Direttiva europea Case green: cosa deve fare l'Italia entro gennaio 2026
Niente più interventi basati sulle classi energetiche dalla A alla G ma riduzione del 16% dei consumi. Queste le indicazioni contenute nella direttiva UE entrata in vigore a maggio dello scorso anno. Ogni Paese ha tempo fino al 2026 per recepire la direttiva, adattandola alle proprie esigenze. Caldaie a gas bandite dal 2040 ma già da quest'anno, stop agli incentivi. Ecco cosa prevede la direttiva e come potrebbe impattare sulla gran parte degli immobili italiani.

È entrata in vigore il 28 maggio 2024 ed è conosciuta come direttiva europea sulle cosiddette "case green". Da quando è stata votata prima dal Parlamento UE e poi dall'Ecofin e quindi pubblicata in Gazzetta Ufficiale UE, la palla è passata ai singoli Stati membri dell'unione, tra cui anche l'Italia, per integrare i principi dell'Energy performance of building directive (Epbd) nel sistema legislativo di ogni Paese entro gennaio 2026.
Cosa prevede la direttiva e cosa cambia
La definitiva versione approvata dal Parlamento UE ha cambiato di molto le carte in tavola rispetto alle precedenti bozze. La prima versione della direttiva puntava a introdurre l'obbligo di intervenire sugli immobili residenziali con le prestazioni energetiche peggiori, portandoli almeno in classe E entro il 2030 e in classe D entro il il 2033. Una scelta che aveva innescato le critiche di diversi governi nazionali, tra cui il nostro.
Nella versione della direttiva entrata in vigore a maggio 2024, non sì parla più di rispettare dei target fissati dall'Unione con l'imposizione di una soglia minima di prestazioni (le classi energetiche appunto), ma prevede che gli Stati membri riducano il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 per poi arrivare al 20-22% entro il 2035. Per certi versi si tratta di un compromesso al ribasso dovuto alla forte opposizione di alcune parti politiche, che considerano la nuova proposta un approccio più ragionevole. In particolare si registra un passo indietro sul contenimento dei combustibili fossili, previsto nella prima versione della direttiva.
Il piano nella prima fase riguarderà circa 5 milioni di immobili, ovvero quelli che hanno le prestazioni energetiche peggiori. Entro il 2050 la direttiva impone anche che gli Stati assicurino almeno il 55% della riduzione dei consumi di energia primaria attraverso il rinnovo degli edifici più energivori. Sono previste comunque delle deroghe, più di quelle che erano già garantite in passato. Saranno i singoli Paesi a stabilire con quali modalità intendono raggiungere questi target, quindi c'è ancora un certo grado di incertezza sulle tempistiche operative e sui regolamenti nazionali. Serve tenere conto che servirà adeguare i regolamenti edilizi, quelli di efficienza e naturalmente le agevolazioni fiscali. Solo dal 2025 capiremo in concreto come le novità saranno recepite dal governo italiano.
Caldaie a gas: bandite dal 2040, ma stop a incentivi dal 2025
La direttiva sulle case green prevede che le caldaie a gas metano vengano messe al bando dal 2040, facendo di fatto slittare di cinque anni il termine ipotizzato inizialmente dalla Commissione, ovvero il 2035. Dal 2025, però, sono stati vietati gli incentivi per installare le caldaie a condensazione. Saranno promossi altri sistemi di riscaldamento come quelli ibridi, che combinano le caldaie con le pompe di calore o il solare termico. Sistemi che di fatto in Italia sono già abbondantemente incentivati. Un punto riguarda anche i sistemi fotovoltaici: non è previsto l’obbligo immediato di installarli negli edifici residenziali in nuova costruzione o sottoposti a ristrutturazioni integrali. Si parte gradualmente dagli edifici pubblici e da quelli commerciali sopra i 250 metri quadri.
Il nodo delle risorse: non sarà l'Unione europea a finanziare gli incentivi
Che cosa implica l'entrata in vigore di questa direttiva? Occorrerà mettere mano al portafogli per ristrutturare casa e adeguarla alle nuove direttive Ue? In parte sì. Resta il nodo delle risorse da stanziare per realizzare gli interventi di ristrutturazione. Al momento non sono trattati all’interno della direttiva europea, quindi per ora non si useranno risorse del bilancio dell'Ue per finanziare gli incentivi, le agevolazioni spetteranno ai singoli Stati nazionali. Le risorse rischiano di essere un forte ostacolo alla buona riuscita del programma. Ogni Stato membro, però, potrà stabilire un piano nazionale di ristrutturazione adattandolo alle esigenze del singolo paese. Siamo dunque ancora lontani dal testo definitivo e molte sono le possibilità di deroga per i singoli paesi.
