Un buon inizio per i tuoi fondi

Grafico
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Gennaio si è chiuso per le Borse mondiali con un risultato in crescita del 5% in euro e dividendi inclusi. Tra le Piazze presenti nelle nostre strategie di investimento hanno tirato la volata Città del Messico (+11,9%), le Borse cinesi (+11,5%), Seul (+10,7%), le Piazze dell’eurozona (+9,3%) e Sidney (+9%). Sono andate bene anche Toronto (+6,8%), Stoccolma (+5,7%) e Londra (+5,4%). In linea con la media mondiale se l’è cavata New York (+5%), mentre peggio si sono comportate Zurigo (+4,5%), Tokio (+4%) e Jakarta (+1,1%). Pure sul fronte obbligazionario abbiamo dati positivi: +1,1% i titoli di Stato mondiali, +2,6% quelli brasiliani. Bene anche i titoli di Stato europei (+2,1%, ma +0,4% su scadenze a 1-3 anni, quelle consigliate), cinesi (+1,3%) e americani (+0,7%, ma -1,1% su scadenze a 1-3 anni). Si sono, invece, fermati i titoli di Stato svedesi (invariati) e giapponesi (-0,1%), mentre sono risultati in rosso quelli norvegesi (-2%). Infine, segnaliamo il +2,1% dei titoli ad alto rendimenti in dollari Usa.
Negli ultimi tre mesi del 2022 il Pil è rimasto positivo, con una crescita dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell'1,9% su un anno. Ciò pone la crescita della zona euro per l'intero 2022 al 3,5%, ben oltre gli obiettivi.
Diversi fattori hanno portato a un tale risultato. Gli Stati non hanno esitato a riversare nell'economia centinaia di miliardi di euro per aiutare famiglie e imprese. Poi l'approvvigionamento energetico per l’inverno è avvenuto senza troppe difficoltà e a prezzi inferiori a quanto temuto. Infine, le famiglie avevano accumulato molti risparmi durante la pandemia e non hanno esitato a spendere per compensare la perdita di potere d'acquisto dovuta all'alta inflazione. Dopo un picco vicino al 21% nel 1° trimestre 2021, il tasso di risparmio si è sgonfiato fino ad avvicinarsi (nel 3° trimestre) al 14%, un dato vicino alla media del decennio precedente. Nel loro insieme questi fattori hanno consentito alla domanda di continuare a crescere, così come molte economie dell'Eurozona. Germania, Italia e Austria (più dipendenti dal proprio settore industriale rispetto ad altri), si sono contratte nel 4° trimestre (rispettivamente: -0,2%, -0,1% e -0,7% rispetto al trimestre precedente). Continuano ad espandersi Francia e Belgio (entrambi +0,1%) così come Spagna e Portogallo (entrambi +0,2%). La zona euro è fuori pericolo per il momento, ma il futuro resta incerto.
SEGNALI IMPORTANTI DI RESILIENZA
Se dicembre era stato segnato da Banche centrali aggressive, gennaio ha visto migliorare le prospettive economiche, con un’inflazione in calo e la tenuta dell’occupazione su entrambe le sponde dell'Atlantico. Consumatori e aziende hanno mostrato resilienza e le prospettive per i prossimi mesi sono oggi migliori di quanto previsto solo pochi mesi fa. A questo hanno contribuito diversi aiuti statali (sovvenzioni, sgravi fiscali…) e il clima mite che, con la domanda debole dalla Cina, ha permesso di rifornire le riserve di gas e petrolio a un prezzo inferiore a quanto si temeva in estate. Gli scenari peggiori sono stati evitati e, sebbene i prossimi mesi saranno probabilmente difficili, non dovrebbero essere catastrofici.
Non mancano, però, le sfide. Primo: è improbabile che la guerra finisca presto e che le forniture russe di energia tornino presto sui mercati europei. Secondo: la Cina sta riaprendo completamente e stimolando ancora una volta la crescita. È probabile che la domanda di energia rimbalzi fortemente nel 2023. I prezzi delle materie prime sembrano destinati a rimanere elevati, forse superiori a quelli attuali. Per questo, l'inflazione dovrebbe rimanere al di sopra dell'obiettivo per qualche tempo a venire, almeno in Europa.
