Intelligenza artificiale: sta per scoppiare una bolla?
L’effervescenza attorno all’IA ha spinto le capitalizzazioni di Borsa dei giganti della tecnologia verso vette elevate.
L’effervescenza attorno all’IA ha spinto le capitalizzazioni di Borsa dei giganti della tecnologia verso vette elevate.
Tre anni fa il grande pubblico ha scoperto il chatbot ChatGPT, presentato dalla società OpenAI, partner di Microsoft. È stato il punto di partenza della rivoluzione dell’intelligenza artificiale generativa, un mercato ad alto potenziale. Da allora i giganti della tecnologia sono impegnati in una corsa sfrenata per proporre i migliori modelli di IA generativa e modernizzare i loro data center. Un fermento che ha spinto le capitalizzazioni di Borsa dei colossi tecnologici, Nvidia in testa, a livelli record. Al punto che oggi alcuni parlano ora di una bolla dell’intelligenza artificiale e che qualche settimana fa vi avevamo parlato di pausa di riflessione.
Una rivoluzione in marcia
Negli ultimi mesi l’intelligenza artificiale generativa, una tecnologia capace di creare contenuti originali (testi, immagini, video, musica o codice informatico) a partire da un semplice comando in linguaggio naturale, si è infiltrata ovunque. Scrive testi ed email, genera immagini e video, traduce in tempo reale, ottimizza magazzini e reti elettriche, raccomanda film e canzoni, scrive codice, prevede il meteo e aiuta i ricercatori a scoprire nuovi farmaci.
Il potenziale di questo mercato ancora nascente sembra colossale. Le imprese di tutto il mondo vi vedono la possibilità di importanti guadagni di produttività, con alcune mansioni facilmente automatizzabili, pubblicità più mirate e minori esigenze di personale. Secondo le previsioni recenti di MarketsandMarkets, il mercato globale dell’IA potrebbe raggiungere 371,7 miliardi di dollari nel 2025 ed esplodere a 2.407 miliardi di dollari entro il 2032, il che implica una crescita del 31% l’anno.
L’IA generativa, che oggi rappresenta circa il 10-15% del totale, avrebbe un potenziale di 220 miliardi di dollari entro il 2030 (+29% all’anno). OpenAI, attuale leader dell’IA generativa, prevede 2,6 miliardi di utenti settimanali del suo modello ChatGPT nel 2030, di cui 220 milioni paganti (contro 35 milioni nel luglio 2025). Ciò collocherebbe OpenAI tra le più grandi aziende di abbonamenti al mondo. La monetizzazione avverrà tramite pubblicità mirata e funzioni di acquisto integrate.
Le forze in campo
Nel panorama effervescente dell’intelligenza artificiale, gli attori dominanti si strutturano attorno a un ecosistema oligopolistico, in cui i giganti del settore tecnologico, tra cui alcune delle “magnifiche sette”, ossia Nvidia, Microsoft, Amazon, Alphabet e Meta, catturano la maggior parte dei flussi di investimento.
I giganti del cloud sono al centro del gioco e investono somme colossali per modernizzare e costruire nuovi data center sempre più performanti. I modelli di IA generativa richiedono infatti potenze di calcolo considerevoli. Parallelamente sviluppano i propri modelli di IA generativa, come Gemini per Alphabet, Copilot per Microsoft, Llama per Meta e Anthropic per Amazon tramite partnership e via dicendo...
Esistono inoltre modelli per le immagini come Midjourney o Nano Banana di Google e per i video come Sora di OpenAI. Il grande beneficiario di questa ondata di investimenti è il gigante dei semiconduttori Nvidia, padrone incontrastato delle GPU per l’addestramento dei modelli di IA che alimentano i data center dei giganti del cloud. In posizione di quasi monopolio rispetto ad altri progettisti di semiconduttori come AMD e Broadcom, detta i prezzi in un mercato in cui la domanda è superiore all’offerta.
Secondo le nostre stime, in cinque anni il suo fatturato sarà stato moltiplicato per 13, l’utile per azione per 26 e il corso dell’azione per 13. Ma i colossi tech stanno diventando concorrenti seri, in particolare Alphabet con i suoi processori TPU, ma anche Microsoft e Amazon, sempre più presenti nella progettazione di processori per IA.
