La strategia dell’arrocco

In questa fase è importante dare spazio ai mercati più sicuri.
In questa fase è importante dare spazio ai mercati più sicuri.
Ottobre è stato un brutto mese per le Borse mondiali, calate del 3,1% (in euro e considerando i dividendi), portando il bilancio da fine luglio a -5,5% e riducendo quello da inizio anno a un +6,8%. Né è andata meglio ai titoli di Stato mondiali (-1,1% nel mese; -3,5% da inizio anno). La guerra in Medio Oriente ha fatto passare in secondo piano quella in Ucraina, oltre a far sembrare il mondo un luogo poco sicuro. In questo contesto le monete di Eurozona e Usa vedono bilanciati i loro rapporti (+0,2% il dollaro a ottobre, +1% da inizio anno). Ma, quanto a rendimenti, ci sono differenze. Come vedi nella tabella qui sotto, i titoli di Stato Usa rendono più di quelli in euro.
Un confronto tra i tassi d’interesse sui titoli di Stato Usa e quelli europei al 31/10 | |||||
Usa | Germania | Francia | Italia | Media UE | |
1-3 anni | 5,1% | 3,0% | 3,2% | 3,8% | 3,2% |
3-5 anni | 4,9% | 2,7% | 3,0% | 3,9% | 3,1% |
5-7 anni | 4,9% | 2,6% | 3,1% | 4,2% | 3,1% |
7-10 anni | 4,9% | 2,7% | 3,3% | 4,5% | 3,3% |
Rating S&P/Moody’s/Fitch | AA+/Aaa/AA+ | AAA/Aaa/AAA | AA/Aa2/AA- | BBB/Baa3/BBB |
Nonostante il rating Usa sia più basso di quello tedesco, gli Usa sono luogo sicuro per eccellenza. Quindi abbiamo tassi alti e sicurezza, un mix che rende i titoli di Stato Usa interessanti. Per questo abbiamo aumentato lo spazio a loro dedicato nei nostri portafogli secondo lo schema che segue.
Come cambiano i nostri portafogli | |||
Difensivo | Equilibrato | Dinamico | |
Titoli di Stato Usa 1-3 anni | Dal 5% al 10% | Dal 5% al 15% | Dal 5% al 10% |
Bond svedesi | Azzerate | Azzerate | Non presenti |
Azioni svedesi | Non presenti | Azzerate | Azzerate |
Come puoi notare di fatto vanno a sostituire gli attivi svedesi, che in questo contesto appaiono meno promettenti dei bond Usa, visti anche i rendimenti sui titoli di Stato svedesi che sono del 3,5% a 1-3 anni, del 3% a 3-5 anni, del 2,9% a 5-7 anni e del 2,9% a 7-10 anni, quindi inferiori rispetto ai titoli Usa. La corona svedese resta sottovalutata, ma non siamo più convinti che nella situazione attuale possa raggiungere il livello di equilibrio con l’euro (vedi qui) e questo ne depotenzia le prospettive in modo significativo. Qui a fianco trovi riassunto il commento alla situazione della Svezia che trovi sul nostro sito da venerdì. Come vedi già alle pagine 11 e 12, i prodotti obbligazionari dedicati alla corona svedese non passano da acquista a mantieni, bensì a vendi (dopo il breve passaggio per il consiglio non acquistare dato settimana scorsa, vedi pagina 12 del n° 1532). Pertanto, vendi Nordea 1 swedish short term BP (16,53 euro per l’Isin LU0173785626 e 195,52 corone svedesi per l’Isin LU0064321663). Per dare spazio ai bond in dollari Usa anche iShares Omx Stockholm cap (67,40 corone svedesi, Isin IE00BD3RYZ16), che investe sulla Borsa di Stoccolma, passa da acquista a vendi anch’esso dopo un breve momento a non acquistare (vedi pagina 2 del n° 1532). Stesso discorso per l’Etf Amundi Msci Nordic (551,44 euro; isin LU1681044647) indicato come seconda scelta per chi non avesse potuto comprare l’Etf iShares quotato su Xetra: vendi il titolo. Col ricavato di questi disinvestimenti puoi comprare un Etf che investa in titoli di Stato Usa a breve termine, come iShares $ treasury bonds 1-3 yr (111,58 dollari Usa; Isin IE00B3VWN179).
