Negli ultimi anni il settore dei droni ha conosciuto un’espansione senza precedenti, passando da una nicchia per appassionati e modellisti a un comparto industriale con applicazioni che spaziano dall’agricoltura di precisione fino alla difesa nazionale. I droni, o più correttamente “sistemi aerei senza pilota” (UAS), rappresentano una delle tecnologie più versatili del nostro tempo: possono trasportare sensori, telecamere, apparecchiature scientifiche, fino a veri e propri pacchi. La loro diffusione è stata favorita da fattori come la miniaturizzazione dell’elettronica, la riduzione dei costi delle batterie al litio e i progressi nell’intelligenza artificiale, che consente ai dispositivi di volare in modo sempre più autonomo.
Oggi il mercato si articola in più rami: quello consumer, legato alla fotografia e al tempo libero; quello industriale, che include ispezioni di infrastrutture, agricoltura, logistica e sicurezza civile; e infine il settore militare e della difesa, dove i droni vengono impiegati per ricognizione, sorveglianza o in alcuni casi per operazioni offensive. All’interno di questo universo si collocano aziende quotate che hanno scelto di puntare con decisione sulla tecnologia, ognuna con una propria specializzazione e una propria visione. Vediamone alcune.
DroneShield (5,18 dollari australiani; Isin AU000000DRO2) è una realtà australiana (ma è quotata anche sulla Borsa di Francoforte) che si muove in un ambito particolare: quello della protezione contro i droni. L’azienda sviluppa sistemi di rilevamento e neutralizzazione di UAS ostili, un settore noto come counter-drone o C-UAS. Con l’aumento della diffusione dei droni, infatti, cresce anche il bisogno di difendersi da potenziali usi impropri, che vanno dalla violazione della privacy fino a minacce alla sicurezza nazionale. DroneShield offre soluzioni che combinano radar, sensori acustici, sistemi di disturbo elettronico e altre tecnologie per individuare e fermare un drone non autorizzato. In questo modo si rivolge a clienti governativi, militari e infrastrutture critiche. La qualità del bilancio è bassa, e il rischio altissimo (5/5), ma ha un momentum positivo, essendo cresciuta di quasi l’80% in un mese. Dopo un quasi pareggio nel 2024 (0,0021 dollari australiani di perdite per azione) gli analisti prevedono un utile per azione di 0,037 dollari australiani nel 2025, 0,059 dollari australiani nel 2026 e 0,077 dollari australiani nel 2027. Anche questo ai prezzi attuali guardando ai multipli risulta un titolo caro.
Della cinese EHang (19,25 dollari Usa; Isin US26853E1029) che ha conquistato grande attenzione mediatica per i suoi progetti di “drone taxi” vi abbiamo parlato qualche settimana fa, consigliandovela come scommessa (molto molto rischiosa) sul settore aerotaxi. La società si definisce pioniera nel campo dei velivoli aerei autonomi per il trasporto di persone e merci. L’idea è quella di realizzare una nuova forma di mobilità urbana, basata su veicoli elettrici a decollo e atterraggio verticale, in grado di spostare passeggeri sopra il traffico delle metropoli. Il progetto ha già dato vita a prototipi e voli dimostrativi, attirando l’interesse di governi e autorità locali in varie parti del mondo. EHang non produce, quindi, droni da ricognizione o da hobby, ma punta a una vera e propria rivoluzione del trasporto aereo: un obiettivo ambizioso, che colloca l’azienda in un segmento futuristico e ancora tutto da costruire. Da quando ne abbiamo parlato il titolo è salito e anche le stime degli analisti sono lievemente migliorate per quest’anno: ora si attendono 0,02 euro di utile per azione nel 2025, 0,31 nel 2026 e 0,59 nel 2027 (un mese fa avevamo previsioni per il 2025 di perdite per 0,06 dollari, mentre le previsioni per gli anni successivi non sono mutate). Sul fronte del rapporto prezzo/utili dal 2027 abbiamo valori meno cari che le due società precedenti.
Ondas Holdings (9,21 dollari Usa; Isin US68236H2040, quotato al Nasdaq, ma anche a Francoforte) non è un produttore tradizionale di droni, ma un operatore che lavora sul fronte dell’autonomia e delle reti di comunicazione che rendono possibile l’impiego su larga scala dei sistemi senza pilota. Attraverso controllate come American Robotics e Airobotics, la società sviluppa piattaforme autonome in grado di operare senza intervento umano, con applicazioni che spaziano dall’ispezione di infrastrutture critiche fino all’agricoltura. In parallelo, Ondas si occupa di reti private wireless, pensate per garantire comunicazioni sicure e affidabili tra droni e centri di controllo. La visione è quella di costruire un ecosistema integrato che renda i droni non solo più intelligenti, ma anche parte di una rete di servizi continuativi. Bassa qualità dei bilanci, rischio elevato (5/5) contrastano con il momentum positivo legato a una crescita tumultuosa negli ultimi tre mesi. Per gli analisti di mercato, però, questa società che non ha mai prodotto utili negli ultimi 10 anni chiudere in perdita ancora a lungo: 0,28 dollari per azione di perdita nel 2025, 0,15 nel 2026 e 0,05 nel 2027.