Al di sopra dei progettisti di semiconduttori come Nvidia, nella piramide dell’IA troviamo i produttori di apparecchiature per l’industria dei chip come ASML e i produttori come TSMC e Intel, che volano anch’essi sull’onda di questo mercato.
Tra le imprese coinvolte nell’IA possiamo citare anche lo specialista dell’analisi dei dati Palantir, i produttori di server informatici Super Micro Computer e Dell, Coreweave, attivo nel cloud specializzato in IA, e inoltre produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche come Schneider Electric, Cisco e Corning.
Accanto a questo, numerose imprese di tutti i settori possono sperare in guadagni di produttività tali da sostenere la crescita economica mondiale e i mercati azionari. Secondo McKinsey, l’IA potrebbe aggiungere da 2,6 a 4,4 miliardi di dollari all’anno all’economia mondiale attraverso i guadagni di produttività.
Timori di una bolla
L’effervescenza attorno all’IA ha spinto le capitalizzazioni di Borsa dei giganti della tecnologia verso vette elevate. Nvidia è attualmente valutata oltre 4.400 miliardi di dollari e i giganti del cloud non sono da meno, con corsi azionari prossimi ai massimi, al punto che molti parlano di una potenziale bolla dell’IA.
Sam Altman di OpenAI è stato il primo a dichiarare che l’entusiasmo attorno all’IA assomigliava a una bolla. L’amministratore delegato di Alphabet, Sundar Pichai, ha a sua volta dichiarato qualche giorno fa che il mercato dell’IA presentava “elementi di irrazionalità” e che nessuna impresa sarà al riparo, neppure Alphabet, in caso di scoppio di una bolla.
Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha sottolineato che quando le persone sono entusiaste, come oggi per l’IA, gli investitori faticano, in mezzo a tutta questa eccitazione, a distinguere le buone dalle cattive idee. Jensen Huang, amministratore delegato di Nvidia, si mostra invece più ottimista.
La nostra opinione: investimenti difficili da rendere redditizi
Gli investimenti nell’IA saranno difficili da rendere redditizi. I quattro giganti del cloud – Amazon, Microsoft, Alphabet e Meta – sono i principali interessati, con investimenti complessivi attesi in aumento del 62% nel 2025 (dopo già un +62% nel 2024) e una nuova crescita prevista nel 2026. Ciò rappresenta non meno del 25% del loro fatturato, un peso raddoppiato rispetto al 2023, quando era solo il 12,3%. Questi colossi hanno, ovviamente, i mezzi per sostenere le loro ambizioni grazie a situazioni finanziarie solide, ma resta comunque un rischio significativo che inizia a pesare sui livelli di redditività. Per illustrare questo rischio, si noti che OpenAI, pioniere in materia di IA, non prevede di generare utili prima del 2030.
Da alcuni mesi assistiamo poi a un moltiplicarsi di partecipazioni incrociate e partnership tra i giganti della tecnologia, spesso con Nvidia al centro del gioco. Nvidia prende partecipazioni nel capitale di clienti e/o fornitori come Intel, di società di IA generativa come OpenAI, Anthropic, Perplexity AI, Mistral AI, ecc., per permettere loro di acquistare chip Nvidia. Ma le partecipazioni incrociate sono per natura rischiose, in particolare per il rischio di contagio in caso di problemi.
La frenesia degli investitori per l’intelligenza artificiale spinge al rialzo i corsi azionari dei giganti tecnologici da tre anni. Tuttavia, òe valutazioni dei titoli legati all’IA sono certamente elevate, ma non esagerate secondo noi. Si basano in parte su speranze di profitti in un orizzonte relativamente lontano, ma l’IA rappresenta solo una quota limitata degli utili dei colossi tecnologici e va vista soprattutto come un motore di crescita aggiuntivo. Dispongono di altri punti di forza nel caso in cui gli investimenti nell’IA non dovessero mai diventare redditizi. Non sarebbe una catastrofe per loro.
