Eurozona, una rondine non fa primavera

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Pochi mesi fa si temeva che una penuria di gas e elettricità avrebbe bloccato l'economia europea. Diversi elementi favorevoli hanno, però, impedito questo scenario catastrofico. Innanzitutto, un autunno e un principio d'inverno miti hanno ridotto il fabbisogno energetico per il riscaldamento. Poi il settore industriale si è adattato rapidamente, riducendo i propri consumi di energia senza mettere a rischio la produzione. Alla fine del 2022 l’ennesimo lockdown cinese ha ridotto la domanda globale di energia, consentendo ai Paesi europei di sostituire più facilmente e a minor prezzo le forniture russe ricorrendo a altri Paesi produttori, tanto che a inizio anno le scorte di gas in Europa erano ancora all'80%, un livello molto alto per la stagione. Escluso così definitivamente lo scenario di penuria per questo inverno, il prezzo del gas è crollato, tornando ai livelli precedenti lo scoppio della guerra in Ucraina. E tutti i prezzi dell'energia hanno seguito la stessa tendenza al ribasso, frenando così l'inflazione nell'area euro, che a dicembre è scesa al 9,2% dal picco del 10,6% di ottobre. Grazie ai risparmi accumulati negli anni della pandemia, ma anche e soprattutto alle misure di bilancio adottate dagli Stati per sostenerne il potere d'acquisto, le famiglie europee sono riuscite a destreggiarsi, salvaguardando le sorti della domanda interna.
Oltre all'approvvigionamento energetico ormai assicurato e al calo dell'inflazione, anche la buona tenuta dei consumi delle famiglie ha rassicurato gli investitori e alimentato i venti di ottimismo delle ultime settimane.
Indubbiamente la ripresa economica di dicembre e il rinnovato ottimismo degli operatori economici all'inizio del 2023 rappresentano delle buone notizie, ma non bastano a far ben sperare in un’invesione di rotta nei prossimi mesi.
C’è ancora molta strada da percorrere
La buona resilienza economica della zona euro riduce la probabilità di una recessione questo inverno, ma diversi fattori escludono al momento un deciso rimbalzo dell’economia nel 2023: nonostante il calo degli ultimi mesi, l'inflazione resta molto alta. La buona tenuta dell’occupazione che sta favorendo in alcuni paesi l’aumento dei salari nonché i discreti livelli della domanda interna frenano, infatti, il calo dei prezzi al consumo. Di conseguenza, la Banca centrale europea (BCE) dovrà rialzare ancora i tassi ufficiali e mantenerli alti più a lungo se vuole contenere veramente l’inflazione e ciò finirà per influenzare i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese. Paradossalmente, la buona tenuta di oggi della domanda interna nell'eurozona porta con sé i germi del suo indebolimento di domani. Infatti, la fine delle misure di bilancio adottate per sostenere il potere di acquisto peserà sulla crescita nei prossimi mesi: questi interventi sono costosi e non possono perciò perdurare a lungo termine, soprattutto con l'aumento dei tassi di interesse che fa salire il costo del debito pubblico. E il peggio potrebbe arrivare, in termini di costo del denaro, quando la BCE, il più grande acquirente di debito pubblico degli ultimi anni, comincerà a ridurre, a partire da marzo, il suo portafoglio di obbligazioni, proprio in un momento in cui le esigenze di finanziamento dei governi europei potrebbero aumentare.
Un potenziale di crescita indebolito
Ogni giorno di freddo intenso nel vecchio continente riduce le riserve di gas dell'1% e ricostituirle quest'estate sarà più difficile se l'economia cinese si riprenderà e quindi comincerà a importare su larga scala il gas naturale liquefatto, che ormai ha sostituito il gas russo nel Vecchio Continente.
La Cina, avendo firmato contratti di approvvigionamento a lungo termine con i principali produttori, sarà servita prima dell'Europa.
Il conflitto ucraino e l'incognita energetica penalizzeranno la crescita economica dell'Eurozona a lungo termine. Oggi molte aziende sono, infatti, restie a investire in Europa, il che mette a repentaglio la crescita di domani. E c’è anche il rischio che molte di loro lascino l’Eurozona per regioni più favorevoli alle loro attività, come gli Stati Uniti, che offrono energia a basso costo e che ultimamente hanno varato un importante piano di sussidi da 369 miliardi di dollari per promuovere le tecnologie pulite.
Per il piano Usa vedi www.altroconsumo.it/investi/investire/mercati-e-valute/analisi/2022/08/inflation-reduction-act-americano
Alla larga dalle borse, ma sì alle obbligazioni
Le incognite e le nubi sono ancora troppe, perciò le Borse europee in generale restano escluse da tutte e tre le nostre strategie d’investimento. Fanno eccezione singoli titoli di società che meritano ancora un acquisto extra-portafoglio. Citiamo, solo a titolo di esempio Engie (12,47 euro), ASML (590,60euro), Ahold-Delhaize (27,84 euro) o Air Liquide (144,80 euro): si tratta di titoli solidi e ben posizionati su mercati in crescita (rinnovabili, semiconduttori,…), i cui risultati dipendono più dalla crescita economica globale che da quella della zona euro. Per quanto riguarda le obbligazioni, invece, quelle in euro a breve termine sono presenti al 35% nella nostra strategia difensiva e al 10% di quella equilibrata. Puoi investirci acquistando l’Etf Xtrackers II iBoxx Eu 1-3 yield plus (137,83 euro; Isin LU0925589839) o i portafogli di bond in euro che trovi elencati tra quelli che consigliamo nella nostra strategia “esperto obbligazioni, a questo link: www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia/esperto-obbligazioni.Attendi, stiamo caricando il contenuto