Parrot (9,6 euro; FR0004038263) è una società francese quotata a Parigi che in passato si era affermata come uno dei marchi di riferimento nel mercato dei droni consumer. Con l’intensificarsi della concorrenza asiatica, in particolare di DJI, l’azienda ha progressivamente rivisto la propria strategia, puntando sul mercato professionale e istituzionale. Oggi Parrot sviluppa droni destinati a impieghi specifici, come la mappatura 3D, la sorveglianza e la sicurezza, affiancandoli con software e soluzioni di analisi delle immagini. Questa evoluzione ha trasformato Parrot in un fornitore per aziende, professionisti e istituzioni, riducendo la dipendenza dal mercato di massa e concentrandosi su prodotti a maggior valore aggiunto. C’è da dire che dal 2016 a oggi non ha mai prodotto un bilancio in utile. Non esiste consensus degli analisti finanziari per gli anni a venire, ma visto l’andamento del primo semestre di quest’anno in cui le perdite sono cresciute del 45% rispetto un anno prima e visto che nei comunicati si parla di “contesto incerto”, non crediamo che arrivi a un utile quest’anno e siamo piuttosto scettici sull’idea che ci possa arrivare nel 2026.
Red Cat Holdings (11,52 Usa; Isin US75644T1007, quotata al Nasdaq e Francoforte) è una società statunitense che ha scelto di concentrarsi sui droni leggeri per impieghi militari e governativi. La sua attività combina l’hardware, cioè la produzione fisica dei droni, con componenti software per la gestione e il controllo delle missioni. Red Cat ha acquisito nel tempo aziende complementari, con l’obiettivo di creare un portafoglio integrato di soluzioni. L’approccio è quello di servire un mercato in cui la rapidità di innovazione e la capacità di rispondere alle richieste delle forze armate possono fare la differenza. Anche qui abbiamo qualità dei risultati bassa, rischio ai massimi livelli (5/5), momentum positivo, visto il recente boom con un valore di Borsa più che raddoppiato in un anno, ma previsioni non ottime. Dal 2018 non produce utili e secondo gli analisti anche il 2025 si chiuderà con una perdita di 0,25 dollari per azione, mentre un piccolo utile di 0,03 dovrebbe vedere la luce nel 2026. A livello di multipli siamo sempre sul caro.
All'analisi andrebbe aggiunta anche AeroVironment (360,28 dollari Usa; Isin US0080731088), società Usa con una lunga tradizione nel campo dell’ingegneria aeronautica. È tra i nomi storici del comparto e si concentra soprattutto sui droni di piccole dimensioni destinati a missioni militari. Tuttavia notiamo che ultimamente si è più spostata sul settore difesa e che i droni non sono il solo focus, quindi la lasciamo da parte e ricordiamo che per investire nel settore della difesa preferiamo rimandare a quanto detto qui.
Che fare?
Nessuna società è particolarmente conveniente. Su EHang ribadiamo la possibilità di una scommessa molto rischiosa, più che altro per i “taxi volanti”. Mentre, se cercate un attore puro del settore, Drone Schields merita un approfondimento. Innanzitutto, viene da un buon primo semestre: i ricavi sono in aumento del 210% rispetto al primo semestre di un anno prima, l’utile industriale prima di spesare la quota parte di costi pluriennali è positivo per 5,2 milioni di dollari australiani contro 4,9 milioni di rosso nel 2024, segno di un ritorno alla redditività operativa, e abbiamo un utile netto di 2,1 milioni rispetto a una perdita di 4,8 milioni l’anno precedente. Da qui, ma non solo, il boom di Borsa. C’è, infatti, anche altro: le nuove sfide imposte dalla guerra in Ucraina fanno capire che la difesa dai droni è sempre più importante, quindi ci pare un settore destinato a esplodere. È una scommessa rischiosa? Sì, perché il titolo è salito già moltissimo e, in base alle attese attuali è veramente caro. Tuttavia, si tratta anche di una società minuscola che potrebbe divenire protagonista del futuro. Insomma, una piccolissima puntata ci può stare (la scommessa è che le stime siano riviste prepotentemente al rialzo), ma a patto di avere pelo sullo stomaco, perché se non dovesse concretizzare quanto atteso e si dovesse portare su valutazioni in linea col mercato dovrebbe crollare prepotentemente. Oltre che a Sidney, Borsa di difficile accesso, è quotata anche Francoforte (ma non sullo Xetra). Se non riesci a comprarla non stare a impazzire. Ci saranno altre occasioni.
NB i prezzi sono al 2/10; le stime sono su dati di consensus, fonte Refinitiv e al 1/10.