Per quanto riguarda la Bce, ha provveduto, come ampiamente atteso e oramai scontato, ad alzare i tassi dello 0,25% portandoli al 4,25%, quelli ufficiali, e quelli sui depositi sono arrivati al 3,75%. La Bce è stata però possibilista sull'eventualità che a settembre non arriverà un altro rialzo dei tassi. Attenzione: è stato detto che per settembre sul tavolo c'è sia la possibilità di un rialzo, sia di una pausa. Prima indicazione chiara: sicuramente non ci sarà nessun taglio. Parlando però della politica monetaria e di come verrà gestita, la Bce ha detto chiaramente che continuerà ad essere su livelli restrittivi per tutto il tempo necessario a combattere l'inflazione, che ad oggi è ancora elevata. Unendo queste dichiarazioni con quella fatta sulle possibili mosse di settembre, si ha una seconda indicazione chiara: la Bce non ha detto che è arrivata la fine del rialzo dei tassi. Infatti, dire che a settembre potrebbe esserci una pausa non significa che il ciclo di rialzi è finito. La Bce ha detto che deciderà di volta in volta in base ai dati e non è un caso che questa indicazione sia arrivata nella riunione di questo fine luglio. A settembre, infatti, come di consueto, la Bce pubblicherà il suo aggiornamento delle stime sull'inflazione. La Bce ha fino ad oggi continuato ad alzare i tassi di interesse e ora è arrivato il momento in cui si può rallentare la stretta monetaria e quindi è possibile prendersi una pausa in una riunione per poi poter eventualmente alzare il costo del denaro ancora. Nulla toglie, infatti, che se a settembre la Bce si prenderà una pausa poi non possa decidere di aumentare i tassi ad ottobre o a dicembre. L'eventualità che i tassi da qui a fine anno siano ancora alzati portandoli così al 4,5% - il livello finale che il mercato stima oramai da diversi mesi - è ancora sul tavolo. Non è detto che questo livello verrà sicuramente raggiunto, così come non è detto che se verrà raggiunto dovrà essere per forza a settembre - potrebbe essere rimandato di una o due riunioni.
Nella riunione di giugno la Fed aveva detto che una pausa non significava fine del rialzo dei tassi e così nella riunione della scorsa settimana è arrivato un altro rialzo. La maggior parte dei membri della Fed è ancora convinta che sarà necessario un altro rialzo nei tassi di interesse. Dopo tutto, l'economia Usa continua a marciare nonostante la stretta monetaria. La Fed stessa ha migliorato il giudizio sulla crescita da modesta a moderata e i dati del Pil del secondo trimestre hanno mostrato un’economia a stelle e strisce che è cresciuta non solo più delle attese, ma che ha anche accelerato rispetto al primo trimestre. Anche l'indice di fiducia dei consumatori è migliorato e questo può in prospettiva sostenere i consumi, che nel secondo trimestre sono stati anche migliori delle attese. Addirittura, c'è chi incomincia a mettere in dubbio che gli Stati Uniti possano finire in recessione. In una situazione di questo genere, la Fed si trova in un contesto differente rispetto a quello europeo, con un'economia che continua a correre anche più delle attese e le pressioni sull'inflazione a stelle e strisce potrebbero continuare o rendere più lento il processo di rientro verso il 2% annuo obiettivo dei prezzi. A settembre arriveranno comunque gli aggiornamenti sia sulle previsioni macroeconomiche americane sia gli aggiornamenti su quelle che sono le attese degli stessi membri della Fed sul livello dei tassi. Negli Stati Uniti comunque è ancora possibile un altro rialzo entro fine anno.
La Banca centrale giapponese (BoJ) ha sorpreso i mercati, modificando la sua strategia sul controllo dei rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni. La BoJ ha mantenuto il suo obiettivo per i rendimenti a 10 anni intorno allo 0%, ma ha affermato che il tetto dello 0,5%, livello massimo entro cui il rendimento poteva muoversi, ora è solamente un punto di riferimento e non un limite rigido ed invalicabile com’è stato fino ad oggi. Questo perché la BoJ vuole rendere il suo programma di allentamento monetario più flessibile. Nella pratica la Banca si è impegnata ad acquistare titoli di Stato a 10 anni all'1% ogni giorno anziché allo 0,5%, ma ribadendo che l’obiettivo, seppur flessibile, è lo 0,5%. Si tratta di un approccio più delicato per iniziare a modificare la politica monetaria, ma attenzione: per quanto riguarda i tassi d’interesse, che sono stati confermati a -0,1%, non ci sono in vista possibilità di rialzi.
Questa settimana sarà invece la volta della Banca centrale brasiliana. I dati sull’inflazione sono stati ancora una volta sotto le attese e dunque i mercati puntano seriamente su un taglio ai tassi d’interesse. Il mercato punta su un taglio dello 0,25% - dal 13,75% al 13,5%.
COME SONO ANDATI I PRODOTTI
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