La direttiva indica anche specifiche eccezioni per gli edifici di pregio artistico, storico, di culto, le seconde case e quelle con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati, inoltre gli Stati potranno chiedere alla Commissione europea di valutare deroghe che tengano conto delle particolarità del patrimonio immobiliare di ciascun Paese (monumenti, edifici di particolare valore architettonico o storico, edilizia pubblica o sociale ecc.), di problemi tecnici, della mancanza dei materiali o dei costi eccessivi per i lavori. Infatti sarà consentito, in presenza di particolari requisiti, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.
Sarà l'Italia a decidere "casa per casa"
Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale UE e la sua entrata in vigore, la direttiva è passata sui tavoli dei singoli stati per essere recepita a livello nazionale. L'Italia dovrà quindi approvare un decreto entro il mese di gennaio 2026. Ci sono però aspetti che dovranno guidare la regolamentazione nazionale verso edifici sempre più sostenibili. Ad esempio è probabile che ogni Stato debba ulteriormente lavorare ad affinare gli standard minimi in edilizia (affinché gli stessi requisiti minimi previsti alle Dolomiti siano diversi da quelli previsti alle Eolie).
Visti gli obbiettivi molto sfidanti che si vogliono raggiungere, dovranno essere rivisti tutti i regolamenti su edilizia, impianti e materiali. Una cosa che però richiede pianificazione e tempi certi fin da subito. Le nuove prescrizioni, poi, impatteranno tanto sugli edifici di nuova costruzione quanto su quelli esistenti.
L’edificio infine diventa un sistema integrato con la sostenibilità ambientale. Il che implica ad esempio la presenza di punti di ricarica delle auto elettriche anche nei condomini e sistemi smart per la gestione dell’energia, sia elettrica sia termica.
Servono tempi certi e incentivi
Per la Commissione europea, iniziare a ridurre le emissioni di gas serra è un passaggio fondamentale per conseguire l'obbiettivo delle emissioni zero entro il 2050; e gli immobili sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas a effetto serra nell’Ue, visto che tre quarti degli edifici è inefficiente dal punto di vista energetico.
Tuttavia se si pensa che in Italia circa il 60% degli edifici è oggi in classe F e G, le peggiori, si capisce quanto sarà impattante per molte famiglie raggiungere obiettivi sfidanti come quelli proposti dalla direttiva. Quello che è certo è che la spesa per avere edifici più sostenibili non deve gravare sulle tasche dei cittadini, per molti dei quali la casa rappresenta l’unico patrimonio o fonte di reddito. Ben venga dunque l’adeguamento solo se accompagnato da incentivi facilmente accessibili. Inoltre i proprietari devono poter vendere e affittare gli immobili semplicemente presentando la certificazione dello stato di fatto in cui si trova l’immobile al momento della vendita o della locazione; spetterà poi all’acquirente fare i lavori approfittando degli incentivi. Rimane evidente che sarà il mercato stesso a valorizzare gli edifici che hanno adeguato la loro classe energetica, penalizzando quelli non ancora efficientati.
Occorre pertanto definire chiaramente tempi e modalità in sede Ue poi in Italia andando di pari passo con la promozione di incentivi certi e duraturi. Serve pertanto procedere con una strategia chiara e non con proroghe all’ultimo minuto o continui cambiamenti regolatori tecnici e fiscali ad ogni legge di bilancio. Solo così sarà possibile affrontare questa sfida coinvolgendo i cittadini e migliorando il nostro Paese.
Quali edifici dovrebbero essere coinvolti?
Edifici e unità immobiliari di nuova costruzione, edifici esistenti e unità immobiliari sottoposti a ristrutturazioni importanti o a riqualificazione energetica degli edifici e con gradualità tutti gli edifici più energivori. È importante sottolineare che il riferimento della direttiva non sono i singoli cittadini ma gli Stati.
Saranno i singoli stati a stabilire un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici, sia pubblici che privati, per raggiungere “classi energetiche minime” con obiettivi stabiliti a livello nazionale e indicatori di progresso misurabili a scadenze specifiche entro le quali tutti gli edifici esistenti dovranno ottenere classi di prestazione energetica superiori entro il 2030, il 2040 e il 2050.
