Casa al mare o hotel? Facciamo i conti!

Comprare una casa al mare è il sogno di molti italiani. L’idea di avere un rifugio personale, da condividere con la famiglia e da trasmettere ai figli, ha un fascino indiscutibile.
Comprare una casa al mare è il sogno di molti italiani. L’idea di avere un rifugio personale, da condividere con la famiglia e da trasmettere ai figli, ha un fascino indiscutibile.
Comprare una casa al mare è il sogno di molti italiani. L’idea di avere un rifugio personale, da condividere con la famiglia e da trasmettere ai figli, ha un fascino indiscutibile. E ora che vi preparate a tornare dalle ferie potrebbe essere un pensiero che vi sta circolando per la mente. Ma, al di là dell’aspetto emotivo, la domanda vera è: conviene davvero acquistare o non è forse più razionale continuare ad andare in hotel?
Guardiamo innanzitutto ai costi della seconda casa. Un appartamento in una località turistica difficilmente scende sotto i 150-200 mila euro. A questa spesa iniziale si aggiungono i costi ricorrenti: l’IMU sulle seconde case può superare i 1.500 euro l’anno, la tassa rifiuti si aggira intorno ai 250 euro, le spese condominiali in un residence medio ammontano a circa 2.000 euro. A queste voci occorre aggiungere la manutenzione ordinaria e un fondo per imprevisti, che in un ambiente marino possono incidere per altri 2.500 euro. In totale, mantenere l’immobile costa circa 6.250 euro ogni anno, senza contare mutui o il capitale immobilizzato.
Il confronto con l’albergo è netto. Una settimana in una struttura media per una famiglia costa circa 1.200 euro. Tre settimane equivalgono a 3.600 euro l’anno: una cifra significativa, ma comunque molto inferiore alle spese di gestione della seconda casa se vissuta solo per pochi giorni.
Facciamo un primo calcolo. Se la casa viene utilizzata esclusivamente dalla famiglia per tre settimane l’anno, i costi ammontano a 6.250 euro, cioè 2.650 euro in più rispetto all’albergo. In questo scenario il punto di pareggio non si raggiunge mai: la casa al mare resta un lusso che ha senso solo per ragioni affettive, non economiche.
Le cose cambiano se l’immobile viene affittato durante i periodi di inutilizzo. Immaginiamo che venga messo a reddito per sei settimane estive a un prezzo di 1.200 euro ciascuna. Il ricavo lordo sarebbe di 7.200 euro. Tolte le commissioni di intermediazione (1.080 euro), le spese di pulizia (480 euro) e le imposte sui canoni (circa 1.500 euro), restano circa 4.100 euro netti. Questi introiti coprono buona parte delle spese di gestione, riducendo il costo effettivo della casa a circa 2.100 euro l’anno. Confrontato con i 3.600 euro dell’hotel, l’immobile diventa competitivo, con un vantaggio di circa 1.500 euro l’anno. Ma, attenzione, va anche confrontato con l'opportunità di guadagno che avreste avuto investendo diversamente i soldi che avete impegnato per la casa. Un investimento in titoli di Stato europei con scadenza quinquennale in questo momento darebbe suppergiù 5.000 euro lordi ogni 2.000 investiti ogni anno, che son quasi 4.400 netti. Insomma, questo per dire che anche con sei settimane estive di affitto l''investimento deve sperare molto in una rivalutazione dell'immobile cosa che, come abbiamo visto più volte in passato, non è scontata.
In conclusione, se l’obiettivo è semplicemente risparmiare sulle vacanze, l’albergo rimane la scelta più logica e conveniente. La casa al mare diventa interessante solo se viene vissuta a lungo o affittata con regolarità, trasformandosi in un investimento da gestire con attenzione. Chi cerca libertà da pensieri e la possibilità di cambiare meta ogni estate continuerà a preferire l’hotel. Chi invece vuole un punto di riferimento stabile per la famiglia e non teme le incombenze di gestione può trovare nell’acquisto una scelta di valore, tanto affettivo quanto patrimoniale. Certo è che l’acquisto di una casa al mare riduce molto l’opportunità di esplorare ogni anno luoghi sempre nuovi e scoprire il mondo.
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