I prodotti derivati hanno questo nome perché il loro valore dipende da un’altra attività (bene sottostante o underlying asset) che può essere un indice di Borsa, un’azione, una materia prima… al variare del prezzo del sottostante, varierà anche il prezzo dello strumento derivato.
Sui mercati finanziari esistono numerosissimi strumenti derivati finanziari, che si differenziano non solo per il sottostante, ma anche per il meccanismo che lega sottostante e derivato. Per non allargare troppo l’orizzonte (esistono, per esempio, anche strumenti derivati sui tassi di interesse – interest rate swap – o contratti a termine) ci concentriamo sui prodotti short, il cui valore di mercato sale quando il sottostante scende, e viceversa, e sui prodotti long, il cui valore di mercato sale quando il sottostante sale, e viceversa.
Ci sono diversi motivi per acquistare un titolo finanziario derivato. Il primo è con finalità di copertura dei rischi, quando parliamo dei derivati short, cioè per attenuare le oscillazioni di un portafoglio di investimenti. Una seconda finalità è la speculazione: non si ha un portafoglio di titoli, ma si vuole scommettere su un ribasso dei mercati, con uno short, oppure puntare su un rialzo dei mercati, ma senza esporsi direttamente sul sottostante, comprando un derivato long.
Passiamo in rassegna i principali strumenti.
1) I turbo certificate
I turbo certificate short con scadenza fissa moltiplicano al contrario l’andamento del sottostante. Ciò che determina la moltiplicazione si chiama leva. Un turbo certificate short legato all’indice di Piazza Affari, con leva 10, guadagnerà il 10% se Milano perde l’1%, il 20% se Milano perde il 2%... e così via. Vale anche il contrario, per cui puoi perdere anche tutto se la Borsa, anziché scendere, sale e supera un valore detto di knock out. I turbo certificate long replicano, invece, direttamente l'andamento del sottostante, Dunque, un turbo certificate long legato all’indice di Piazza Affari, con leva 10, guadagnerà il 10% se Milano guadagna l’1% (e viceversa se Milano perde).
La leva non si modifica e vale sempre dal momento del tuo acquisto fino alla vendita o alla data di scadenza. Oltre all’eventualità di incappare nel knock out, l’altro rischio da considerare è che di solito i turbo certificate short/long hanno durata breve, di qualche mese: al momento della scadenza non perdi tutto, ma sei costretto a portarti a casa il risultato del certificate (un po’ come una vendita forzata).
Altre cose a cui fare attenzione: primo, la leva dipende dai prezzi del certificate e del sottostante nel momento in cui acquisti, deve essere calcolata al momento della compravendita. Secondo, il prezzo di un turbo certificate short/long incorpora diversi elementi: dallo spread denaro-lettera al “rischio gap”, quindi non aspettarti una moltiplicazione precisissima. Terzo, devi seguirli con costanza e porti dei limiti di perdita e guadagno, oltre i quali chiudere l’operazione.
Per approfondimenti ed esempi: https://www.altroconsumo.it/investi/investire/certificate/analisi/2021/09/come-far-soldi-con-borse-in-calo
2) I future e i mini -future
Un future sull’azione X guadagna se il prezzo dell’azione X sale, scende se il prezzo dell’azione X cala. I guadagni e le perdite sono moltiplicati rispetto all’andamento del sottostante. A differenza di altri derivati, puoi vendere i future anche se non li hai in mano, per scommettere al ribasso.
Sono strumenti più rischiosi di altri derivati e adatti a professionisti. Primo, perché il calcolo di guadagni e perdite si rapportano non all’intero valore del sottostante, ma al margine versato – è un meccanismo che amplifica le variazioni, sia in positivo sia in negativo. Secondo, perché guadagni e perdite sono calcolati istante per istante e contabilizzati a fine giornata (puoi anche dover pagare più di quanto inizialmente investito).
Rispetto ai future, i mini future certificate sono più accessibili e puoi limitare la perdita a quanto già investito (non vendi allo scoperto come con i future, ma compri la versione short - in caso tu voglia scommettere su un ribasso dei mercati. Ovviamente esiste anche la versione long). Come per i turbo short e long certificate, la leva è fissa e vale per tutta la durata dell’investimento e te la devi calcolare al momento della compravendita.
Altra analogia è che anche i mini-future certificate prevedono un valore di knock out, ma a differenza del turbo short/long questo knock out varia giorno dopo giorno. Le leve dei mini future sono in genere più basse di quelle dei turbo certificate, mentre la loro durata è più lunga (anche anni); il prezzo è più trasparente perché non c’è rischio gap (dipende solo dalla differenza tra valore dello strike e valore del sottostante).