Inoltre, le valutazioni non ci sembrano attualmente eccessive. Per esempio, l’azione Nvidia viene scambiata a circa 25 volte gli utili attesi nei prossimi 12 mesi, un livello piuttosto basso rispetto agli ultimi anni. Tra le “magnifiche 7”, solo il titolo Tesla ci sembra sopravvalutato.
Privilegiare la qualità è una buona regola, ma…
Parlare di bolla ci sembra un po’ prematuro. I titoli dei giganti della tecnologia e dell’IA non ci sembrano oggi eccessivamente valutati. Certo, i colossali investimenti effettuati saranno difficili da rendere redditizi e le partecipazioni incrociate rendono l’insieme più fragile. Ma non al punto da fuggire la tematica. Bisogna tuttavia evitare assunzioni di rischio eccessive, privilegiando gli attori di qualità ed evitando di puntare su operatori di nicchia non redditizi. Per le azioni individuali vi invitiamo a guardare la nostra selezione di titoli all’acquisto.
Venendo ai fondi, sul mercato esistono diversi prodotti dedicati al tema dell’IA. Vi si trova per lo più Nvidia e altri giganti dei semiconduttori come AMD e Broadcom, nonché altri colossi tecnologici come Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon e Meta, “pesi massimi” dell’IA che si ritrovano già nella maggior parte degli ETF azionari mondiali e, ancor di più, negli ETF sulle azioni statunitensi.
Siamo consapevoli che, in momenti come questi, si fa sempre più importante l’idea di essere selettivi. Tuttavia, non bisogna neppure correre il rischio di perdersi l’onda lunga di questa innovazione. Chi ha seguito fin qui i nostri consigli dovrebbe essere già esposto abbondantemente al settore, visto che i suoi investimenti inziali, a meno che non siano molto recenti, dovrebbero essere già cresciuti. Pensiamo che può mantenere i suoi investimenti. In particolare confermiamo i consigli mantieni per Invesco Technology S&P US (758,88 euro al 8/12; Isin IE00B3VSSL01) e Wisdomtree Artificial Intelligence (75,04 euro al 8/12; Isin IE00BDVPNG13) e Xtrackers Msci World Info technologies (103,10 euro al 8/12; Isin IE00BM67HT60). Per chi non è mai entrato prima d’ora nel settore restano aperte alcune possibilità di farlo (in ritardo) sapendo che siamo oggi più a rischio bolla che in passato. Vi confermiamo, quindi, anche i consigli che abbiamo dato in sede della nostra ultima revisione dei consigli settoriali: c’è spazio per a una scommessa sui semiconduttori con iShares Msci Global Semiconductors (9,63 euro al 8/12; Isin IE000I8KRLL9), sottosegmento che si conferma come “molto interessante” all’interno del mondo della tecnologia. Ovviamente è già corso, quindi il rischio che prenda fiato o cali è realistico. Ma stiamo parlando di speculazione, quindi va bene. Per una scommessa più generale sull’AI c’è la possibilità di comprare Xtrackers Artificial Intelligence & Big Data 1C (155,97 euro al 8/12; Isin IE00BGV5VN51), ma, anche qui, occorre fare attenzione. Se il giudizio a dicembre sui semiconduttori era “molto interessante” allargando lo sguardo anche ai settori software e hardware troviamo giudizi pari a “neutro”. Il che ci fa propendere per tutti i consigli “mantieni” dati prima. Ma anche qui chi non ha mai scommesso sul settore e vuole farlo ora pensiamo possa ancora farlo con questo prodotto, con tutti i caveat di quando si sale su un treno in corsa già da tempo. Ovviamente si ragiona in un’ottica di lungo periodo.
E ora le infrastrutture digitali. Dal n° 1611 consigliamo una scommessa su Data Center REITs & Digital Infrastructure (16,908 euro al 8/12; Isin IE00BMH5Y327) che da allora è salito e poi ha avuto alti e bassi. È un approccio un po’ “laterale” al tema tecnologico, ma può avere un suo senso.
Infine, a metà strada tra tecnologia e difesa c’è il settore della cybersecurity di cui abbiamo parlato di recente.