American Bitcoin Corp è recentemente sbarcata sul mercato Nasdaq, con il ticker ABTC, a seguito di una fusione inversa con Gryphon Digital Mining. Dietro questa sigla si riconoscono i volti di Eric Trump e Donald Trump Jr., figli del Presidente in carica, e il sostegno strutturale di Hut 8, gruppo canadese di mining, che detiene l’80 % delle azioni.
La prima giornata di contrattazione è stata caratterizzata da una fortissima volatilità: il titolo è balzato fino a raddoppiare all’interno di una giornata, prima di stabilizzarsi con un rialzo più contenuto.
American Bitcoin non è una società a sé stante: nasce nel marzo 2025 dalla fusione tra la società American Data Centers (guidata dai Trump) e la divisione mining di Hut 8, che ha così ottenuto una quota di maggioranza. Attualmente, la società possiede 2.443 bitcoin nel suo “treasury”, stimati tra i 269 e i 273 milioni di dollari.
Il modello operativo è definito da una strategia a tre leve ben precisa: mining diretto, acquisti opportunistici di bitcoin sul mercato e valorizzazione del brand Trump. Una formula che, secondo gli annunci ufficiali, punta a massimizzare il numero di bitcoin detenuti per azione quotata.
Anche dal punto di vista energetico, la strategia sembra guardare al futuro: ne è emersa l’idea di utilizzare fonti a basso costo – compresa l’energia nucleare – per rendere l’attività di mining sia più sostenibile sia più competitiva.
Tuttavia, l'operazione non è priva di rilievi critici. Il debutto è stato bollato da alcuni analisti come eccessivamente fervido, suggerendo una valutazione troppo alta rispetto alla reale operatività dell’azienda. Inoltre, il fatto che i Trump, già al potere come famiglia influente della Casa Bianca, guidino una società in un settore su cui il governo sta spingendo regolamentazioni favorevoli, ha suscitato forti dubbi etici e accuse di conflitti di interesse.
In un quadro come questo, American Bitcoin diventa qualcosa di più di una semplice iniziativa finanziaria: è un banco di prova per valutare il confine tra politica, finanza e innovazione tecnologica, in un momento in cui l’America sembra intenzionata a rivitalizzare il comparto digitale con la massima visibilità politica.
Vista la situazione molto mediatica non siamo dell’idea che acquistare American Bitcoin A (8,34 dollari Usa all’8/9; Isin US02462A1043) sia una scelta da fare. La commistione con la politica, il fatto di operare in un settore molto di moda (cosa che ha spinto i prezzi), l’importanza del rumore mediatico che si è creato intorno, e poi la sua dipendenza da costi dell’energia e da valutazione del BitCoin, ci spingono a stare per il momento a stare alla finestra e a vedere quello che accadrà. D’altronde per quanto il BitCoin sia sotto i riflettori, se guardi il suo grafico da inizio anno (clicca qui sopra e seleziona YTD, cioè year to date in alto sopra il grafico) in euro non è che abbia fatto faville. Insomma: se ne parla molto, ma il 2025 fin qui sembra avere portato più volatilità che guadagni.