Un anno positivo per il BitCoin
Il 2023 è stato un anno positivo per il BitCoin e le criptovalute.
Il 2023 è stato un anno positivo per il BitCoin e le criptovalute.
Il 2023 è stato un anno positivo per il BitCoin e le criptovalute. Se pensiamo che il BitCoin ha finito il 2022 a poco più di 16.500 dollari e che ora siamo a quota 42.000 si tratta di un risultato davvero buono. Certo, siamo ancora lontani dai picchi del 2021 che superavano quota 60.000 (per chi avesse comprato allora abbiamo ancora perdite importanti), tuttavia con l’avvicinarsi del’halving del 2024 sembra anche questa volta essersi verificata la situazione di particolare buonumore che precede questo appuntamento. L’halving, lo ricordiamo per chi se lo fosse dimenticato, è il momento in cui, ogni circa 4 anni, si dimezza la capacità di produrre BitCoin. Si tratta di un meccanismo pensato per rendere il BitCoin una valuta “deflattiva” ossia una moneta che sia sempre più scarsa e che, quindi, non subisca il problema dell’inflazione.
In un certo senso è un modo per far comportare il BitCoin come un bene rifugio in maniera da assomigliare all’oro. Come abbiamo già avuto modo di mostrare in passato (clicca qui) prima e dopo l’halving il valore dei BitCoin tende a crescere. Poi, ovviamente, c’è stato un flusso di notizie, giudicate favorevoli, che ha spinto le quotazioni in alcuni mesi.
Il 2023 è stato positivo anche per le altre criptovalute: abbiamo il’Ethereum, passato da poco meno di 1.200 dollari a quota 2200 (ma l’andamento è stato positivo soprattutto a gennaio e da ottobre in poi), Ripple è salita da circa 0,35 dollari a oltre quota 0,6 dollari (ma siamo sotto i picchi di questa estate superiori a quota 0,8 dollari, segno che se il 2023 è andato generalmente bene, non significa che chiunque abbia acquistato criptovalute nel 2023 sia uscito in guadagno). Anche Cardano ha avuto un andamento con il botto finale. Ha debuttato l’anno con valori sui 0,25 dollari, è cresciuta tra alti e bassi in primavera, per poi tornare a metà ottobre sui valori di debutto dell’anno e riprendere a crescere fino ai livelli attuali (sopra quota 0,61 dollari). Una crescita più segnata da alti e bassi è quella di Dogecoin che ha iniziato l’anno a quota 0,07 dollari e lo sta finendo a 0,09, ma, intanto, è salito e sceso in maniera marcata. E gli esempi potrebbero andare avanti per un bel po. Per farvi un’idea di come si sono comportate le singole criptovalute andate sul nostro convertitore di criptovalute e guardate i grafici. L’idea molto istruttiva che ne trarrete, magari facendo variare l’arco temporale su cui visualizzerete i dati, è che se anche il 2023 è stato un anno positivo, non è stato tutto rose e fiori e, comunque, un grafico di lungo periodo mostra che siamo ben sotto le euforie passate. L’idea che tutto sommato le criptovalute non sono quel paradiso che sembra emergere dai titoli degli articoli che si trovano in rete si farà strada nella vostra mente.
Molta della crescita delle criptovalute è avvenuta sulla scia della crescente attesa dell’approvazione negli Usa di un Etf sul BitCoin. Ricordiamo che se da noi in Europa ci sono comunque Etn a volontà sulle criptovalute (vedi anche qui), è stata l’attesa che ne fosse approvato uno negli Usa che ha attratto gli interessi di tutti. D’altronde se un fatto finanziario avviene negli Usa ha una valenza forte che non avrebbe altrove. Tuttavia c’è chi, come Arthur Hayes (https://cryptohayes.substack.com/p/expression), cofondatore di BitMEX, una Borsa dove si scambiano criptovalute ha ricordato che il grande valore dei BitCoin sta nel fatto che circolano. Infatti i miners, ossia chi connette i propri computer online per certificare i passaggi di mano dei BitCoin (creandone di nuovi come propria remunerazione) sono incentivati a spendere i soldi della bolletta elettrica dei loro apparati informatici dal fatto che gli scambi di BitCoin fanno lavorare (e quindi remunerare le loro macchine).
Qualora i BitCoin fossero incamerati in prodotti finanziari e si finisse di scambiarli direttamente, ma si iniziasse a compravenderli quasi solo attraverso prodotti finanziari, che incentivo ci sarebbe per i miners di fare il loro lavoro? Si tratta di una osservazione a tratti paradossale nelle conseguenze, anche perché una risposta potrebbe essere proprio nella crescita di valore dei BitCoin tale da portare la criptovaluta a remunerare i miners anche in presenza di pochi scambi. Il futuro, ovviamente, nessuno lo sa con certezza, ma questa osservazione è sufficiente di per sé a far intravvedere la complessità estrema del tema e di come ci siano molte variabili tecniche a cui guardare quando si investe in BitCoin. In particolare ci ricorda che ogni valore monetario è frutto di convenzioni, ma se la convenzione per cui l’oro è un bene di valore si basa sulla reale scarsità in natura di questo metallo, quella relativa ai BitCoin deve tenere conto del fatto che i BitCoin non esistono senza l’uomo che li produce. E questa è una fondamentale differenza.
Ad ogni modo i riflettori sono puntati sugli Stati Uniti dove l’approvazione di strumenti finanziari sui BitCoin è prevista da qui a un paio di settimane… e poco importa se si diceva così anche nei mesi scorsi.
L’eccellente 2023 delle criptovalute non ci fa cambiare idea circa la loro rischiosità come investimento e la prudenza che si impone. Certo potrebbero esserci spazi per una scommessa sul fatto che l’effetto halving continui. Tuttavia se le autorità Usa dovessero prolungare l’attesa dei mercati per i nuovi Etf il BitCoin potrebbe risentirne. Ma anche qui, se viceversa ci fosse finalmente la quotazione di prodotti dedicati negli Usa le criptovalute potrebbero fare il “botto”. Visti i numerosi scandali e scandaletti che ci sono stati ultimamente, le pressioni per regolamentare il mercato continuano a essere molto elevate e molti si aspettano che nel 2024 arrivino nuove normative. Anche questo è un fattore che potrebbe influenzare le criptovalute. In bene, perché sarebbero meno un far west per gli investitori. In modo negativo, perché il far west, cioè la libertà che ha caratterizzato il loro mondo, è stato un volano di sviluppo.
La morale è sempre la stessa: continuiamo a essere perplessi sulle prospettive delle criptovalute che un buon padre di famiglia non dovrebbe contemplare nei suoi portafogli. E a chi proprio ci volesse scommetterci sopra a suo rischio e pericolo, almeno lo faccia prodotti quotati sui mercati finanziari europei (sono più facili da gestire, anche fiscalmente, e hanno un minimo di controlli in più), magari anche diversificati su più criptovalute (questo abbatte in teoria il rischio).
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