È arrivato un primo via libera alla rivoluzione verde nelle nostre case

Gru in un cantiere
Gru in un cantiere
Con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti è arrivato il primo via libera alla direttiva per avere case verdi in tutta Europa. La norma prevede che dal 2028 tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero, che siano rimodulate le classi di prestazione energetica degli edifici esistenti e che sulla base di queste nuove classi (sarà la G per il 15% degli edifici che consumano più energia) ci sia una riqualificazione perché gli edifici residenziali siano almeno di classe E nel 2030 e almeno di classe D nel 2033. Edifici non residenziali ed edifici pubblici devono raggiungere questi traguardi con tre anni d’anticipo (salvo esenzioni comunque previste in alcuni casi). Si parla già per l’Italia di 1,8 milioni di edifici da risistemare e di 10.000 euro di interventi medi a famiglia. In realtà non è ancora chiaro come saranno le cose: la normativa deve attraversare ancora alcuni passaggi importanti che potrebbero cambiarla o limitarne la portata e le opposizioni sono molto forti, e l’iter potrebbe anche finire per arenarsicome già è capitato per la sostituzione delle auto a combustione con auto elettriche.
Il primo è che la norma non passi, o che passi, ma che sia nella sostanza così annacquata che riguarderà solo gli edifici pubblici o pochi altri. In tal caso non offre particolari spunti di riflessione per chi volesse fare delle puntate di tipo finanziario.
Il secondo è che la norma passi, che non sia neppure troppo annacquata, ma che non abbia un sistema sanzionatorio tale da essere efficace per chi ha già una casa sua. Anche questo caso non offre particolari spunti per una scommessa finanziaria.
Il terzo scenario è che la norma passi e che sia applicata in maniera piena, magari sfruttando dei fondi pubblici, così come è stato per il 110%. In tal caso lo scenario potrebbe vedere il rifacimento di diversi edifici qua e là per l’Europa (ma pare che i Paesi del Sud e dell’Est Europa sarebbero quelli più coinvolti) con tutte le problematiche del caso e che abbiamo già visto all’opera in questi anni: difficoltà a trovare una impresa, boom di società edili improvvisate e impennata dei prezzi dei materiali. In tal caso una scommessa sul settore ci potrebbe stare con l’Etf Lyxor Stoxx Europe 600 construction & materials (74,36 euro al 15/3; Isin LU1834983808) che punta sulle maggiori società del settore edile e laterizi in Europa. Le prime, quelle del settore edile, potrebbero approfittare della spesa che finirà su edilizia pubblica e su grandi complessi, le ultime, quelle dei materiali potrebbero approfittare anche dei lavori dei privati appaltati a piccole imprese. Qui sotto trovi i principali componenti di questo prodotto. È già ora il momento di comprarlo? No, per nulla: la normativa è ancora ben di là da venire e non è detto che lo scenario più favorevole a una scommessa sia quello vincente. Fatti, però, un nodo al fazzoletto.
Ecco i primi titoli dell’indice in cui investe il fondo: Vinci (18% dell’indice) è attiva nel settore costruzioni; Sika (11%) è specializzata nella chimica industriale con finiture edili, impermeabilizzazione, coperture, sigillatura…; Crh (11%) fa materiali da costruzione; Holcim (10%), produce di cemento; Compagnie de Saint Gobain (8%), fa materiali per edilizia; Assa Abloy (6%), è un produttore svedese di serrature; Geberit (5%), fa sanitari; Nibe industrier (4%), si occupa di efficientamento energetico; Ferrovial (4%), fa infrastrutture di trasporti e Eiffage (3%) è attiva nel settore ingegneria civile e cantieri pubblici.
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