Cibo, bevande e beni essenziali: come cambia il consumo quotidiano

Dalle tensioni sulle materie prime alle nuove abitudini di spesa, ecco come si muovono il settore alimentare e quello dei beni di prima necessità.
Dalle tensioni sulle materie prime alle nuove abitudini di spesa, ecco come si muovono il settore alimentare e quello dei beni di prima necessità.
Quando si parla di beni essenziali, il pensiero corre subito a cibo e bevande: sono loro il cuore dei consumi di tutti i giorni. Da un certo punto di vista costituiscono una base irrinunciabile del nostro vivere, da un altro lato sono esposti alle trasformazioni nelle abitudini delle persone.
Negli ultimi mesi si è parlato molto del prezzo del cacao, salito a livelli record (vedi qui per un nostro approfondimento). Non è solo un problema di aumenti al supermercato: la questione riguarda la capacità stessa delle filiere agricole di garantire produzioni stabili e di qualità in futuro e nel settore cresce l’idea che la risposta debba essere investire nelle filiere agricole per stabilizzare rese e qualità, non solo passare aumenti prezzo ai consumatori. Anche il caffè è tornato protagonista dell’inflazione alimentare: negli Stati Uniti ha raggiunto i massimi storici per scarsità di offerta e nuovi dazi sulle importazioni: un rincaro che rischia di farsi sentire presto anche nelle tazzine dei consumatori.
Allo stesso tempo, i comportamenti di acquisto cambiano. I grandi supermercati segnalano che le famiglie sono sempre più attente al prezzo e non si tratta solo di chi ha redditi bassi: la ricerca di convenienza si è estesa a tutte le fasce della popolazione. In Europa cresce la quota dei prodotti a marchio del supermercato, che hanno ormai conquistato una fetta assai consistente delle vendite alimentari.
Un fenomeno che potrebbe cambiare in profondità il settore è l’arrivo dei farmaci GLP-1, nati per curare il diabete e oggi utilizzati anche per dimagrire. La loro diffusione porta molte persone a ridurre il consumo di snack calorici e bevande zuccherate, aprendo però spazi di crescita per alimenti più leggeri, bibite funzionali e prodotti arricchiti di proteine.
Neppure il mercato delle bevande alcoliche è immune. Nei Paesi più sviluppati i consumi tendono a calare, ma crescono le nicchie delle bevande a basso o nullo contenuto alcolico, mentre una parte del pubblico si orienta verso prodotti di fascia alta selezionati.
Le aziende reagiscono a queste pressioni riformulando ricette, riducendo zuccheri e ingredienti artificiali, e adattando i listini in modo più frequente per fronteggiare la volatilità delle materie prime. In sintesi: il settore alimentare è un laboratorio che racconta bene le sfide del nostro tempo, tra rincari globali e nuove esigenze di salute.
Dal punto di vista della nostra valutazione il settore, preso nel suo insieme non sarebbe interessante, come puoi vedere dalla tabella qui sotto calcolata sui dati di fine agosto. Clicca, invece, qui, per conoscere il significato degli indicatori utilizzati e di come funziona la nostra metodologia di analisi.
Settore | Consiglio | Volatilità | Momentum | Valutazione | Sharpe ratio |
Cibo bevande e tabacco Europa | Non interessante | 1/5 | Neutro | Molto caro | 0,17 |
Cibo bevande e tabacco Usa | Non interessante | 1/5 | Neutro | Molto caro | 0,53 |
Cibo bevande e tabacco mondo | Non interessante | 1/5 | Neutro | Caro | 0,38 |
C’è da dire, però, che il settore resta anche uno dei meno volatili e questo lo rende per certi versi una soluzione da prendere almeno in esame per chi volesse un investimento azionario a basso rischio. Delle 10 azioni del settore nella nostra selezione, due sono da vendere, cinque da mantenere e tre da acquistare, si tratta di Bell foods (246,5 chf al 16/9; CH0315966322), Coca Cola (66,24 USD al 16/9; US1912161007) e Diageo (1.841 pence al 16/9; GB0002374006). In passato abbiamo comunque avuto anche avventure interessanti (si pensi alla nostra speculazione sulla francese Ldc).
I beni di consumo di prima necessità: stabilità e difesa in tempi incerti
Cibo e bevande sono una parte del più ampio mondo dei beni di consumo di prima necessità, o consumer staples (il termine inglese è quello che trovate in molti dei prodotti che vi investono), che comprende anche prodotti per la cura della casa, dell’igiene personale, per animali domestici e tabacco. È il settore difensivo per eccellenza: in ogni ciclo economico, i consumatori continuano a comprare questi articoli, garantendo stabilità ai produttori.
C’è chi prevede che il 2025 sarà un anno di crescita moderata, meno trainata dagli aumenti di prezzo e più dal ritorno graduale dei volumi. I margini potrebbero beneficiare di costi logistici e materie prime più stabili, anche se la concorrenza dei supermercati – sempre più aggressivi con offerte e promozioni – continuerà a limitare la possibilità delle aziende di alzare i prezzi.
Anche qui si nota la ricerca di convenienza: nei detergenti o nei prodotti per la cura della persona, i consumatori guardano con favore alle alternative a marchio del supermercato, spesso percepite come equivalenti alle grandi marche ma più economiche. Eppure, proprio questa stabilità della domanda rende il settore ancora molto apprezzato dagli investitori: i cosiddetti staples continuano a essere considerati un porto sicuro, soprattutto in un contesto economico incerto.
