La stablecoin è una criptovaluta che ancora il suo valore a un bene di riferimento, in genere il dollaro Usa (ma non è necessariamente così). Le riconosci al volo perché le loro quotazioni (in dollari o nella criptovaluta che prendono a riferimento) sono pressoché piatte. Se vai, per esempio, su https://coinmarketcap.com/, sito che elenca le criptovalute mondiali in ordine di capitalizzazione, e vedi la loro variazione di prezzo in dollari nei giorni appena passati vedrai che è solo uno zero virgola zero qualcosa percento, mentre le altre criptovalute possono avere variazioni anche più consistenti. In particolare tra le criptovalute più scambiate abbiamo Theter e Usdc, rispettivamente al terzo e sesto posto per capitalizzazione (anche se il sesto posto è un testa a testa con XRP).
Il vantaggio di una stablecoin rispetto ad altre criptovalute vere e proprie sta nella sua stabilità, per cui può essere usata come mezzo di pagamento meglio di altre criptovalute e questo ne fa monete più vere (ricordiamo che le funzioni della moneta sono tre: unità di misura, riserva di valore, mezzo di scambio, funzioni che valute ballerine come il BitCoin o l’Ethereum non riescono a compiere abbastanza bene). Per questa stessa caratteristica sono però anche di scarso interesse per chi vuole guadagnare investendo in criptovalute: tanto vale comprarsi direttamente biglietti verdi. Chi le compra, allora? Di solito chi vuole avere strumenti liquidi per poi passare direttamente al trading.
In genere mantengono il loro valore grazie al fatto che alle loro spalle c’è un gruzzolo di dollari (o altre valute) che ne fa la garanzia. In pratica funzionano un po’ come fossero quote di un fondo monetario (magari in tempi di tassi zero) senza averne né la natura giuridica, né l’ambiente fortemente regolamentato, anche se oramai sono ampiamente sotto i riflettori delle autorità e la regolamentazione avanza. Vedemmo un caso simile per la Libra la criptovaluta che voleva lanciare Facebook, salvo poi rinunciarvi e più recentemente con paypal.
Abbiamo detto poi che in generale c’è un gruzzolo di dollari, e non sempre, perché sono stati sperimentati anche altri meccanismi basati su algoritmi che non sempre, però, hanno funzionato come dovevano.
In generale non hanno interesse né per l’investitore, né per lo scommettitore, ma rientrano nel più ampio calderone della finanza decentralizzata.