Treasury e dollaro in calo. Come mai? Cosa fare con gli investimenti?
 
                    Dollaro e Treasury
 
                    Dollaro e Treasury
I rendimenti dei Treasury statunitensi hanno seguito un percorso altamente volatile nel 2025, con un'importante inversione di tendenza registrata ad aprile. Dopo un periodo di progressiva discesa, i rendimenti hanno iniziato una rapida risalita, segnalando crescenti preoccupazioni tra gli investitori globali. Un ragionamento simile, si potrebbe fare per il dollaro: dopo una iniziale fase di recupero, il biglietto verde ha iniziato a perdere terreno nei confronti delle maggiori valute globali. Come mai è successo tutto questo? Quali sono le determinanti? E cosa fare in ottica di investimenti?
COME MAI È SUCCESSO TUTTO QUESTO?
Motivo n° 1: la fiducia. L'annuncio e l'implementazione dei dazi hanno generato preoccupazioni significative tra gli investitori riguardo alle potenziali ripercussioni sull'economia americana, sia in termini di crescita sia in termini di inflazione. Non solo, dato l’elevato debito pubblico a stelle e strisce, un peggioramento delle prospettive di crescita hanno impattato negativamente sul sentimento di mercato nei confronti dei Treasury e del dollaro. Come se tutto ciò non bastasse, negli ultimi giorni è salito di livello lo scontro tra il presidente Trump e il governatore della Fed Powell. Il rapporto non è mai stato buono, ma ora sembra essere proprio ai ferri corti. Le dichiarazioni di Trump, però, aumentano i timori che la Fed, soprattutto in caso di licenziamento di Powell – a proposito, si può fare? Te ne avevamo parlato qui – non sia più indipendente. In sintesi, sta diminuendo la fiducia del mercato nei confronti dei Treasury e del dollaro. Ma non è tutto qui. Ci sono altre motivazioni, alcune anche tecniche, che hanno pesato.
Motivo n° 2: chiusura di posizioni. Gli hedge fund che operano nei mercati dei Treasury utilizzano strategie complesse che coinvolgono l'acquisto e la vendita simultanea di titoli del mercato obbligazionario e i relativi future, guadagnando sulle piccole differenze di prezzo tra questi strumenti. La chiusura da parte di questi soggetti di queste operazioni ha portato a forti oscillazioni sul mercato dei Treasury.
Motivo n° 3: liquidità. Forti oscillazioni si sono dovute anche per la scarsa liquidità sul mercato – quando la liquidità si riduce il peso di ciascuna operazione ha un impatto maggiore sui prezzi,
Motivo n° 4: contromosse cinesi. C’è anche un altro fattore: le tensioni commerciali con la Cina e le risposte di Pechino alle politiche di Trump stanno giocando un ruolo determinante nelle turbolenze del mercato dei Treasury. Una delle ipotesi che circola nei mercati finanziari è che la Cina stia strategicamente vendendo titoli del Tesoro americano come ritorsione per l'aumento dei dazi imposti dall'amministrazione Trump. Ma non solo. Anche per quanto riguarda il dollaro ci sono delle contromosse. Il presidente cinese Xi Jinping ha recentemente vietato alle banche cinesi di acquistare dollari, e quindi implicitamente anche titoli denominati in dollari, limitando ulteriormente i flussi di capitale tra le due maggiori economie mondiali.
PASSIAMO ALLA PRATICA: GLI INVESTIMENTI
Se guardi l’immagine qui sotto, puoi notare che attualmente il dollaro si trova su livelli molto simili a quelli registrati tra il 2022 e la prima parte del 2024. Il recente calo, pur significativo, arriva dopo un periodo in cui la valuta americana aveva guadagnato molto terreno. Allargando quindi l’orizzonte temporale, si può vedere come le attuali quotazioni non siano particolarmente anomale rispetto agli ultimi anni. Se si eliminano dal confronto momenti storici eccezionali – come i valori molto bassi raggiunti durante la crisi Lehman o quelli elevati nei primi anni di vita dell’euro – un cambio che oscilla tra 1,00 e 1,20 dollari per euro risulta essere una fluttuazione perfettamente normale.

Nel grafico, ricorda, è riportato quanti dollari servono per acquistare 1 euro: quindi, più alto è il valore, più debole è il dollaro.
Detto questo, i recenti cali rappresentano un segnale di perdita di fiducia nei confronti del dollaro? Sicuramente si è verificata un’inversione di tendenza rispetto a quanto accadeva prima dell’annuncio dei dazi. Tuttavia, se confrontiamo il livello attuale del dollaro con i valori storici, non emerge una situazione di particolare debolezza della valuta americana. Le perdite registrate su strumenti denominati in dollari – come ETF o obbligazioni – dipendono piuttosto dai prezzi di carico: chi ha acquistato in momenti in cui il dollaro era forte sta ora subendo l’effetto del cambio. Detto ciò, la valuta USA rimane un asset strategico da mantenere in portafoglio. Non ci sono quindi motivi per modificare l’allocazione valutaria. La volatilità che stiamo osservando sia sul mercato dei Treasury USA sia sul dollaro dimostra, ancora una volta, che anche gli strumenti obbligazionari e valutari sono soggetti a fluttuazioni e, quindi, a rischio.
Come gestire tutto questo? Strategie come la ladder o la barbell permettono di contenere una buona parte della volatilità, sia sul fronte dei tassi sia su quello valutario. Alcuni prodotti, come le credit linked note, possono invece fungere da complemento alle singole obbligazioni e agli ETF, rafforzando la diversificazione del portafoglio.
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