Sono previste delle deroghe che si basano principalmente su criticità come, per esempio, gli edifici storici o per metrature molto piccole o fattori come la convenienza economica. Se per esempio stiamo parlando di una seconda casa in riviera l’obbligo cadrebbe.
Quanto potrebbe costarmi adeguare casa mia?
È difficile dare stime precise visto che molte sono le variabili: metratura della casa, unifamiliare o indipendente, interventi strutturali importanti come per esempio la copertura o semplicemente sugli impianti. Se si usano come riferimento i dati raccolti da Enea per il Superbonus sono da considerare circa 90 mila euro. Ma non spaventiamoci: questa cifra racchiude alti costi per la progettazione e la burocrazia richiesta dallo sgravio del 110%, interventi straordinari come colonnine per le auto o costosi accumuli energetici ora non richiesti. Inoltre la speculazione del SuperBonus che difatti rendeva superflua la contrattazione dei prezzi fra le parti ha portato a gonfiare i costi. È presumile che quindi i costi siano notevolmente inferiori seppure qualche decina di migliaia di euro è da prendere in seria considerazione.
Potrò installare una caldaia a gas metano?
La nuova direttiva sulle case green prevede che le caldaie a gas metano vengano messe al bando dal 2040, facendo di fatto slittare di cinque anni il termine ipotizzato inizialmente dalla Commissione, ovvero il 2035. Dal 2025 perà non esistono più incentivi per installarle.
Sarà obbligatorio installare il fotovoltaico?
Un punto della nuova direttiva sulle case green riguarda anche i sistemi fotovoltaici: non è previsto l’obbligo immediato di installarli negli edifici residenziali in nuova costruzione o sottoposti a ristrutturazioni integrali. Si parte gradualmente dagli edifici pubblici e da quelli commerciali sopra i 250 m quadri.Avrò sgravi o agevolazioni per fare i lavori?
La Direttiva prevede che bisognerà predisporre un quadro normativo e finanziario adeguato per sostenere le ristrutturazioni edilizie. con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili e a medio reddito, che spesso vivono negli edifici che presentano le prestazioni peggiori, sia nelle zone urbane che in quelle rurali. Quello che è certo che non si potranno finanziare sistemi a vettore fossile mentre è lasciato ai singoli Stati trovare la quadra su come supportare le famiglie.Cosa succede se non adeguerò la mia casa nei tempi stabiliti?
Al momento non sono previste sanzioni per i cittadini, come detto il cittadino dovrà essere accompagnato lungo questo percorso non vessato. Al momento è questo il messaggio che arriva dalla Commissione Europea.
Potrò rivendere la casa anche se si trova nelle classi più basse?
Al momento non vi è nessun obbligo di classe energetica minima per la compravendita; verrà forse chiaramente definito nei prossimi step a livello EU e sicuramente nel recepimento a livello nazionale. L’approccio sanzionatorio al momento non sarebbe quello preferito ma si cercherebbe di responsabilizzare gli Stati a raggiungere gli obiettivi consapevoli della propria legislazione e degli strumenti di incentivazione messi in atto.
Ti aiutiamo a raggiungere gli obiettivi fissati dalla direttiva
Aiutiamo i consumatori a raggiungere gli obiettivi fissati dalla direttiva europea sulle cosiddette "case green"; tra le altre cose cooperiamo con altre realtà attive sull'argomento per fare sensibilizzazione sul tema. A questo proposito qui trovi il documento di Rete Irene in collaborazione con Altroconsumo e Legambiente. E lo facciamo anche attraverso due progetti europei:
Clear-HP
CLEAR HP (Consumers Leading the EU’s Energy Ambition Response through uptake of Heat Pump) mira a facilitare l'accesso alle pompe di calore aria-acqua accompagnando i consumatori durante l'intero processo di acquisto e di installazione con un gruppo d’acquisto dedicato. A tal fine saranno analizzati i principali prodotti presenti sul mercato e si cercherà di migliorare l'accesso dei consumatori alle pompe di calore, attraverso le opportunità di finanziamento disponibili e affrontando le lacune con le autorità nazionali.
Horis
HORIS (Home Renovation Integrated Services): un servizio che accompagna i proprietari durante tutto il processo di ristrutturazione della loro abitazione, in particolare per quanto riguarda il risparmio energetico e le energie rinnovabili. Per chi sta pensando di ristrutturare casa sarà possibile accedere a una piattaforma che, come sportello unico, centralizza i servizi finanziari, legali e tecnici necessari, per rendere il tutto più semplice.