Una premessa: nel 2025, l’oro ha raggiunto livelli record, con il prezzo che ha superato più volte i 3.300 dollari l’oncia, spinto da una combinazione di fattori macroeconomici e geopolitici. Tra questi ci sono gli acquisti delle banche centrali, in particolare dei Paesi emergenti con una importante crescita delle riserve globali che conferma una tendenza iniziata da qualche tempo e motivata dalla volontà di ridurre la dipendenza dal dollaro e aumentare la resilienza economica di queste economie. Parallelamente, anche la domanda privata è rimasta in crescita. Gli investitori retail, soprattutto in Asia, stanno acquistando lingotti, monete e ETF sull’oro come forma di protezione contro l’inflazione, l’instabilità dei mercati e l’incertezza valutaria. Ad aprile 2025, gli ETF sull’oro hanno registrato afflussi importanti.
Le prospettive future appaiono, però, complesse. Da un lato, la crescente tensione geopolitica e la possibilità di una recessione globale potrebbero sostenere ulteriori rialzi. C’è chi ha parlato anche di 4.500 dollari l’oncia. Dall’altro, alcuni analisti mettono in guardia contro una possibile bolla: l’oro non produce reddito e un'eccessiva allocazione a scapito di asset produttivi potrebbe rivelarsi rischiosa nel lungo periodo.
Su tutto questo, però, la politica monetaria e commerciale statunitense rimane un fattore chiave. L’aumento dei dazi annunciato dall’amministrazione Trump e la volatilità del mercato obbligazionario stanno ridisegnando le strategie degli investitori globali. In questo contesto, l’oro continua a rappresentare un rifugio sicuro, ma anche un indicatore sensibile delle fratture crescenti nell’economia mondiale. Non dimentichiamo che il debito americano è considerato sempre più vulnerabile a causa dell’elevato deficit e dell’instabilità politica e questo dà la spinta ad accumulare oro, ritenuto più sicuro e indipendente da decisioni unilaterali, riflettendo una crescente sfiducia nella sostenibilità del debito pubblico statunitense a lungo termine.
Rispetto al nostro articolo di alcune settimane fa non vediamo sullo sfondo grosse novità, al di là del progressivo peggioramento della percezione dell’affidabilità degli Stati Uniti. Per questo riteniamo ancora che consiglio più saggio sia quello di mantenere l’oro che avete per il 5% del vostro patrimonio e il consiglio su Invesco physical gold (279,97 euro al 27/5; Isin IE00B579F325) resta mantieni. Il consiglio mantieni è confermato anche per Xtrackers Physical Silver (272,36 euro al 27/5 euro; Isin DE000A1E0HS6) su cui avevamo scommesso in precedenza nella speranza che il rapporto di prezzo tra oro e argento (oggi intorno a quota 100) tornasse in linea con i valori storici non per un calo dell’oro, ma per un miglioramento dell’argento, evento che non si è ancora realizzato e su cui ora pesa il peggioramento della situazione economica mondiale (l’argento è anche un metallo industriale oltre che prezioso).