Eurodollaro

Che cos’è un eurodollaro?

Quando si sente parlare di “eurodollaro”, il pensiero corre subito al tasso di cambio tra euro e dollaro statunitense. In realtà, nel linguaggio dei mercati finanziari, il termine ha un significato completamente diverso. Con eurodollaro si intende infatti un deposito in dollari statunitensi detenuto presso una banca al di fuori degli Stati Uniti, in particolare in Europa, ma oggi anche in molte altre parti del mondo.

Non ha quindi nulla a che vedere con l’euro come valuta: il prefisso “euro” si riferisce solo all’origine geografica del fenomeno, che nacque nel Vecchio Continente negli anni Cinquanta, quando alcune istituzioni iniziarono a mantenere riserve in dollari presso banche europee.

Un eurodollaro è, in sostanza, un deposito in dollari presso una banca non statunitense. Ad esempio, se una società giapponese deposita dollari presso una banca di Londra, quel deposito è classificato come eurodollaro. Lo stesso vale se un investitore europeo apre un conto in dollari presso una banca svizzera o a Singapore.

Il sistema dell’eurodollaro è quindi un mercato offshore dei dollari: una rete internazionale di banche e intermediari che scambiano, depositano e prendono a prestito valuta americana fuori dalla giurisdizione della Fed. Questi fondi, pur essendo denominati in dollari, non sono soggetti alla normativa bancaria statunitense, né ai requisiti di riserva o ai controlli imposti dalle autorità americane.

Come funziona il mercato degli eurodollari

Il mercato degli eurodollari è un sistema di prestiti e depositi a breve termine in dollari, gestito da banche e istituzioni finanziarie internazionali. Funziona in modo simile al mercato monetario domestico, ma su scala globale e al di fuori degli Stati Uniti.

Le banche raccolgono dollari da depositanti (aziende, fondi, governi o altre banche) e li utilizzano per concedere prestiti o finanziare operazioni in dollari ad altri soggetti. Le scadenze di questi strumenti sono generalmente brevi – da un giorno a pochi mesi – e i tassi d’interesse applicati sono determinati dal mercato.

Per molti anni, il punto di riferimento per le operazioni in eurodollari è stato il Libor, cioè il tasso d’interesse che le grandi banche si applicavano tra loro per prestarsi denaro, in particolare nella versione a tre mesi sul dollaro.

Oggi, dopo che il Libor è stato progressivamente eliminato, il mercato utilizza altri tassi di riferimento, come il Sofr (Secured overnight financing rate). Il principio, però, resta lo stesso: si tratta sempre di un indicatore del costo medio per ottenere dollari in prestito tra le banche.

Il funzionamento di questo mercato si basa sulla fiducia reciproca tra istituzioni finanziarie: si tratta di prestiti non garantiti, dove le parti si conoscono e si concedono credito a breve termine in base alla propria reputazione e solidità.

Perché gli eurodollari sono così importanti

Nonostante sia un mercato “invisibile” per la maggior parte dei risparmiatori, quello degli eurodollari è uno dei pilastri della finanza globale.

Ma perché un mercato di dollari fuori dagli Stati Uniti è così importante per gli investitori e per il sistema finanziario nel suo complesso?

1. Fonte di liquidità globale: il mercato degli eurodollari fornisce liquidità in dollari a banche, imprese e governi di tutto il mondo. Poiché il dollaro è la principale valuta di riserva e di scambio internazionale, la possibilità di accedervi anche al di fuori degli Stati Uniti è essenziale. 
Moltissime transazioni commerciali e investimenti sono denominati in dollari, questo sistema permette di soddisfare la domanda di valuta in modo flessibile, senza passare per le banche americane.

2. Meccanismo di trasmissione della politica monetaria: anche se si trova al di fuori della giurisdizione della Federal Reserve, il mercato degli eurodollari reagisce alle politiche monetarie statunitensi. Quando la Fed alza o abbassa i tassi, anche i rendimenti sugli eurodollari tendono ad adeguarsi, influenzando i costi di finanziamento globali. Questo significa che le decisioni della banca centrale americana hanno effetti che si estendono ben oltre i confini nazionali. 

3. Strumento per la gestione finanziaria e gli investimenti: per le istituzioni finanziarie e per i grandi investitori, gli strumenti legati agli eurodollari rappresentano un mezzo per gestire la liquidità e l’esposizione ai tassi di interesse. 
I futures sugli eurodollari, ad esempio, sono stati a lungo tra i contratti derivati più negoziati al mondo. Questi strumenti permettono di scommettere o di coprirsi contro variazioni dei tassi d’interesse a breve termine in dollari.
Per un investitore privato il mercato degli eurodollari resta un concetto più indiretto ma rilevante: influenza i rendimenti dei fondi monetari, dei titoli obbligazionari in dollari e, in generale, le condizioni di liquidità globali che incidono su tutti i mercati finanziari. 

4. Un indicatore della salute del sistema bancario: il mercato degli eurodollari è anche un termometro del rischio percepito nel sistema finanziario. Quando le banche si fidano poco l’una dell’altra, i tassi sui depositi e prestiti in eurodollari tendono a salire, segnalando tensioni di liquidità. È accaduto, ad esempio, durante la crisi finanziaria del 2008, quando il mercato interbancario offshore si è quasi bloccato. In tempi normali, invece, tassi stabili e differenziali contenuti tra i tassi onshore (negli Stati Uniti) e quelli offshore (eurodollari) indicano un sistema bancario in equilibrio e una buona circolazione della liquidità.