Innanzitutto, chiariamo quali aziende fan parte del settore utility: società che producono o distribuiscono elettricità (incluse quelle nucleari), società la cui attività principale è distribuire il gas o l’acqua, società di servizi pubblici con attività diversificate che si aggiungono a quelle che abbiamo visto, produttori indipendenti di energia e società che fanno elettricità da fonti rinnovabili. Insomma, una categoria ampia, che è tuttavia distinta da quella del settore energia che principalmente si occupa di estrazione e produzione di petrolio e gas. Chi ci segue sa che il nostro giudizio sul settore a livello mondiale in base ai dati a fine giugno è “neutro”, questo giudizio è il risultato di una valutazione della convenienza dei titoli pari a corretta, da volatilità bassa (1/5), un momentum neutro e un indice di Sharpe a quota 0,64 (vedi qui per saperne di più). Il giudizio “neutro” vale anche se ci limitiamo alla scelta di una singola area geografica: Europa o Usa. Limitandoci a guardare la sola Europa, in particolare, abbiamo un momentum positivo che viene però compensato sia da una volatilità media (3/5), sia da titoli mediamente cari. Se guardiamo ai sottosettori il giudizio “interessante” vale solo per le utility elettriche, ricevono un “neutro” le energie rinnovabili e le multi utility; “non interessanti”, infine sono utility del gas e utility dell’acqua. Insomma, in sé il settore non mostra particolari eccezionalità. L’attuale rapporto prezzo / utili (più basso è, meglio è) è a quota 17,5 e quello prezzo / valore contabile (anche qui più basso è, meglio è) a quota 1,95 contro medie delle azioni mondiali pari a 21 e 2,4 rispettivamente. Quindi più basso, ma non di molto (e teniamo conto che negli indici mondiali sono comprese le azioni tecnologiche assai più care e brillanti (34 e 8,5 rispettivamente i rapporti di convenienza). Se si aggiunge che dei titoli che valutiamo direttamente solo due (Edp, 3,826 euro al 9/7; Isin PTEDP0AM0009 e Edp Renováveis, 10,25 euro al 9/7 euro; Isin ES0127797019) sono all’acquisto, il quadro complessivo si completa in maniera chiara.
Noi abbiamo passato da acquista a mantieni il prodotto che vi investiva (Lyxor Msci world utilities; Isin LU0533034558) nel n° 1476 (settembre 2022). Nel giugno del 2023 il fondo è stato poi assorbito in Amundi S&P global utilities Esg (11,406 euro al 9/7; IE000PMX0MW6) e da allora il consiglio è rimasto mantieni (confermato nel n° 1588 dello scorso gennaio). Anche questa settimana confermiamo il consiglio sul settore. Una eccezione vale per il nucleare su cui noi scommettiamo con VanEck Uranium and Nuclear Technologies (36,78 euro al 9/7; Isin IE000M7V94E1) che va comprato, in un’ottica di lungo periodo soprattutto ora che ha guadagnato molto. Attenzione: VanEck Uranium and Nuclear Technologies va a pescare trasversalmente su aziende di estrazione e produzione di uranio, costruttori e manutentori di centrali nucleari, società che sviluppano tecnologie per reattori nucleari e fornitori di servizi e componenti per il settore nucleare e per questo meriterebbe una categoria a sé, ma visto che il nucleare è una alternativa a petrolio e gas per il futuro dell’umanità lo trovate nelle nostre tabelle nel settore energia, anziché in quello servizi di Pubblica Utilità.