Swap
Cos’è uno swap?
Uno swap è un contratto finanziario derivato, il cui valore cioè dipende dall’andamento di un altro bene sottostante. Non sono contratti standardizzati, perché vengono stipulati direttamente tra due controparti, perciò possono avere caratteristiche molto diverse. Tutti gli swap hanno, però, un elemento in comune che è quello da cui deriva anche il nome “swap”: prevedono cioè uno scambio. Il termine “swap”, infatti, in inglese significa proprio “scambio”.
Come funzionano gli swap?
In un contratto swap, le due parti si impegnano reciprocamente a scambiarsi periodicamente (per esempio una volta al mese, al trimestre, o così via) un flusso di denaro per un determinato periodo di tempo (per esempio un anno, due anni, e così via). In altre parole, ognuno dei due soggetti paga periodicamente l’altro (o meglio, nella pratica si semplifica il flusso per cui viene materialmente versata solo la differenza tra le due cifre). Di primo acchito può essere controintuitivo: perché ciascuno dovrebbe pagare l’altro? Dove sta la convenienza nello stipulare un contratto del genere? Sta nel fatto che i due flussi di cassa sono calcolati usando parametri diversi. E a seconda dei parametri utilizzati, esistono diverse categorie di swap.
Quali sono i vari tipi di swap?
- Interest rate swap (o IRS): in questo tipo di swap l’elemento chiave sono i tassi di interesse di mercato. Funziona così: prima di tutto viene definito un capitale “teorico”. Questo capitale “teorico” non viene scambiato tra le parti, ma viene usato come base di calcolo: su questo capitale, infatti, una delle due parti paga periodicamente all’altra un tasso fisso, e viceversa la seconda controparte paga alla prima un tasso variabile. Il guadagno o perdita per le due parti dipenderà, quindi, da come si muovono i tassi di mercato: se salgono, la controparte che deve pagare un tasso fisso e ricevere un tasso variabile ci guadagnerà, viceversa nel caso contrario. Puoi approfondire l’argomento nella voce di glossario dedicata proprio agli IRS.
- Currency swap: sono simili agli IRS appena visti, ma in questo caso il capitale su cui è calcolato il flusso di interessi è espresso in due valute diverse. Per esempio, una delle due parti paga all’altra un tasso di interesse in dollari, mentre questa seconda controparte paga alla prima un tasso di interesse in euro. Per quanto riguarda il tasso di interesse, possono essere entrambi fissi, entrambi variabili o uno fisso e uno variabile: ci sono quindi diverse “sotto-tipologie” di currency swap, in cui il guadagno o la perdita può derivare dall’andamento della valuta ma anche dall’andamento dei tassi di interesse.
- Commodity swap (o swap sulle materie prime): assomiglia all’IRS, nel senso che anche in questo caso è previsto un flusso di cassa fisso e uno variabile. Il flusso di pagamenti variabile non è, però, legato all’andamento di un tasso di interesse, ma all’andamento di una materia prima (per esempio, il petrolio).
- Equity swap: è un’altra variabile basata, a grandi linee, sul funzionamento dell’IRS: in questo caso, la componente variabile non è determinata sulla base dell’andamento di un tasso di interesse, ma sulla base dell’andamento del prezzo di un’azione, di un gruppo di azioni o di un intero indice di Borsa.
A cosa servono gli swap?
Lo swap può essere usato per diversi scopi. Il primo è quello speculativo: visto il loro meccanismo, può essere un modo per scommettere sul rialzo o sul ribasso di un’azione, di una materia prima, dei tassi di interesse… Indipendentemente da qual è il “sottostante”, se paghi un importo fisso e ricevi un importo variabile stai scommettendo su un rialzo del parametro di riferimento. Viceversa, se paghi un importo variabile e ricevi un importo fisso stai scommettendo su un ribasso del parametro di riferimento.
Un secondo utilizzo degli swap è quello di copertura: i guadagni o le perdite derivanti dallo swap possono servire a compensare e controbilanciare guadagni e perdite derivanti da altre fonti. Pensa, per esempio, a una società che deve acquistare petrolio per la propria attività: se stipula uno swap in cui paga un importo fisso e riceve un importo variabile legato al prezzo del petrolio, si mette al sicuro da un rincaro dell’oro nero e stabilisce già oggi il costo. Se per esempio il prezzo del petrolio sale, pagherà di più i propri acquisti, ma gli incassi derivanti dallo swap serviranno a compensare questo maggior esborso.
Infine, c’è un terzo utilizzo dello swap ancora più tecnico e sofisticato, quello dell’arbitraggio. Significa, in sostanza, sfruttare eventuali piccole differenze che si possono verificare tra il costo, per esempio, dell’acquisto diretto del petrolio e il costo del petrolio tramite lo swap. Ma sono, appunto, differenze piccole che vengono in genere “chiuse” in brevissimo tempo.
Dove si contrattano gli swap?
Per la loro natura di contratti non standardizzati, gli swap non sono quotati in Borsa come invece avviene per altri strumenti derivati come i futures e le opzioni. In gergo, si dice che sono negoziati “over the counter”, cioè fuori Borsa, direttamente tra le parti. Anche per questo motivo, oltre che per la loro complessità, sono destinati prevalentemente a investitori professionisti.