Negli ultimi mesi, l'idea di creare una riserva strategica di Bitcoin da parte degli Stati Uniti ha suscitato un vivace dibattito. Al centro di questa iniziativa c'è la senatrice repubblicana Cynthia Lummis, che ha proposto l'acquisto di un milione di Bitcoin da parte del Tesoro americano. Tuttavia, questa proposta ha incontrato ostacoli significativi nel percorso legislativo.
La proposta della senatrice Lummis
Il 31 luglio 2024, la senatrice Lummis ha presentato al Senato il disegno di legge denominato "BITCOIN Act" (ne abbiamo parlato qui), che prevedeva l'acquisto di un milione di Bitcoin in cinque anni, finanziato attraverso la rivalutazione delle riserve auree esistenti. L'obiettivo era quello di diversificare le riserve nazionali e affrontare il debito pubblico crescente.
Ostacoli legislativi
Nonostante il sostegno di alcuni colleghi, la proposta non ha superato la fase iniziale al Senato. La mancanza di consenso bipartisan e le preoccupazioni riguardo alla volatilità del Bitcoin hanno impedito l'avanzamento del disegno di legge.
L'ordine esecutivo del Presidente Trump
Parallelamente, il 6 marzo 2025, il Presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per istituire una "Strategic Bitcoin Reserve", utilizzando i Bitcoin già in possesso del governo federale, principalmente ottenuti attraverso sequestri legali (ne abbiamo parlato qui). Questa iniziativa mira a conservare tali asset come riserva di valore, senza ulteriori acquisti sul mercato e senza costi aggiuntivi per i contribuenti.
Stato attuale della proposta
Attualmente, la proposta della senatrice Lummis rimane in sospeso. Ed è probabile che il disegno di legge non avanzi molto in fretta, tuttavia, sebbene abbia incontrato ostacoli legislativi e richieda ulteriori discussioni e approvazioni, non ci sono segnali chiari di un suo definitivo accantonamento.
In sintesi, mentre l'ordine esecutivo del Presidente Trump ha portato alla creazione di una riserva passiva di Bitcoin, la proposta legislativa per un'acquisizione attiva e su larga scala di Bitcoin da parte del governo federale non ha ancora trovato il sostegno necessario per diventare legge.
Ribadiamo, dunque, le nostre conclusioni: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e lo vediamo da come stanno andando le cose ora, ma certamente se lo Stato americano dovesse investire in BitCoin la promessa di una crescita del prezzo delle criptovalute si auto-avvererebbe. C’è da dire che a distanza dell’autunno scorso la presidenza Trump sembra aver perso un po’ di slancio e questo crea un po’ incertezza sul fronte delle riserve. Ciò detto il buon padre di famiglia non dovrebbe investire in criptovalute. Chi proprio volesse puntare sul fatto che il BitCoin un domani entri nelle riserve Usa lo fa a suo rischio e pericolo, ma almeno lo faccia con strumenti quotati.