Stagflazione e criptovalute: si parla anche di questo nell’estate 2025
L’attuale mix di inflazione elevata, crescita debole e politiche monetarie prudenti rappresenta un ambiente sfidante per gli asset digitali.
L’attuale mix di inflazione elevata, crescita debole e politiche monetarie prudenti rappresenta un ambiente sfidante per gli asset digitali.
Negli ultimi mesi, tra luglio e agosto 2025, si è tornato a parlare di stagflazione come non accadeva da anni, per via dell'effetto perverso dei dazi Usa. Non che sia la situazione in cui viviamo o un rischio dietro l'angolo, ma ovviamente gli operatori ne parlano quando ci sono dati che ne pongono la possibilità. L’indice ISM Services PMI, sceso a 50,1, segnala un rallentamento dell’attività nel settore terziario Usa. Il sottoindice occupazionale è in territorio negativo e i prezzi accelerano: condizioni tipiche della stagflazione, dove inflazione e stagnazione si combinano. La Federal Reserve, nel meeting di luglio, ha mantenuto i tassi tra il 4,25% e il 4,5%, rinviando eventuali tagli in attesa di dati più chiari. Intanto, i sondaggi tra i principali gestori mostrano un aumento delle aspettative di stagflazione per i prossimi 12 mesi, specie negli Stati Uniti.
Ma cosa comporterebbe davvero la stagflazione qualora ci fosse? È una situazione in cui i prezzi continuano a salire mentre la crescita ristagna. Aumentano disoccupazione e insicurezza economica, i salari perdono potere d’acquisto e le banche centrali si trovano intrappolate: stimolare l’economia può alimentare l’inflazione, contenerla può aggravare il rallentamento.
In questo scenario, le criptovalute – in particolare Bitcoin – attirano su di sé interesse e cautela allo stesso tempo, anche perché se accadesse sarebbe una situazione che non hanno mai affrontato prima. Spesso paragonato all’“oro digitale”, Bitcoin ha un’offerta limitata che lo rende potenzialmente attraente in contesti inflattivi, soprattutto dove le valute tradizionali perdono credibilità. Tuttavia, se le banche centrali mantengono tassi elevati e liquidità compressa, anche i criptoasset possono soffrire: l’incertezza spinge molti investitori verso beni rifugio più tradizionali.
Negli ultimi anni è emersa una crescente sintonia tra mercato delle criptovalute e azionario: quando crescono i timori per l’economia, la vendita di criptovalute per fare cassa può generare cali importanti. In una fase iniziale di stagflazione, Bitcoin potrebbe attrarre capitali come riserva di valore, ma tende poi a risentire della fuga dal rischio, soprattutto da parte dei piccoli investitori.
Non mancano segnali di volatilità: tra luglio e agosto, dopo nuovi massimi e forti afflussi negli Etf cripto, sono emersi segnali tecnici e fondamentali — come il rafforzamento del dollaro e la maggiore capitalizzazione delle stablecoin — che per alcuni indicano possibili correzioni.
In sintesi, un eventuale mix di inflazione elevata, crescita debole e politiche monetarie prudenti rappresenta un ambiente sfidante per gli asset digitali. Le criptovalute possono offrire un’alternativa nei momenti di sfiducia generale, ma la loro volatilità resta alta e le opportunità sono strettamente legate ai rischi.
Per questo, qualora dovesse esserci una situazione di stagflazione dovremmo navigare a vista. Il futuro delle criptovalute è ancora da scrivere, almeno in parte.
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