Obbligazione a tasso variabile

Cos'è un'obbligazione a tasso variabile?

Un'obbligazione a tasso variabile è un titolo di debito emesso da società, enti finanziari o Stati, attraverso il quale l’emittente raccoglie denaro dai risparmiatori e si impegna a restituirlo alla scadenza, pagando nel frattempo degli interessi periodici. La caratteristica distintiva rispetto a un'obbligazione a tasso fisso è che la cedola, cioè la remunerazione corrisposta all’investitore, non è sempre uguale nel tempo, ma varia in base all’andamento di un parametro di riferimento.

Si tratta quindi di uno strumento che consente di collegare il rendimento incassato dall’investitore a un indice di mercato, solitamente un tasso interbancario o un tasso di riferimento stabilito da una Banca centrale. In questo modo, l’investitore non riceve sempre lo stesso interesse, ma un importo che cambia di periodo in periodo.

Come funziona?

Il funzionamento di un’obbligazione a tasso variabile si basa su due elementi principali:

- Indice di riferimento: è il tasso utilizzato come base per calcolare la cedola. Tra i più comuni ci sono l’Euribor (Euro Interbank Offered Rate) e il tasso BCE (tasso di riferimento della Banca Centrale Europea).

- Spread: è un margine fisso che viene aggiunto all’indice per determinare l’interesse complessivo da pagare. Ad esempio, se il contratto prevede “Euribor a 6 mesi + 1%”, la cedola sarà pari al valore dell’Euribor rilevato in quel momento più un punto percentuale.

Le cedole vengono generalmente corrisposte con cadenza trimestrale o semestrale. Questo significa che, se i tassi di mercato salgono, anche l’investitore riceverà cedole più alte. Viceversa, se i tassi scendono, anche il rendimento periodico sarà più basso. Ciò implica una certa esposizione alla dinamica dei tassi di interesse.

Immaginiamo un’obbligazione con cedola calcolata come “Euribor a 3 mesi + 0,50%”. Se al momento della rilevazione l’Euribor è pari all’1%, la cedola sarà dell’1,50%. Se tre mesi dopo l’Euribor sale al 2%, la nuova cedola sarà del 2,50%. In questo modo l’investitore partecipa, nel bene e nel male, all’evoluzione dei tassi di interesse.

Un altro elemento importante riguarda il prezzo del titolo sul cosiddetto mercato secondario, cioè il mercato in cui le obbligazioni già emesse vengono comprate e vendute dagli investitori. Anche se alla scadenza l’emittente restituirà il capitale iniziale, nel frattempo il valore può oscillare. In generale, quando i tassi di interesse salgono le nuove emissioni offrono condizioni più vantaggiose, e questo tende a ridurre il prezzo delle obbligazioni già in circolazione. Nel caso delle obbligazioni a tasso variabile l’impatto è attenuato, perché le cedole si adeguano ai nuovi livelli, ma il prezzo può comunque risentirne, soprattutto se la scadenza è lontana o l’adeguamento delle cedole è poco frequente.

Anche lo Stato italiano ha emesso in passato titoli a tasso variabile, come i CcTeu, Certificati di Credito del Tesoro indicizzati all'Euribor, che funzionavano secondo la stessa logica.

Questi esempi mostrano come le obbligazioni a tasso variabile possano assumere configurazioni diverse, ma sempre con un principio comune: l’adeguamento periodico del rendimento alle condizioni di mercato.

Vantaggi e svantaggi

Le obbligazioni a tasso variabile hanno il vantaggio di proteggere, almeno in parte, dall’aumento dei tassi di interesse. Questo significa che, se i tassi salgono, anche l’investitore riceve cedole più alte. Un altro aspetto positivo è che il rischio di perdere potere d’acquisto in contesti di rialzo dei tassi è più contenuto rispetto a un’obbligazione a tasso fisso.

D’altra parte, queste obbligazioni presentano anche degli svantaggi. Se i tassi scendono, le cedole diminuiscono e il rendimento può diventare meno interessante. Inoltre, come tutti i titoli obbligazionari, il loro prezzo può oscillare sul mercato secondario: chi vuole venderli prima della scadenza può trovarsi a incassare meno del valore iniziale. Infine, il rendimento finale non è prevedibile con certezza, perché dipende dall’andamento futuro dei tassi, che nessuno può anticipare con sicurezza.

In definitiva, le obbligazioni a tasso variabile non sono in assoluto strumenti “buoni” o “cattivi”: i loro vantaggi o limiti dipendono dal contesto dei tassi di interesse e dagli obiettivi di chi investe.