Secondo il Cambridge Centre for Alternative Finance (CCAF, www.jbs.cam.ac.uk/faculty-research/centres/alternative-finance/publications/cambridge-digital-mining-industry-report/), nel 2025 la rete del Bitcoin consuma circa 138 TWh all’anno, corrispondenti a circa lo 0,5-0,54% del consumo elettrico mondiale (non lo 0,8% come talvolta riportato). Le emissioni annue sono stimate attorno ai 39,8 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente, variabili a seconda della composizione energetica locale. (Fonte CCAF 2025) Anche se questi numeri restano elevati, miglioramenti nell’efficienza degli hardware e un maggior utilizzo di energia “pulita” aiutano il bilancio.
Nel 2025 lo stesso studio Cambridge indica che il 52,4% dell’energia usata per il mining proviene da fonti sostenibili: di queste, il 42,6% è costituito da energie rinnovabili e il 9,8% da nucleare a basse emissioni. Il carbone è sceso a circa 8,9% del mix fossile, mentre il gas naturale è salito attorno al 38,2%. (Fonte CCAF 2025) A livello globale le rinnovabili più utilizzate sono soprattutto l’idroelettrico e l’eolico, anche se la ripartizione dipende molto dalla zona geografica. È importante tenere a mente però che anche se oltre la metà dell’energia viene da fonti “più pulite”, resta una fetta non trascurabile alimentata da fossili (soprattutto gas) e il monitoraggio su scala globale è complesso.
Impatto locale e società
Negli Stati Uniti, la Energy Information Administration (EIA) stima che il mining di criptovalute rappresenti circa 0,6-2,3% del consumo elettrico nazionale, a seconda delle fonti e del periodo (vedi qui). In paesi come il Kazakhstan, l’Iran e il Kosovo, l’aumento rapido del mining ha causato sovraccarichi, blackout locali o restrizioni governative. Nel Kuwait alcune attività clandestine di mining sono state chiuse per eccessivo carico sulla rete elettrica. Al contrario, in zone come il Texas (USA), la Islanda e il Canada si stanno sperimentando progetti più “responsabili”: il calore prodotto dai data‐center di mining viene usato per riscaldare abitazioni o serre, oppure i miner partecipano ai programmi di rete per assorbire energia in eccesso.
Soluzioni green e innovazione
Il mining “verde” è in crescita. Alcune società quotate (come Bitfarms, CleanSpark, Riot Platforms e Hut 8) stanno investendo in infrastrutture alimentate da energie rinnovabili o partecipano a programmi per bilanciare il carico di rete. In Nord Europa, Nord America e Islanda si attuano meccanismi in cui i miner fungono quasi da “spugne” di energia in eccesso, assorbendola e riducendo sprechi o picchi indesiderati nella rete elettrica.
Ethereum: la svolta Proof-of-Stake
Dal 2022 Ethereum ha abbandonato il vecchio sistema “Proof-of-Work” in favore del “Proof-of-Stake” (vedi qui), tagliando il consumo energetico di circa 99,95%: si è passati da circa 11 TWh/anno a meno di 0,01 TWh/anno. Questo è un caso significativo di innovazione sostenibile nel mondo blockchain. (Fonte ethereum.org 2025)
Rifiuti elettronici (e-waste)
Il mining genera anche una grande quantità di rifiuti elettronici: schede grafiche, apparecchiature obsolete e hardware specializzato che diventano inutili. Studi recenti stimano un volume che oscilla tra 30.000 e 65.000 tonnellate/anno, a seconda di fattori come i prezzi delle criptovalute, la durata dei macchinari e il turnover energetico. Il riciclo è ancora una sfida ambientale e logistica importante.
Normativa europea: Markets in Crypto‑Assets e trasparenza ambientale
Il regolamento MiCA (Regolamento UE 2023/1114) è entrato in vigore e richiede ai fornitori di servizi cripto e agli emittenti di token di fornire informazioni sulle caratteristiche ambientali legate ai meccanismi di consenso (consumo elettrico annuo, uso di energia rinnovabile, emissioni, ecc.). Nel marzo 2025 sono stati pubblicati dagli enti regolatori europei gli atti tecnici di terzo livello (RTS) che definiscono contenuti, metodologie e presentazione degli indicatori di sostenibilità, anche se alcuni aspetti sono in evoluzione e prevedono transitori.
Morale: una sfida aperta
La sostenibilità del mining non è una condanna a priori, ma è una sfida aperta: i progressi tecnologici e normativi indicano una direzione migliore, ma finché un’attività come il mining di Bitcoin rimane legata in modo importante al consumo elettrico, l’equilibrio tra profitto e ambiente resta fragile. La vera opportunità nei prossimi anni sarà dimostrare che innovazione e sostenibilità possono convivere nel cuore della blockchain.