La settimana delle obbligazioni: dubbi, salti nel vuoto e polemiche

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
I dati preliminari sull’inflazione di giugno sono la rappresentazione perfetta della situazione di incertezza che domina il contesto attuale e nel quale deve muoversi la Bce. L’indice generale dei prezzi al consumo è infatti passato dal 2,6% al 2,5% annuale a giugno, mentre l’inflazione di fondo è rimasta stabile al 2,9% (ci si attendeva un calo al 2,8%). Dunque, bene perché i prezzi non salgono più, non troppo bene perché l’inflazione di fondo dimostra di scendere lentamente e male il fatto che l’inflazione dei servizi, vedi grafico, sia ancora sopra il 4% annuo. La discesa dell'inflazione ha rallentato un po’ il suo ritmo con gli ultimi dati e sarà accidentata, come sempre è stato detto e nessuno si fa illusioni sul contrario. In una situazione come questa, prendere delle decisioni è qualcosa di veramente arduo, ma è anche vero che, come avviene un po’ per tutte le cose, se si aspetta di avere la certezza assoluta non si fa più niente. Ed è questo il ragionamento che ha fatto la Bce nella riunione di giugno per procedere con il suo primo taglio dei tassi. Emerge infatti dai verbali che la Bce era conscia del fatto che qualunque decisione porta con sé un rischio che non si può eliminare.
Era però giunto il momento in cui questo rischio era più controllato rispetto ai mesi precedenti. Inoltre, il 4,25% è un livello in termini assoluti molto elevato per il costo del denaro, che lascia quindi la politica monetaria in un territorio restrittivo. In altri termini, non ci sarà mai la sicurezza del momento giusto per tagliare i tassi di interesse, c'è invece un momento in cui è ragionevole farlo. Inoltre, se la dinamica futura dell’inflazione di eurolandia dovesse essere sfavorevole, i tassi rimangono comunque a un livello particolarmente restrittivo e tali da combattere l'inflazione. Se i verbali parlano di ciò che è stato, per quanto riguarda il futuro ci sono da leggere le dichiarazioni dei diversi esponenti della Bce di questi giorni. La governatrice Lagarde ha detto che non ha alcuna fretta di tagliare ancora i tassi: se una riduzione a luglio era già pressoché impossibile prima, ora se ne ha la certezza. Sempre dalla Bce, però, fanno sapere che per questo 2024 un altro taglio dei tassi ci sarà: è un’eventualità considerata coerente con l’attuale quadro dei prezzi. Non ci si sbilancia, invece, su un terzo taglio, ma su questa eventualità ci sono i mercati che ancora ci credono.
SORPRESA FRANCESE
Dalla Francia è arrivata una nuova sorpresa: le elezioni si sono concluse con al primo posto il Nuovo Fronte popolare, al secondo il partito del presidente Macron (Ensemble) e solamente terzo il Rassemblement National. Si tratta di un risultato a sorpresa e che ha ancora una volta scompigliato le carte e i piani dei mercati. Cosa succederà ora a livello politico? E, soprattutto, come muoversi con gli investimenti francesi? Lo puoi leggere qui.
FED: QUANDO TI DECIDI?
Dai verbali della Fed si capisce invece che la Banca centrale Usa non riesce a convincersi a procedere con un taglio dei tassi di interesse. Il ragionamento è sempre lo stesso: si vogliono avere più dati e avere maggiori certezze sul calo dell'inflazione. Quando arriverà il momento o che cosa convincerà la Fed? Sembra che chi potrà spostare gli equilibri sia il mercato del lavoro. Attualmente sul mercato del lavoro americano si sta verificando una situazione in cui da una parte vi è una creazione di posti di lavoro ancora sostenuta, ma dall'altra sta anche aumentando il tasso di disoccupazione. Significa quindi che domanda e offerta di lavoro stanno andando a velocità differenti e questo potrebbe portare a un nuovo equilibrio all'interno del mercato del lavoro stesso, con un conseguente rallentamento in termini di salari, occupazione e quindi economia. Dopo gli ultimi dati sul mercato del lavoro, secondo i mercati le possibilità di un taglio dei tassi a settembre sono salite vertiginosamente nel giro di una sola settimana: in soli sette giorni si è saliti dal 63% al 78% di possibilità.
LA CORONA TENTA IL RECUPERO
Per quanto riguarda la corona norvegese, sono due mesi che ha intrapreso un percorso di recupero nei confronti della valuta unica, anche se questo non basta a portare in positivo il saldo da inizio anno. La corona ha, infatti, conosciuto fino a maggio mesi di cali, arrivando a perdere il 5,1% nei confronti dell’euro. Da quel momento, però, ha rialzato la testa e, con i fisiologici saliscendi, ha recuperato terreno e si trova ora, da inizio anno, a essere in perdita dell’1,8%. Non è un caso che il recupero della corona sia partito proprio a maggio e il motivo risiede nella divergenza tra le politiche monetarie delle rispettive Banche centrali. La Bce, a maggio, aveva oramai preannunciato il primo taglio dei tassi d’interesse per la riunione di giugno, la Norges Bank, invece, procrastinava a fine dicembre, almeno, il primo taglio dei tassi. Il panorama di almeno un altro taglio dei tassi, se non addirittura due da parte della Bce entro fine anno, paragonato al forse uno della Norvegia, è favorevole per la corona nei prossimi mesi.
REAL BRASILIANO: COSA SUCCEDE?
Le vicissitudini del real sono dovute a fattori esterni, che non coinvolgono direttamente il Brasile ma i mercati mergenti in generale, e fattori interni, come la politica: abbiamo approfondito il tema qui.
COME SONO ANDATI I PRODOTTI IN SETTIMANA?
Ubs Japan Treasury 1-3y (-0,9%)
Nordea 1 norwegian bond BP (-0,9%)
Wisdomtree Long Nok Short Eur (invariato)
iShares $ High Yield Corp Bond (-0,3%)
Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (+0,6%)
iShares China CNY Bond (-1,2%)
Vanguard USD Treasury Bond Ucits Etf Dis (-0,7%)
Xtrackers II US Treasuries Ucits Etf 1D (-0,7%)
Ishares Eu Govt Bond 5-7y Ucits Etf Dist (+0,3%)
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