Il vento è cambiato
Anche se negli ultimi giorni hanno leggermente ripiegato, i rendimenti delle obbligazioni un po’ in tutto il mondo hanno segnato un deciso cambio di rotta: lo puoi vedere dal grafico qui sotto, che riassume l’andamento di due dei principali mercati mondiali, quello Usa e quello dell’Eurozona.
Abbiamo toccato il fondo
Sia i rendimenti medi dei bond in dollari Usa (linea in grassetto) sia quelli dei bond dell’Eurozona (linea sottile) hanno toccato livelli minimi nella seconda parte del 2020, ricominciando poi a risalire.
Negli ultimi mesi i prezzi dei bond hanno cominciato a calare e, di conseguenza, i rendimenti sono risaliti rispetto ai minimi della seconda parte del 2020.
I motivi sono tanti. Primo, proprio il fatto che veniamo da anni di flessioni. I livelli raggiunti nella seconda parte del 2020 erano ormai così bassi da essere completamente “slegati” dalla realtà: perfino adesso, dopo il rialzo dei tassi delle ultime settimane, i bond europei con scadenze relativamente lunghe, tra 7 e 10 anni, hanno ancora, in media, rendimenti negativi.
Secondo, il cambiamento delle prospettive di crescita delle economie mondiali. Da un lato l’arrivo dei vaccini, dall’altro i piani di rilancio varati (o in arrivo) sia in Europa sia negli Usa, stanno finalmente facendo intravedere una ripresa dell’economia: ancora lontana, per il momento, ma i mercati guardano avanti e già la prospettiva è bastata per far rialzare i tassi.
Terzo, negli ultimi tempi anche l’inflazione ha rialzato la testa e i rendimenti dei bond devono ripagarti anche del carovita.
Quarto, i piani di sostegno all’economia peseranno sul debito pubblico di molti Paesi: e più titoli di Stato da “piazzare” significa dover offrire rendimenti più alti per trovare compratori. Finché le Banche centrali acquistano a man bassa, il problema è tamponato, ma anche i piani di quantitative easing prima o poi potrebbero terminare, o perlomeno essere ridimensionati, man mano che l’economia ricomincerà a reggersi da sola.
Rialzi sì, ma moderati
Insomma, di motivi perché il rialzo dei tassi continui ce ne sono, e parecchi. Ci aspettiamo, però, un incremento moderato. Prima di tutto, sulla crescita ci sono ancora diverse incognite, soprattutto in Europa dove il piano vaccinale sta incontrando molte difficoltà – e questo significa anche che la fine del piano di riacquisti di titoli di Stato, il quantitative easing, non è poi così vicina. Quanto, poi, all’inflazione, come ti abbiamo già detto un paio di settimane fa (vedi AF n° 1403) ci aspettiamo sì, un rialzo, ma non fiammate.
A conferma della nostra ipotesi di un rialzo dei tassi solo modesto c’è anche la “curva dei tassi” – vedi qui a lato. Oltre che una fotografia dei rendimenti offerti oggi, la yield curve può, infatti, dare indicazioni anche su come il mercato si aspetta che si muovano in futuro. E le previsioni del mercato tratte dalla “curva” sono in linea con le nostre: per l’eurozona (ma anche per Svezia, Norvegia o Giappone, altri mercati obbligazionari che ti stiamo consigliando) i rialzi da qui a un anno non dovrebbero andare oltre lo 0,2%, mentre dovrebbero essere più consistenti (anche uno 0,5-0,6%) negli Usa.
Cosa fare nella pratica
Pur se modesti… sempre di rialzi si tratta. Per questo, meglio non puntare su prodotti con scadenze troppo lunghe: i loro prezzi sarebbero i più penalizzati dal rialzo dei tassi. I fondi e gli Etf che da tempo ti consigliamo già tengono conto di questo scenario: i bond presenti al loro interno hanno, infatti, scadenze comprese, in media, tra 2 e 4 anni, la più lunga arriva a 5 anni. Si tratta, insomma, di scadenze relativamente corte e per questo meno reattive all’andamento dei tassi, ma allo stesso tempo evitano di puntare su bond con scadenze cortissime, che hanno ancora rendimenti negativi. Morale, se ci segui da tempo sei già a buon punto, ti manca solo una messa a punto. Riguarda i bond giapponesi, per i quali devi vendere Xtrackers II Japan Government Bond (10,704 euro; Isin LU0952581584). Punta infatti su bond con scadenze lunghe, sopra i 10 anni, ma fino a non molto tempo fa non c’erano alternative. Al suo posto, ora puoi acquistare UBS ETF Bl Brc Jap Treas 1-3Y Bd UCITS ETF JPY Aac (9,124 euro; Isin LU2098179695), che punta su titoli con scadenza tra 1 e 3 anni.
La curva dei tassi, una miniera di informazioni
La curva dei tassi - la trovi spesso citata anche come yield curve in inglese - non è altro che la “fotografia” dei rendimenti offerti oggi dai bond in una determinata valuta per ogni singola scadenza: un anno, due anni, e così via. Ma non finisce qui: confrontando i tassi offerti oggi per le diverse scadenze, la “curva” ti dà anche un’idea di come saranno i tassi in futuro. Supponiamo che tu voglia investire a 10 anni: puoi farlo investendo già oggi in un bond decennale, ma anche per esempio investendo oggi a un anno e reinvestendo il ricavato, l’anno prossimo, per altri 9 anni. In un mondo “ideale”, le due opzioni dovrebbero darti lo stesso risultato: ecco perché, nel nostro esempio, la yield curve può darti un’idea dei tassi che il mercato si aspetta l’anno prossimo per un bond con scadenza novennale. Attenzione: si tratta di aspettative, appunto, non di certezze assolute, e un cambiamento nel contesto di mercato (per esempio il varo di nuovi stimoli economici) può portare i tassi a muoversi in tutt’altra direzione rispetto a quella pronosticata. Si tratta, comunque, di un’indicazione importante, che conferma le nostre aspettative di un rialzo moderato dei tassi.