Bitcoin: vecchie dinamiche e nuovi rischi
La Cina è riuscita a rialzarsi fino a detenere circa un settimo della quota globale di mining di Bitcoin a fine ottobre 2025.
La Cina è riuscita a rialzarsi fino a detenere circa un settimo della quota globale di mining di Bitcoin a fine ottobre 2025.
Negli ultimi giorni, il mondo delle criptovalute è stato scosso tra gli altri da tre filoni di dinamiche che catturano la nostra attenzione. Il primo riguarda il ritorno della Cina come protagonista nel mining (cioè la produzione) di Bitcoin: non più dominatrice assoluta, come fu un tempo, ma comunque tornata a detenere una quota significativa dell’hash-rate (la potenza computazionale dedicata ai BitCoin) globale. Il secondo riguarda il prezzo del Bitcoin stesso, con segnali contrastanti che generano incertezza tra gli investitori. Il terzo, infine, è la minaccia a lungo termine della computazione quantistica sulla sicurezza della rete Bitcoin (ne avevamo parlato qualche tempo fa).
Partiamo dalla Cina. Dopo il divieto generalizzato imposto nel 2021 dal governo, che aveva portato a un fatto apparentemente definitivo: la cessazione in massa delle operazioni di mining nel Paese, ora si assiste a una graduale rinascita. Stando ai dati raccolti e riportati da diverse fonti, la Cina, più precisamente alcune province ricche di energia, è riuscita a rialzarsi fino a detenere circa un settimo della quota globale di mining di Bitcoin a fine ottobre 2025. Questa svolta non è stata annunciata ufficialmente dalle autorità ma è stata rilevata attraverso l’attività di singoli miner e dalla vendita di apparecchiature hardware. In una provincia come lo Xinjiang, dove l’energia è abbondante e a basso costo, è ripartita una certa attività di mining sottotraccia. Non solo: l’azienda produttrice di hardware per mining Canaan ha dichiarato che le vendite in Cina stanno contribuendo a buona parte del fatturato trimestrale, rispetto al 2,8% del 2022. Il quadro è dunque in evoluzione, e suggerisce che non solo il mining sottotraccia è tornato, ma che potrebbe esserci una stabilizzazione di questo fenomeno. A livello storico va ricordato che la Cina, prima della stretta regolamentare, deteneva quote anche superiori al 60% della potenza di calcolo globale di BitCoin. La recente svolta rappresenta quindi un ritorno, seppure più contenuto, alla ribalta. Questo fenomeno assume rilevanza per due motivi: da un lato per la componente energetica (che in Cina, grazie a surplus e infrastrutture esistenti, può risultare molto competitiva), dall’altro per le implicazioni geopolitiche. Il fatto che una nazione formalmente inibisca il mining ma ne permetta sostanzialmente la ripresa suggerisce che la zona grigia delle normative può essere decisiva. Le autorità cinesi, pur non avendo rimosso ufficialmente il divieto, sembrano tollerare, o almeno non contrastare attivamente, le operazioni in regioni che risultano economicamente vantaggiose.
Al contempo, l’andamento del prezzo del Bitcoin manifesta segnali di fragilità. Dopo una fase di ascesa che aveva riportato il valore su livelli elevati, il mercato registra una serie di avvertimenti tecnici: alcuni indicatori hanno evidenziato che il Bitcoin è scivolato sotto medie mobili importanti, elemento che in passato ha preceduto fasi ribassiste. Analisi pubblicate su riviste specializzate e piattaforme fintech osservano il quadro potrebbe aggravarsi- Altri segnalano che la volatilità è scesa a livelli storicamente bassi, una condizione che spesso precede movimenti esplosivi di prezzo: in tale contesto, o si verifica una ripartenza marcata o c’è rischio di nuovi cali. Insomma, non è solo questione di se il Bitcoin risalirà, ma quando e soprattutto in che condizioni. Una lettura dal punto di vista del piccolo risparmiatore suggerisce prudenza: se da un lato l’idea di “comprare il minimo” è allettante, dall’altro il rischio resta elevato.
Infine, si torno a parlare di computazione quantistica (cioè i nuovi computer con performance tecnologhe nettamente superiori alle attuali, vedi qui). La rete Bitcoin poggia su sistemi crittografici finora considerati inviolabili dai computer classici. Tuttavia, con l’avanzamento della ricerca quantistica alcuni esperti iniziano a stimare che il giorno in cui una macchina quantistica sufficientemente potente riesca a compromettere la crittografia potrebbe essere più vicina di quanto si pensasse. Alcuni analisti suggeriscono che entro il 2030-2035 potrebbero esserci rischi concreti: una società che investe nello spazio crypto ha stimato che oltre 4,5 milioni di Bitcoin (equivalenti a centinaia di miliardi di dollari) si trovano in wallet con chiavi pubbliche esposte, potenzialmente vulnerabili. Altri interlocutori liquidano la minaccia come lontana e non imminente, altri ancora stimano invece una probabilità non trascurabile che la capacità quantistica arrivi entro il 2030. Al di là delle opinioni divergenti, la direzione è chiara: la comunità Bitcoin, gli sviluppatori e gli utenti devono iniziare a considerare la “migrazione” verso chiavi resistenti ai computer quantistici o il rischio che la fiducia nel sistema decentralizzato venga minata da una vulnerabilità tecnica che oggi appare remota, ma domani potrebbe non esserlo più. Se ci segui non è una novità, ne avevamo già parlato tempo fa, ma il tema non va mai dimenticato, se si pensa che il Bitcoin sia come l’oro e, quindi, per sempre. In realtà non è detto che sia così: le soluzioni tecnologiche raramente sono eterne.
Dal punto di vista del consumatore e dell’investitore “meno esperto”, queste tre traiettorie convergono in un quadro in cui la parola d’ordine è: fare attenzione e porsi alcune domande: quanto si è disposti a sopportare in termini di alti e bassi? Qual è il piano per uscire qualora la propria soglia di perdite accettabili sia superata? Perché, anche se questo asset ha consolidato una sua posizione tra le alternative finanziarie moderne, non è immune a shock strutturali.
In conclusione, se da un lato le premesse per nuove fasi di crescita non mancano (infrastrutture di mining che tornano operative, hardware sempre più efficiente, potenziale di rimbalzo del prezzo) dall’altro gli elementi di incertezza continuano a essere forti. Non basta, quindi “credere nella narrativa Bitcoin”, serve anche comprendere le dinamiche che la sostengono e quelle che la potrebbero infrangere.