Dal punto di vista della valutazione del settore accanto a cibo e bevande abbiamo anche i settori vendita al dettaglio dei beni di prima necessità e quello dei prodotti personali e per la casa. Anche qui la valutazione è tutt’altro che positiva. Si va dal Neutro della distribuzione ai prodotti personali e per la casa che sono proprio da evitare. Ma anche qui notiamo, soprattutto se si allarga lo sguardo a livello mondiale, che il rischio scende ai livelli minimi.
Settore | Consiglio | Volatilità | Momentum | Valutazione | Sharpe ratio |
Distribuzione beni prima necessità Europa | Neutrale | 2/5 | Neutro | Corretto | 0,36 |
Distribuzione beni prima necessità Usa | Neutrale | 2/5 | Neutro | Molto caro | 0,74 |
Distribuzione beni prima necessità mondo | Neutrale | 1/5 | Neutro | Molto caro | 0,71 |
Prodotti personali e per la casa Europa | Non interessante | 2/5 | Neutro | Molto caro | 0,2 |
Prodotti personali e per la casa Usa | Da evitare | 1/5 | Neutro | Molto caro | 0,06 |
Prodotti personali e per la casa Mondo | Da evitare | 1/5 | Neutro | Molto caro | 0,01 |
Uno sguardo al futuro
Il settore dei beni di consumo essenziali è sempre stato visto come rifugio sicuro: la domanda resta stabile anche nei momenti difficili. Ma oggi ci sono motivi solidi per guardarlo con più cautela. Innanzitutto, i costi delle materie prime, dal cacao al caffè, restano elevati e comprimono i margini, mentre i supermercati spingono sempre più i loro prodotti a marchio, riducendo lo spazio per le grandi marche. Alcune categorie storicamente forti, come snack e cibi “comfort”, stanno rallentando, complice l’attenzione crescente alla salute e persino l’impatto dei farmaci dimagranti. A tutto questo si sommano regole sempre più stringenti su etichettatura e packaging, instabilità delle catene di fornitura e rischi geopolitici. Infine, molte aziende trattano a valutazioni elevate, difficili da giustificare con utili che crescono poco. Resiliente sì, quindi, ma non privo di ombre. Vediamo di confrontare pro e contro del settore in maniera chiara.
Pro (a favore) | Contro (sfavorevoli) |
Stabilità nelle crisi: i consumi non crollano nemmeno nei periodi di recessione o incertezza. | Crescita lenta: il settore offre poco potenziale di espansione rispetto a tecnologia o servizi digitali. |
Dividendi regolari: molte aziende distribuiscono utili stabili e prevedibili, apprezzati dagli investitori. | Valutazioni elevate: alcuni titoli sono considerati sopravvalutati rispetto ai margini attesi. |
Domanda resiliente: i beni essenziali sono acquistati comunque, anche in tempi difficili. | Margini compressi: costi di materie prime, lavoro e packaging riducono la redditività. |
Ruolo difensivo in portafoglio: offre diversificazione e protezione nei momenti di volatilità. | Pressioni regolatorie e dazi: nuove norme su salute, packaging e scambi globali aumentano l’incertezza. |
A livello di multipli abbiamo un rapporto prezzo / utili attesi di 17 (18 le medie mondiali), un EV/Ebitda di 12 (11,8 le medie mondiali) e un rapporto prezzo/ valore contabile di 2,7 (2,5 le medie mondiali). Tutti questi valori più bassi sono, meglio sono. Il rendimento da dividendo (più alto è, meglio è) è di quasi il 3% (1,9% le medie mondiali). Insomma, sono indicatori in linea col mercato mondiale.
Che cosa fare? Già da tempo il settore mostra indicatori di convenienza non particolarmente entusiasmanti. Questa tendenza però nel tempo non ha fatto altro che peggiorare. Se guardiamo, per esempio l’analisi dello scorso marzo in cui avevamo riportato le valutazioni, c’è stata una progressiva erosione dei valori pubblicati. L’indice di Sharpe (redditività marginale di un'attività ottenuta per unità di rischio) è calato ovunque. La considerazione che si tratta di un investimento più resiliente di altri quando le cose vanno male resta valida, e anche se ad agosto ha battuto le medie mondiali (+1,2% in euro contro +0,3%), non dimentichiamo che tra fine dicembre 2024 e fine agosto 2025 non ha brillato (-0,7%, contro il +1,3% delle Borse mondiali). Insomma, i mercati al momento non sembrano apprezzare. Per questo se avete già investito nel settore non è il caso di incrementare la vostra posizione. Potete, quindi, mantenere sia Xtrackers Msci world consumer staples (43,32 euro al 16/9; IE00BM67HN09) dedicato ai consumi mondiali, sia Invesco Consumer Staples S&P US Select Sector (589,46 euro al 16/9; Isin IE00B435BG20) dedicato ai consumi Usa. Su entrambi il consiglio passa da acquista a mantieni. Se non avete mai investito nel settore vi conviene andare selettivamente sui singoli titoli del settore beni di consumo e alimentari che vi diamo all’acquisto e che trovate qui. Tra di essi vi è Amazon (234,05 USD al 16/9; Isin US0231351067) che è un po’ difficile considerare un distributore di beni di consumo di prima necessità, ma che comunque rappresenta un pilastro dei nostri acquisti quotidiani.
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