Terzo: finora, consumatori e imprese sono stati aiutati dai Governi, ma le finanze pubbliche potrebbero non consentire un simile intervento anche nel prossimo inverno. Morale: se le prospettive a breve termine sono migliorate, quelle a medio e lungo termine rimangono difficili.
A gennaio, i tassi di interesse a lungo termine sono diminuiti drasticamente. Quelli sul debito USA a 10 anni sono diminuiti dello 0,30%. Il calo variava dallo 0,20% allo 0,30% nei Paesi della zona euro. Raggiunge quasi lo 0,40% nel Regno Unito e lo 0,50% in Australia. I tassi di interesse sono scesi anche nei Paesi emergenti, in particolare in Messico (-0,35%) e Indonesia (-0,30%).
Questi sviluppi si spiegano con la frenesia degli acquisti da parte degli investitori che si sono letteralmente precipitati sui bond, anche perché la moderazione della stretta monetaria da parte delle banche centrali ha rafforzato la sensazione che i tassi di interesse siano prossimi ai massimi e che fosse urgente approfittarne.
BOND: MENO IN YEN, TORNANO IN EURO AD ALTO RENDIMENTO
Il dato che colpisce di più è la cresciuta fiducia nei confronti dell’eurozona: se prima le attese erano per una situazione davvero brutta, ora sono per una situazione difficile, ma meno del previsto. A nostro avviso, i rendimenti dei bond in euro High Yield non sono cambiati al punto da incorporare in pieno questo miglioramento delle prospettive, per cui possono tornare a far parte di tutte le nostre strategie di portafoglio con un peso pari al 5%. Come? Con Xtrackers II euro high yield corporate bond (15,17 euro al 31/1; Isin LU1109942653) di cui ti parliamo alle pagine 11 e 12. Da dove è possibile recuperare questo 5%? Dalla quota dei bond in yen giapponesi, il cui peso cala dal 10% al 5% di tutti i nostri portafogli. L’esposizione ai bond in yen, lo ricordiamo, non è dovuta tanto al loro rendimento, inferiore a quello offerto altrove, ma dalla valuta sottovalutata che si muove in controtendenza rispetto ai mercati azionari (mercati che ora potrebbero beneficiare di migliori prospettive economiche), contribuendo alla diversificazione.
I NOSTRI PORTAFOGLI (li trovi anche su www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia) | ||
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Ecco quanto devi dedicare alle Borse e il dettaglio di quanto va alle azioni delle Borse dei Paesi indicati | ||
Difensivo | 25% | 5% ciascuna: Giappone, Gran Bretagna, Svizzera, Cina e Usa. |
Equilibrato | 55% | 10% ciascuna: Usa e Cina; 5% ciascuna: Giappone, Gran Bretagna, Svezia, Svizzera, Sud Corea, Canada e Messico. |
Dinamico | 75% | 15% Usa, 10% ciascuna: Giappone e Cina; 5% ciascuna: Gran Bretagna; Svezia; Svizzera; Sud Corea; Canada, Messico, Australia e Indonesia. |
Ecco quanto devi dedicare alle obbligazioni e a che tipo di obbligazioni scelte per valuta (in alcuni casi anche durata o rischio) | ||
Difensivo | 75% | 35% euro breve termine; 5% ciascuno: corone svedesi, corone norvegesi, yuan cinesi, dollari Usa breve termine; real brasiliani, dollari Usa alto rendimento, yen giapponesi e bond in euro ad alto rendimento. |
Equilibrato | 45% | 10% euro breve termine; 5% ciascuno: corone svedesi, corone norvegesi, dollari Usa breve termine, dollari Usa alto rendimento, real brasiliani, yen giapponesi e bond in euro ad alto rendimento. |
Dinamico | 25% | 5% ciascuno: dollari Usa a breve termine, dollari Usa alto rendimento, real brasiliani, yen giapponesi e bond in euro ad alto rendimento. |
Fondi settoriali: un cambio di consiglio
La nostra valutazione dei settori vede pochi cambiamenti che trovi cliccando qui. Ci concentriamo qui su quello del settore semiconduttori che torna “neutro”. In effetti nel mese è salito del 15,5%: per questo, pensiamo di seguire il consiglio del modello e l’Etf iShares Msci global semiconductors (4,48 dollari Usa; Isin IE000I8KRLL9) passa da acquista a mantieni.
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