Regno Unito, mostra come la conformità alle leggi sia ormai considerata un vantaggio competitivo. I dati indicano che le piattaforme più attente alle regole riescono a trattenere più clienti e ad attrarre investitori di qualità.
In Europa, il nuovo quadro normativo comune, chiamato ECSPR, ha ridotto drasticamente i costi di gestione e permesso di operare in un mercato unico di centinaia di milioni di persone. In Paesi come la Francia, proprio una legge specifica ha dato il via allo sviluppo del settore, aprendo la strada a decine di nuove piattaforme e a un mercato più dinamico e trasparente.
Il punto centrale è la fiducia. Gli investitori vogliono sapere che i loro soldi sono tutelati, che le informazioni sono chiare e che esistono controlli reali. Le nuove regole europee prevedono documenti più semplici da consultare, limiti di investimento per i piccoli risparmiatori e tempi di riflessione prima di confermare un contributo. Anche le piattaforme hanno introdotto controlli più rigorosi sulla comunicazione e sulle campagne promozionali, per garantire maggiore trasparenza.
L’intelligenza artificiale sta aiutando a velocizzare le verifiche e a individuare comportamenti sospetti, ma introduce anche nuovi rischi, come la creazione di aziende false o documenti manipolati. Per questo resta indispensabile la supervisione umana e un quadro normativo chiaro.
Nel complesso, la regolamentazione non frena l’innovazione: al contrario, crea un ambiente più sicuro e professionale, capace di attirare anche istituzioni finanziarie di rilievo. Un segnale importante è arrivato dalla Borsa di Londra, che ha recentemente ottenuto l’autorizzazione per operare nel settore del crowdfunding, confermando che questa forma di finanziamento è ormai parte integrante del mercato.
In definitiva, rispettare le regole non è più solo un obbligo, ma una strategia vincente. Le piattaforme che investono nella trasparenza e nella sicurezza costruiscono fiducia, riducono i rischi e si preparano a crescere in un mercato globale sempre più competitivo.
Anche qui chi volesse saperne di più può documentarsi cercando: Global Equity Crowdfunding Alliance (GECA), “Regulation as Rocket Fuel: How Smart Compliance Drives Growth in Global Crowdfunding”, 10 settembre 2025.
Una nostra osservazione
Questo studio fa pendant col precedente. Bisogna dire che in Italia la regolamentazione c’è e funziona. La nostra esperienza ci fa notare, però, che resta un punto critico: il follow up delle imprese che raccolgono soldi per finanziarsi con operazioni di equity crowdfunding è difficile da documentare. Certamente chi è coinvolto ottiene, almeno una volta l’anno i bilanci, ma spesso chi assiste dall’esterno ha difficoltà a seguire gli sviluppi dei progetti di crowdfunding nel tempo e, pertanto, diviene difficile fidarsi del sistema in sulla base della documentazione. Anche perché, come rilevato da alcuni studi del politecnico di Milano (vedi qui) la percentuale di progetti che hanno successo è inevitabilmente bassa: saperne di più contribuirebbe al clima di fiducia nei confronti dello strumento.
Conclusione: la fiducia come infrastruttura invisibile
Fiducia e regole: due parole che, in apparenza, appartengono a mondi diversi. La prima riguarda le emozioni, la seconda la burocrazia. Eppure, nel crowdfunding, si rivelano due facce della stessa medaglia. La ricerca accademica mostra che la fiducia reciproca e la qualità delle informazioni determinano se e quanto le persone sono disposte a investire. Il report GECA dimostra che la fiducia istituzionale — costruita attraverso norme, controlli e trasparenza — è ciò che consente al settore di crescere e attrarre investitori seri.
In un’economia sempre più basata sulla collaborazione, la fiducia non è un sentimento vago ma una vera infrastruttura invisibile: sostiene le scelte individuali e dà stabilità ai mercati. Chi saprà unire empatia e compliance, comprensione del comportamento umano e rispetto delle regole, costruirà le piattaforme più solide del futuro.
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