Criptovalute in Russia
Criptovalute in Russia: una crescita sorprendente e un nuovo canale per aggirare le sanzioni.
Criptovalute in Russia: una crescita sorprendente e un nuovo canale per aggirare le sanzioni.
Negli ultimi mesi è emersa una notizia che ha sorpreso molti: la Russia ha registrato dal periodo luglio 2024 – giugno 2025 un volume di transazioni in criptovalute pari a circa 376,3 miliardi di dollari, superando così qualunque altro Paese europeo. Questo dato, pubblicato da Chainalysis nel suo rapporto europeo 2025, non parla semplicemente di tanti piccoli investitori che giocano con qualche criptovaluta: segna una crescita che coinvolge anche transazioni di grande taglio, infrastrutture di finanza decentralizzata (DeFi), e strumenti pensati per flussi internazionali.
Perché questo salto di scala
In Russia, più che in passato, l’uso delle criptovalute va oltre la semplice speculazione individuale. Nel report viene evidenziato che le “transazioni di grande taglio” (quelle superiori ai 10 milioni di dollari) sono aumentate dell’86 % rispetto all’anno precedente, quasi il doppio della media europea (circa il 44 %). Al contempo, l’attività DeFi è esplosa: nei primi mesi del 2025 è stata circa otto volte quella del periodo precedente, prima di stabilizzarsi a circa 3,5 volte rispetto al 2023.
Diversi fattori spiegano questo fenomeno. Da un lato la Russia, alle prese con sanzioni e restrizioni sui canali finanziari tradizionali, sembra aver rivolto lo sguardo verso
modalità alternative di trasferimento di valore. Come osservato in un’analisi della RAND Corporation (agosto 2025): la criptovaluta è diventata un mezzo sempre più utilizzato per sostenere commercio internazionale e aggirare i blocchi finanziari. Inoltre, la Russia ha cominciato a creare normative interne e infrastrutture che permettono il mining e i pagamenti internazionali in criptovalute; per esempio, già nel luglio 2024 il Parlamento russo ha legalizzato il mining e l’utilizzo di criptovalute per pagamenti internazionali sotto certe condizioni.
Il ruolo dello stable-coin agganciato al rublo e dell’economia parallela
Uno degli strumenti che ha attirato l’attenzione degli analisti è uno stablecoin chiamato A7A5 (emesso tramite una società con base in Kirghizistan, ma strettamente legata ad istituzioni russe). Secondo fonti di agosto 2025, questo token è stato usato per far transitare ingenti somme verso o dalla Russia, contribuendo a costruire quella che viene definita una economia parallela via cripto, per aggirare le sanzioni. Il business sembra organizzato: il fatto che molte transazioni in A7A5 siano avvenute nei giorni feriali, durante orari d’ufficio, suggerisce un uso da parte di imprese e non solo di trader individuali.
Una nota importante: nel settembre 2025 si è riportato che A7A5 avrebbe mosso circa 89 miliardi di dollari in dieci mesi, più della metà dei flussi destinati a paesi asiatici. Perciò non si tratta soltanto di curiosità finanziaria, ma di un vero e proprio sistema che supporta regolamenti alternativi e flussi internazionali.
Elusione delle sanzioni: quanto può incidere
Le sanzioni economiche imposte alla Russia dal mondo occidentale (USA, Unione Europea, Regno Unito) dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022 hanno reso più complesso per molte imprese russe usare l’euro, il dollaro o l’infrastruttura bancaria occidentale per transazioni internazionali. In risposta, l’uso delle criptovalute offre alcuni vantaggi: può ridurre la dipendenza da banche corrispondenti occidentali, può spostare il valore tramite blockchain che attraversano più giurisdizioni, e può permettere a società russe di fare pagamenti verso paesi terzi senza passare dalle vie tradizionali. La Russia “è sempre più dipendente dalla criptovaluta per sostenere il commercio internazionale e aggirare le sanzioni occidentali”.
Tuttavia, è bene essere chiari: le criptovalute non costituiscono un mezzo perfetto e automatico per evitare sanzioni. Un articolo del marzo 2025 sottolineava che, sebbene la Russia stia esplorando questa strada, molti partner internazionali sono restii e vi è forte sorveglianza da parte delle autorità occidentali. In sostanza: l’uso delle criptovalute può dare margini di flessibilità, ma non è una scappatoia totale.
