La settimana delle Borse: una settimana intensa

settimana delle Borse 1594
settimana delle Borse 1594
Partiamo da quella che, piaccia o no, è la Borsa che influenza nel bene e nel male tutti i mercati mondiali: Wall Street, che ha visto l’indice S&P 500 chiudere con un +1,5% settimanale. Uno degli appuntamenti clou della settimana era l’aggiornamento sui prezzi negli Usa: se mai ce ne fosse stato bisogno, si è rivelata l’ennesima conferma del fatto che la Fed continuerà a essere prudente. L’inflazione ha registrato un rialzo dal 2,9% al 3%, a fronte di attese che la vedevano stabile, e questo porta ora a stimare con relativa certezza un solo taglio dei tassi, e non due. Se tutto questo ha depresso le Borse, a fare da contraltare c’è stata la vivacità del settore tecnologico (+3,8%), trainato dal balzo di Intel (vedi più avanti). E l’Europa? Nel bel mezzo della pioggia torrenziale di notizie sui conti 2024 delle società, ha fatto discutere il dato sul Pil. La crescita ha superato le attese, ma non al punto da far dimenticare che le prospettive generali restano quelle di un rallentamento. Se a questo si aggiungono le incognite sugli effetti della guerra commerciale legata ai dazi, si spiega perché il +1,2% di questa settimana (spinto anche dalle speranze, più che dalle prospettive, di un allentamento della tensione in Ucraina) non sia sufficiente a rivedere la nostra strategia che, al momento, esclude le Borse europee dai portafogli.
Un aspetto che spesso si dimentica è che non sono solo i fatti a “muovere” il prezzo delle azioni: anche le dichiarazioni hanno il loro peso, perché contribuiscono a dare un’idea delle prospettive future delle società. A ricordarcelo ci ha pensato il titolo Intel (23,60 Usd, Isin US4581401001) e il suo roboante +23,6% dopo che il vicepresidente statunitense, al vertice sull'intelligenza artificiale di Parigi, ha dichiarato che l'amministrazione Trump veglierà affinché i sistemi di intelligenza artificiale più potenti siano costruiti con chip progettati e realizzati sul suolo americano. Tra i principali beneficiari di una misura del genere ci sarebbe proprio Intel, la cui strategia si fonda sulla costruzione di nuovi impianti di produzione di semiconduttori negli Usa. Si vocifera, inoltre, di una possibile collaborazione tra Intel e il colosso taiwanese TSMC attraverso una società in comune nella produzione di semiconduttori (un accordo che sarebbe vantaggioso per entrambi i partner). Ai prezzi attuali l’azione resta correttamente valutata. Mantieni.
Se le parole possono mettere le ali a un titolo, possono anche azzopparlo, e stavolta lo prova American Express (311,04 Usd, Isin US0258161092, -1,8%), il cui direttore generale ha sottolineato che le aspettative del mercato sulla crescita dei ricavi del gruppo nel 1° trimestre 2025 sono troppo elevate, a causa soprattutto del dollaro forte che avrà impatti negativi sulle vendite. Il management non ha, comunque, modificato le sue previsioni di utili per il 2025, e anche noi, manteniamo invariate le nostre. Acquista.
Il settore telecom (+2,6% nel suo complesso) è in pieno fermento. In Belgio, per esempio, il mercato ha accolto con favore la prossima uscita di scena del vertice di Proximus (5,34 euro, Isin BE0003810273, +3% questa settimana), ma questo non ci sorprende. Il suo bilancio è stato disastroso, con un calo dell'80% del prezzo del titolo da quando ha assunto l'incarico nel dicembre 2019. Il compito del successore non sarà facile: dovrà fare i conti con un mercato belga diventato più competitivo con l'arrivo di Digi, con un debito gonfiato dalle discutibili acquisizioni fatte all'estero e con le interferenze da parte delle autorità pubbliche belghe. Approfitta della salita per vendere.
Ma anche in Italia il settore vive giorni importanti. Oltre ai conti 2024, Telecom Italia (Isin IT0003497168, prezzo 0,275 euro) fa parlare di sé per i movimenti sul capitale. Il 9,81% finora di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) passa a Poste Italiane; in contropartita, Poste italiane cede a Cdp il 3,78% di Nexi. Il mercato teme che l’ingresso di Poste (già presente nella telefonia con Poste Mobile) possa ostacolare un altro grande progetto, l’integrazione tra Telecom Italia e Iliad. Ecco perché il titolo ha perso terreno in Borsa (-8,2% settimanale). C’è da dire, tuttavia, che l’operazione in realtà non chiude definitivamente la porta all’ipotesi Iliad: Poste è sì presente nel settore tlc, ma solo come “rivenditore” di traffico, il che dal punto di vista antitrust non sembra un ostacolo insormontabile ad altre integrazioni. Anzi, la “potenza di vendita” di Poste, presente in modo capillare sul territorio italiano, potrebbe essere un ulteriore punto di “attrattività” per Iliad. Puoi continuare a mantenere il titolo Telecom Italia.
Mondelez (60,82 Usd, Isin US6092071058, segna un +4,1% settimanale), ma i conti sono in chiaroscuro. Nel 4° trimestre 2024 il fatturato è cresciuto del fatturato del 5,2% (senza cessioni/acquisizioni e effetti di cambio), ma il margine industriale (rapporto tra utili industriali e fatturato) che è sceso al 10,2% a causa della fiammata dei prezzi del cacao, che il gruppo non ha scaricato interamente sui prezzi di vendita. Per tutto il 2024 il fatturato è salito del 4,3% e l’utile corrente per azione del 9,1%, gonfiato anche dagli acquisti di azioni proprie. Per il 2025 il gruppo prevede una crescita del fatturato di circa il 5% (senza cessioni/acquisizioni ed effetti di cambio), superiore alla media mondiale del suo settore. Visto, però, che l’impennata dei prezzi del cacao continuerà a pesare sulla redditività, riduciamo le stime sull’utile per azione 2025 (a 2,9 Usd) e 2026 (a 3,1 Usd). A nostro avviso, il gruppo sarà in grado di reagire a questo contesto complicato grazie al suo marchio, alla capacità di alzare i prezzi e a un bilancio solido. Il titolo è ormai correttamente valutato e il nostro consiglio passa a mantieni.
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