L’oro rallenta: segnale di crisi o pausa di riflessione?
 
                    Negli ultimi giorni il prezzo dell’oro ha mostrato movimenti contrastanti che hanno messo in allarme molti risparmiatori.
 
                    Negli ultimi giorni il prezzo dell’oro ha mostrato movimenti contrastanti che hanno messo in allarme molti risparmiatori.
Negli ultimi giorni il prezzo dell’oro ha mostrato movimenti contrastanti che hanno messo in allarme molti risparmiatori. Dopo mesi di rialzi continui, la corsa del metallo prezioso sembra aver perso un po’ di slancio (il grafico è qui). Gli esperti spiegano che questo rallentamento non dipende da un improvviso crollo della domanda, ma da un insieme di fattori economici e psicologici che hanno spinto molti investitori a prendersi una pausa. Nei momenti di paura o incertezza, l’oro è sempre stato visto come un porto sicuro. Negli ultimi mesi aveva beneficiato delle tensioni internazionali e del calo dei tassi d’interesse americani, ma ora il clima è cambiato. Con la progressiva riduzione dei rischi percepiti e la sensazione che le principali economie possano reggere l’urto dell’inflazione, parte dei soldi che si erano rifugiati sull’oro sta tornando verso altri investimenti.
A pesare è anche la posizione della banca centrale americana, la Federal Reserve, che nei giorni scorsi ha lasciato intendere di non voler tagliare ancora i tassi nel 2025. Queste parole hanno raffreddato le speranze di chi pensava che il costo del denaro potesse scendere ancora. Poiché tassi più alti o stabili rendono il dollaro più interessante per gli investitori internazionali, la moneta americana si è rafforzata, con l’effetto di rendere l’oro più caro per chi vive fuori dagli Stati Uniti e quindi meno richiesto. Non è un caso che in India, uno dei principali mercati mondiali, il prezzo dell’oro sia sceso in modo sensibile subito dopo le dichiarazioni della Fed.
Parallelamente, il report della World Gold Council sul terzo trimestre del 2025 uscito il 30 ottobre, mostra che, anche se il prezzo dell’oro è salito a nuovi massimi (la media nel trimestre è stata circa 3.456 $/oncia, in aumento del 40 % rispetto a un anno prima) e la domanda globale in tonnellate è salita del 3% anno su anno fino a 1.313 tonnellate (un record), questa crescita è stata guidata quasi esclusivamente dall’investimento in barre, monete ed ETF, mentre la domanda per la gioielleria continua a scendere. La WGC segnala che gli acquisti da parte delle banche centrali sono rimasti elevati, ma che la gioielleria, che da sempre rappresenta gran parte della domanda fisica, ha registrato un calo, sia per i prezzi elevati sia per il minor entusiasmo da parte dei consumatori. In sintesi, l’oro resta molto richiesto dagli investitori, ma l’uso “ordinario” per gioielli sta perdendo terreno. Per leggerti il report per intero vai qui: www.gold.org/goldhub/research/gold-demand-trends/gold-demand-trends-q3-2025.
In sostanza, l’oro rimane un bene prezioso e utile per diversificare i risparmi, ma la fase di corsa inarrestabile sembra essersi interrotta. Gli investitori più prudenti non dovrebbero spaventarsi: le oscillazioni fanno parte del mercato e, sebbene l’oro possa scendere ancora un po’, mantiene il suo ruolo di protezione nei periodi difficili. La sua debolezza attuale non è un segnale di crisi, ma piuttosto il riflesso di un’economia che prova a tornare alla normalità dopo anni di turbolenze.
In questo contesto il consiglio su Invesco physical gold (330,03 euro al 29/10; Isin IE00B579F325) resta mantieni.
Attendi, stiamo caricando il contenuto