Le contromisure dell’Europa
Di fronte a questo scenario, l’Unione Europea ha rafforzato nel corso del 2024-2025 il suo arsenale di regolamentazione delle criptovalute. Due strumenti principali emergono: da un lato le regole note come Markets in Crypto Assets Regulation (MiCA), dall’altro la cosiddetta Travel Rule (Regolamento UE 2023/1113) che obbliga gli operatori cripto a scambiare informazioni sull’origine e destinazione dei flussi.
MiCA – entrata gradualmente in vigore dal 2024-2025 – richiede agli operatori europei di ottenere licenze, garantire trasparenza, proteggere i clienti e monitorare i rischi. Ciò rende più difficile che piattaforme europee, in modo ambiguo, possano essere utilizzate come ponte per flussi russi poco controllati. Le norme Travel Rule impongono che ogni trasferimento di criptovalute da o verso un wallet deve essere accompagnato da dati sul soggetto che invia e sul soggetto che riceve. Questo significa che se una entità russa desidera trasferire ingenti somme tramite un operatore UE, quell’operatore deve disporre di dati identificativi e, in caso di assenza, può rifiutare o sospendere la transazione.
Inoltre, l’UE continua ad imporre pacchetti sanzionatori che colpiscono piattaforme e token sospetti. Ad esempio, nel 2025 l’Unione ha adottato misure volte a colpire reti finanziarie tramite paesi terzi (come Kirghizistan) e sistemi ibridi cripto-finanziari che aiutano la Russia a evitare le restrizioni.
Il risultato è che l’Europa oggi è meglio attrezzata a monitorare e bloccare, almeno fino a un certo grado, i flussi irregolari. Ma è anche vero che la cooperazione internazionale tra autorità europee, americane e di altri paesi è cruciale, perché se si passa per una giurisdizione con controlli più deboli, la normativa UE perde parte della sua efficacia.
Quali sono i rischi per gli utenti e per il sistema globale
Per un lettore che non è esperto di criptovalute, ecco cosa vale la pena tenere a mente: sebbene la crescita dell’utilizzo delle criptovalute in Russia sia impressionante, essa porta con sé rischi reali. In primo luogo, c’è il rischio che le infrastrutture che permettono questi flussi siano vulnerabili alle sanzioni, ai congelamenti di asset o a blocchi repentini: per esempio, l’emittente A7A5 ha altre entità collegate che sono state sanzionate a partire dall’agosto 2025. In secondo luogo, l’uso crescente delle criptovalute in grandi volumi e per scopi “istituzionali” (non solo piccoli investitori) pone problemi di trasparenza e di rischio di controparte: se un wallet o un exchange collegato a flussi russi finisce nell’occhio del mirino, gli effetti possono riverberarsi anche su chi collabora con esso.
Per il sistema finanziario globale, l’aspetto critico è che la Russia sembra esplorare veri e propri canali alternativi che potrebbero indebolire l’efficacia delle sanzioni occidentali e richiedere un ripensamento di come si tracciano ed impediscono i flussi di denaro digitali. Ciò potrebbe spingere anche altri Paesi sottoposti a sanzioni a usare le criptovalute come leva, e dunque gli operatori, europei o globali, devono stare all’erta, aggiornare le loro procedure di compliance e non dare per scontata la neutralità delle criptovalute.
In conclusione
La storia che si sta scrivendo in Russia nel 2025 è affascinante e allo stesso tempo allarmante. Da Paese che in passato aveva un atteggiamento piuttosto cauto sulle criptovalute, la Russia è passata a un ruolo guida in Europa, con un volume di transazioni che supera i 376 miliardi di dollari tra luglio 2024 e giugno 2025. Questo salto è trainato da trasferimenti di grandi dimensioni, uso di stablecoin come A7A5, attività DeFi e, non ultimo, dalla necessità di aggirare sanzioni e limiti. L’Europa risponde con normative più robuste, ma la partita non è ancora vinta: resta essenziale rafforzare la cooperazione internazionale, chiudere le falle regolamentari e assicurarsi che anche i piccoli operatori comprendano che le criptovalute non sono senza frontiere o senza rischi.
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