Yara: avanti con giudizio

Yara osserva una domanda di azoto ancora solida e prezzi dell’urea superiori alla media storica, nonostante la pressione esercitata dalle esportazioni cinesi.
Yara osserva una domanda di azoto ancora solida e prezzi dell’urea superiori alla media storica, nonostante la pressione esercitata dalle esportazioni cinesi.
Nel terzo trimestre 2025 Yara International (372,3 corone norvegesi al 21/10; Isin NO0010208051) conferma il trend positivo già emerso nella prima metà dell’anno, con risultati in ulteriore crescita e un miglioramento della solidità finanziaria. L’utile industriale prima di spesare la quota parte dei costi pluriennali (Ebitda) al netto di voci straordinarie è salito a 804 milioni di dollari, il 38% in più rispetto allo stesso periodo del 2024, sostenuto da margini più ampi, riduzione dei costi e un contesto di mercato favorevole. I ricavi trimestrali hanno raggiunto 4,1 miliardi di dollari contro i 3,65 miliardi dell’anno precedente, mentre l’utile netto è stato di 1,25 dollari per azione contro 1,12 di un anno prima (1,33 contro 0,73 dollari escludendo effetti straordinari e cambi), a conferma di un andamento reddituale in costante rafforzamento. Nei primi 9 mesi dell’anno siamo a 4,03 dollari per azione contro gli 1,19 dollari di un anno fa.
A livello geografico, tutte le aree operative hanno contribuito positivamente al risultato. In Europa l’Ebitda è più che raddoppiato a 191 milioni, grazie a prezzi più elevati dei fertilizzanti e minori costi fissi. Le Americhe hanno registrato un progresso del 33% a 251 milioni, trainate dal buon andamento del Brasile e da un mix più favorevole di prodotti a maggior valore aggiunto. In Africa e Asia, l’incremento è stato più contenuto (+10%), ma in un contesto di domanda debole in Cina e in alcuni mercati africani. Ottima la performance della divisione Global Production, con un incremento del 71% dell’Ebitda a 214 milioni, sostenuta da livelli produttivi record e margini in crescita. Anche Yara Clean Ammonia ha migliorato i risultati (+17%), confermandosi uno dei pilastri della strategia di decarbonizzazione del gruppo.
Nel commentare i risultati, il management ha ribadito l’impegno a rafforzare la redditività sostenibile del gruppo, con particolare attenzione all’efficienza operativa e alla disciplina sugli investimenti. Il programma di riduzione dei costi è in anticipo rispetto ai piani.
Per quanto riguarda il mercato, Yara osserva una domanda di azoto ancora solida e prezzi dell’urea superiori alla media storica, nonostante la pressione esercitata dalle esportazioni cinesi. Con l’avvio del meccanismo europeo e Carbon Border Adjustment Mechanism dal 2026, Yara prevede di rafforzare la propria posizione competitiva grazie a un’impronta emissiva inferiore alla media del settore e agli investimenti in efficienza e cattura della CO₂ nei siti europei, in particolare quello di Sluiskil.
In sintesi, la trimestrale conferma un quadro in costante miglioramento. Il gruppo norvegese sta beneficiando della combinazione tra una gestione disciplinata dei costi, una ripresa dei margini e la crescita nel segmento dell’ammoniaca a basse emissioni. I numeri e le prospettive indicano che Yara sta consolidando il proprio ruolo di leader globale nella nutrizione delle colture e nella transizione verso un’economia dell’idrogeno pulito.
Se a maggio le attese di utile da parte degli analisti erano mediamente a 35,76 corone norvegesi per il 2025, 34,92 nel 2026 e 33,02 nel 2027 e a settembre erano salite a 39,76 corone per il 2025, 38,04 per il 2026 e 35,69 per il 2027. Oggi siamo a quota 43,52 per il 2025, 38,46 per il 2026 e 37,54 per il 2027. Ci sembrano tutto sommato stime prudenti. Il rischio è sempre 2/5 e pure il momentum non è cambiato ed è neutro come un mese fa. La qualità dei bilanci resta media. A furia di alzare le stime i multipli sono interessanti. Il rapporto prezzo / utili è sotto quota 10 (più basso della media del comparto chimico), il rapporto prezzo / valore contabile è poco sopra 1, lievemente meglio del settore chimico e il rapporto Ev/Ebitda è intorno a quota 4 (nel settore è sopra 7). Insomma, certamente non è un titolo caro.
Il titolo ha certamente punti di forza come la redditività in miglioramento, la posizione globale e gli investimenti nella transizione energetica, ma occorre restare comunque cauti per i costi delle materie prime (tra cui il gas) e la volatilità dei tassi di cambio. Le prospettive future sono poi solide, ma non di crescita, in un mercato che tende a cercare sempre titoli reattivi. Per questo pensiamo che potete mantenere il titolo che avevamo consigliato nel numero 1569 ad un prezzo di 328,89 corone norvegesi per una scommessa sulle tensioni con la Russia anche nel settore fertilizzanti, ma non sia ora di acquistarlo.
Attendi, stiamo caricando il contenuto