Per approfondimenti ed esempi: https://www.altroconsumo.it/investi/investire/azioni/analisi/2021/10/guadagnare-con-i-future
3) I certificate short e long a leva fissa
A differenza dei turbo short/long certificate, la leva fissa è indipendentemente dal momento di acquisto e non esiste un valore di knock out. Il rovescio della medaglia è che la leva “funziona” giorno per giorno, ma non è garantita su periodi più lunghi: se le Borse fanno su e giù, senza una direzione precisa, puoi perdere.
Il fatto che non esista un valore di knock out non vuol dire che non sia possibile perdere tutto, anche in brevissimo tempo. Attenzione, infine, ai differenti orari di chiusura tra le Borse dei sottostanti e il mercato dei certificate: questione di 5 minuti, ma che può darti l’impressione (errata) che il certificate non replichi con precisione il sottostante.
Per approfondimenti ed esempi: https://www.altroconsumo.it/investi/investire/azioni/analisi/2021/10/una-leva-per-sollevare-il-portafoglio
4) Le opzioni e i covered warrant
Le opzioni call guadagnano quando il sottostante sale - rientrano quindi nel novero degli strumenti "long"; le opzioni put guadagnano quando il sottostante scende, e rientrano quindi nell’elenco degli strumenti “short”. In pratica, le call danno il diritto, non l'obbligo, di acquistare il sottostante ad un certo prezzo prefissato, chiamato strike price, mentre le put danno la possibilità, ma non l’obbligo, di vendere il sottostante a un prezzo prefissato strike price, entro un periodo di tempo o a una data prefissata (dipende se sono opzioni americane o europee).
In pratica, le put ti fanno guadagnare se le Borse scendono, mentre se le Borse salgono perdi il premio che hai pagato per l’acquisto dell’opzione, per questo sono spesso usate come strumento di copertura. Puoi anche vendere opzione put senza aspettare la scadenza; in caso di opzioni di tipo americano, in ogni momento puoi esercitarla o venderla, ma spesso la scelta migliore è venderla. Ragionamento identico per le call, solo per il fatto che guadagni se le Borse salgono.
Il prezzo è legato a molti fattori: distanza del prezzo di mercato del sottostante dallo strike, durata dell’opzione, volatilità del sottostante, andamento dei tassi…
Un difetto delle opzioni è che le banche non le offrono facilmente; si può ovviare ricorrendo ai covered warrant, opzioni put/long impacchettate e vendute sul segmento di Borsa Sedex. Hanno le stesse caratteristiche delle opzioni put (strike, scadenza, stile) e il prezzo è influenzato dagli stessi fattori delle opzioni.
Per approfondimenti ed esempi: https://www.altroconsumo.it/investi/investire/certificate/analisi/2021/10/una-leva-per-sollevare-il-portafoglio
5) I Cfd (Contract for Difference)
Sono contratti che stipuli con una controparte – di solito la piattaforma di negoziazione – affinché ti venga pagata una somma di denaro a seconda di come evolve il sottostante. Puoi vendere un cfd anche se non possiedi l’attività sottostante, per questo rientrano negli strumenti short. Esistono, ovviamente, i Cfd long.
Dato che si tratta di contratti tra te e l’emittente, la gamma di attività sottostanti è ampia (azioni e indici ma anche criptovalute o tassi di cambio). Ti permettono di operare “a leva”: meccanismo che amplifica guadagni e perdite, ma può portarti a vederti chiudere la posizione senza possibilità di recuperare. Il deposito che versi è detto margine di garanzia, e funziona come per i future.
Proprio perché sono facili da comprare, senza costi espliciti di negoziazione, ma estremamente rischiosi, le autorità sono intervenute per limitare i potenziali danni ai risparmiatori. In primis, hanno imposto limiti massimi alle “leve” utilizzabili dai risparmiatori. Inoltre, le piattaforme che ti fanno operare in cfd devono riportare i rischi di perdita legati a questa forma di investimento. Attenzione, poi, alle piattaforme non autorizzate che tentano di truffare i risparmiatori con l’esca dei cfd.
Per approfondimenti ed esempi: https://www.altroconsumo.it/investi/investire/investimenti-alternativi/ultime-notizie/2021/12/cfd-troppo-rischiosi
6) L’Etf con leva e l'Etf short (senza leva)
Trattandosi di Etf, appaiono più semplici e gestibili dei prodotti precedenti. Ma attenzione: hanno comunque dei derivati in pancia, e le repliche hanno sempre solo valore giornaliero – hanno lo stesso effetto compound che caratterizza i certificate a leva fissa. Infine, a differenza degli altri prodotti, sono fiscalmente non efficienti (non compensi guadagni e perdite). Infine, hanno leva bassa: il che non ti mette al riparo dall’effetto compound, ma limita la loro efficienza sia per copertura, sia per speculazione.
Per approfondimenti ed esempi: https://www.altroconsumo.it/investi/investire/fondi-e-etf/analisi/2022/01/etf-contro-la-borsa