Alcuni di voi ci hanno scritto in merito ad operazioni di fusione o delisting. È una pratica purtroppo diffusa, ma talora inevitabile. Diciamo purtroppo perché crea disagi, ma diciamo anche inevitabile, perché spesso è motivata da patrimoni troppo esigui da gestire bene, o è conseguenza di fusioni tra gestori che si ritrovano in portafoglio prodotti duplicati da semplificare. Ti ricordiamo che trovi delle riflessioni su ciò che occorre fare in questi casi su: www.altroconsumo.it/investi/investire/fondi-e-etf/analisi/2023/10/quando-un-etf-dice-addio. E veniamo a un paio di fusioni di prodotti pubblicati in queste pagine. L’Etf Bnpp Easy Ecpi global Esg infrastructure (LU1291109293) è stato fuso in Bnpp Easy Ecpi global Esg infrastructure (65,24 euro al 3/11; Isin IE000FF2EBQ8). A pagina 18 dal mese prossimo troverai il nuovo Etf: lo puoi mantenere, perché la politica di gestione è la stessa del precedente. Lyxor core japanese government bond (898,54 yen; Isin LU2099287448) verrà, invece, delistato e liquidato entro metà dicembre, chi lo avesse può cogliere l’occasione per acquistare il prodotto sui bond giapponesi che consigliamo, cioè Ubs Bloomberg Japan Treas. 1-3 (1.168,8 yen; Isin LU2098179695).
IL PUNTO SULLA SVEZIA Tra i pochi Paesi sviluppati a subire un calo del Pil nel 2023, la Svezia si prepara alla stessa sorte nel 2024. Sul fronte del commercio estero, i principali mercati di esportazione sono in affanno. La domanda interna preoccupa: nel 2023 come nel 2024, il reddito disponibile delle famiglie svedesi diminuirà per il forte aumento dei tassi. Il Paese ha un debito delle famiglie alto (il 168% del reddito disponibile 2022) e meno del 10% dei mutui ha un tasso fisso oltre i 2 anni e oltre il 90% delle famiglie con mutuo sono già esposte a oneri molto elevati o lo saranno entro 24 mesi. Nella prima metà del 2023 la costruzione di nuove case è calata del 57% rispetto alla prima metà del 2022. Ci sono poi i consumi: le famiglie che hanno avuto alloggi a buon mercato vedono diminuire il valore delle case e il reddito disponibile, mentre l’inflazione erode il loro potere d’acquisto. La Banca centrale non ha fretta di abbassare i tassi: se l’inflazione è fortemente calata da picchi oltre il 12%, col 6,5% a settembre, resta elevata per cui un calo dei tassi è ancora lontano. Sapendo che sempre più famiglie saranno colpite dal peso del debito, che quest'ultimo non diminuirà presto e ritornerà solo ai livelli che prevalevano ancora quest'estate in tre anni, le prospettive per la domanda interna non sono affatto entusiasmanti. L’economia potrà ritrovare un po’ di dinamismo, ma solo a partire dal… 2025, mentre per un calo dei tassi c’è chi parla anche del 2026. Per l’analisi completa vai qui. |
A quasi 1,13 dollari a metà luglio, negli ultimi mesi l’euro ha registrato una flessione che lo ha portato il 3 ottobre a meno di 1,05 dollari per la prima volta dal 1° dicembre 2022. Successivamente ha riacquistato un po’ di stabilità, concludendo il mese quasi dove era iniziato. A ottobre l'euro è rimasto stabile rispetto al dollaro, ma anche rispetto alla maggior parte delle principali valute mondiali. La difficile situazione economica della zona euro e le deboli prospettive economiche sono ora incorporate nel tasso di cambio. E mentre lo statu quo monetario è ormai la norma in tutte le principali banche centrali, non c’è stato alcun cambiamento nei tassi di interesse che abbia causato la fluttuazione delle valute in una direzione o nell’altra. |
La corona norvegese è stata la grande perdente nel mese di ottobre sul mercato dei cambi, con un deprezzamento del 4,6% rispetto all'euro. La valuta norvegese è strettamente legata ai prezzi dell’energia. Quando i prezzi salgono, il valore delle esportazioni norvegesi aumenta automaticamente. La conversione in corone di valuta estera aggiuntiva guadagnata dalle vendite estere rafforza la domanda e il valore della corona norvegese. L'aumento dei prezzi dell'energia rafforza anche l'economia e l'attrattiva del Paese per gli investitori stranieri, due elementi che favoriscono l'apprezzamento della corona. A ottobre è avvenuto il contrario, con il prezzo del Brent che è sceso a meno di 85 dollari al barile rispetto ai 93 dollari del picco di settembre. |
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