Nelle ultime settimane, in Francia è emerso un dibattito sorprendente che intreccia due mondi apparentemente lontani: nucleare e Bitcoin. Protagonista di questa svolta è il Rassemblement National, guidato da Marine Le Pen, che in passato aveva assunto una posizione fortemente ostile verso le criptovalute, arrivando a prometterne il divieto nella campagna elettorale del 2016. Oggi, invece, la linea è radicalmente cambiata: il partito propone di utilizzare l’energia nucleare in eccesso per alimentare attività di mining di Bitcoin, trasformando così quello che un tempo era visto come un “nemico” in una potenziale opportunità economica e strategica.
Questa idea si inserisce nel contesto di una Francia che dispone di uno dei parchi nucleari più estesi e avanzati al mondo, con una produzione energetica spesso superiore alla domanda interna. Secondo i promotori della proposta, installare impianti di mining direttamente presso le centrali di proprietà statale permetterebbe di sfruttare questa energia in eccesso, generando profitti e rafforzando la sovranità tecnologica del Paese. Secondo i sostenitori, si creerebbe così un “circolo virtuoso” capace di coniugare sicurezza energetica, attrazione di investimenti e una posizione di spicco nel settore globale delle criptovalute.
Tuttavia, il progetto arriva in un momento delicato. La Francia, come il resto dell’Unione Europea, sta infatti implementando il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets Regulation) e una nuova normativa nazionale nota come legge DDADUE, che mirano a fornire un quadro giuridico ai crypto-asset. Parallelamente, il governo si trova a dover fronteggiare un’ondata di criminalità che ha colpito duramente il settore, con sequestri e aggressioni rivolti a imprenditori e investitori.
In questo scenario, l’alleanza tra Bitcoin e nucleare divide l’opinione pubblica: per alcuni rappresenta un’innovazione pragmatica in grado di generare benefici concreti, per altri un rischio che potrebbe legittimare un settore percepito ancora come instabile e pericoloso. Quel che è certo è che, tra cambi di posizione politici e nuove strategie energetiche, la Francia sta sperimentando una rotta che l’Europa difficilmente potrà ignorare. Noi restiamo positivi sul settore nucleare che dimostra così, ancora una volta, la sua centralità nel futuro energetico mondiale. Per saperne di più vedi qui.