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XRP, quando la cripto ha una vita relativamente “poco agitata”

XRP proviene da Ripple, una rete di servizi interbancari legata a una società, Ripple, nata nel 2012.

XRP proviene da Ripple, una rete di servizi interbancari legata a una società, Ripple, nata nel 2012.

Data di pubblicazione 25 marzo 2024
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XRP proviene da Ripple, una rete di servizi interbancari legata a una società, Ripple, nata nel 2012.

XRP proviene da Ripple, una rete di servizi interbancari legata a una società, Ripple, nata nel 2012.

XRP è la criptovaluta legata a Ripple, una rete nata per il trasferimento di fondi in tempo reale e sviluppata da una società americana.

Se vai a vedere le sue quotazioni nel tempo sul nostro calcolatore vedrai come, a parte qualche piccolo colpo di testa, si tratta di una criptovaluta che non ha grossi scossoni. Tra il 23 settembre 2023 e il 23 marzo 2024 (6 mesi di tempo) è passata da 0,4679 euro a 0,5573 euro, con un minimo di 0,4582 e un massimo di 0,6675, il che vuol dire ha fatto +19%, con una perdita massima del 2% dal valore iniziale e una guadagno massimo del 43% sempre dal valore iniziale, mentre il valore finale è risultato del 17% sotto i massimi. Certo non si tratta di variazioni di prezzo piccole, ma non sono neppure quei salti a cui ci ha abituato il BitCoin che nello stesso periodo ha messo su il 134%. Ma da dove nasce XRP?

Come accennato sopra proviene da Ripple, una rete di servizi interbancari legata a una società, Ripple, nata nel 2012. Il protocollo di pagamenti di Ripple serviva appunto per trasferire denaro e per le rimesse, cioè per quegli emigrati che hanno bisogno di mandare i soldi a casa alle proprie famiglie e che per farlo storicamente hanno sempre pagato costi piuttosto alti. Di fatto è una alternativa al sistema SWIFT (quello che utilizzano le banche per le transazioni internazionali). XRP è una valuta che si lega a questo mondo di servizi e che sulla rete Ripple agevola lo scambio tra le valute fiat (cioè le valute emesse dagli Stati). Non ci sono minatori e la quantità emessa è di 100 miliardi di pezzi, ma solo una parte è in circolazione. In pratica non usa la blockchain, ma c’è un registro comune su cui vengono convalidate le transazioni: non ha consumi eccessivi di energia elettrica come le altre criptovalute. In altri termini a differenza di altre criptovalute non nasce come alternativa al vecchio mondo valutario e bancario, ma ne è comunque parte. Da qui la volatilità relativamete contenuta.

Ovviamente anche qui è possibile trovare dei prodotti quotati che replicano la criptovaluta e, per esempio a Francoforte ci sono i seguenti Etn.

21Shares Ripple XRP ETP CH0454664043
Coinshares Physical XRP GB00BLD4ZN31
ETC Group Physical XRP DE000A3GYNB0

Per quanto l’XRP sembri meno ballerino di altre criptovalute condivide il problema di stabilirne il valore su basi analitico finanziarie consolidate. Come per le altre criptovalute pensiamo che il buon padre di famiglia debba tenersene alla larga. Si tratta di prodotti adatti a scommettitori che lo fanno a loro rischio e pericolo, perché, anche qui, se non si imbrocca la direzione della scommessa è possibile farsi molto male.

Tra il 2020 e il 2023 c’è stata una vicenda giudiziaria negli Usa per cui le autorità di controllo dei mercati avevano accusato Ripple di emettere titoli senza però farlo dichiaratamente e quindi, senza seguire le (stringenti) regole del mercato. La vicenda si è conclusa nel 2023 in maniera favorevole a Ripple, ma questo, a parte aver permesso a XRP un balzo improvviso da 0,42 euro a quota 0,77 (ecco che la volatilità in alcuni casi ha colpito anche Ripple) nella prima metà di luglio 2023 e fino a metà agosto (dopo ferragosto le quotazioni erano tornate a 0,46) non ha cambiato in maniera degna di nota le carte in tavola. Il che è sintomatico di quanto tutto sommato si tratti di un mondo in cui gli imprevisti (almeno finora) sono stati limitati.