Lunedì nero a Wall Street, che fare?

Calo di Wall Street, che fare?
Calo di Wall Street, che fare?
Il fatto che i mercati siano tornati a vivere una fase di forte volatilità non è una novità: già nelle ultime settimane il balletto dei dazi, l’accresciuta tensione sul fronte ucraino e le contromosse europee tra investimenti infrastrutturali e piani di difesa ci hanno abituato a fasi di forti alti e bassi, te ne abbiamo parlato anche ieri sia sul fronte azionario sia sul fronte obbligazionario.
Ma anche in questo contesto di maggior volatilità, la giornata di ieri spicca in modo particolare per nervosismo: Wall Street ha iniziato la settimana con un calo del 2,7%, il Nasdaq è andato anche oltre, con un -4%. Ancor peggio è andata alle cosiddette “magnifiche sette”, con un calo medio del 5,5% ma con titoli che hanno fatto ben peggio, per esempio Tesla (222,15 Usd, Isin US88160R1014; vendi) che ha lasciato sul terreno oltre il 15% e vede la sua quotazione più che dimezzata dai 480 dollari di metà dicembre.
A dare l’ennesima spallata ai mercati già con i nervi scoperti sono state le dichiarazioni di Trump secondo cui l’economia Usa “potrebbe affrontare una fase di transizione”, sdoganando, di fatto, l’idea di una possibile recessione. Un’idea, anche questa, non del tutto nuova: già da qualche tempo si parla di un Pil del primo trimestre in possibile calo anche per effetti in parte “tecnici” (le importazioni record delle aziende Usa, in vista dell’imposizione dei dazi, pesano sul saldo import-export e a sua volta sul Pil), ma in parte “strutturali” (diversi indicatori su fiducia e consumi mostrano qualche scricchiolio). Ma il parlare esplicitamente di “transizione” è stato un po’ come il dare il la a questi timori, in parte inespressi, dei mercati.
Che fare quindi? Prima regola, evita di prendere decisioni in base agli avvenimenti di una o singole giornate (il cosidetto recency bias): evita, in pratica, di farti prendere dal panico vendendo tutto sulla scia delle perdite di ieri, ma evita anche l’errore opposto di buttarti su acquisti sproporzionati, o poco “ragionati”, tentando di sfruttare quelli che possono apparire prezzi da saldo. Se segui una delle nostre strategie di portafoglio, sai che i nostri modelli (dove gli Usa occupano una parte non certo indifferente) non sono costruiti per un investimento mordi e fuggi, ma per un investimento che deve avere il tempo di maturare, e parliamo non di mesi ma di anni. Questo non significa essere immuni da cali, anche importanti, come d’altronde è già accaduto anche in tante altre occasioni in passato: dalla bolla delle dotcom all’attentato delle Torri Gemelle, gli esempi non mancano certo, e potremmo proseguire a lungo con l’elenco.
Partiamo dalla parte azionaria dei tuoi portafogli. Come abbiamo già accennato, gli Usa rappresentano una parte importante dei portafogli, ma non c’è solo quello: non è un caso che anche altre Borse, tra cui alcune introdotte lo scorso gennaio, facciano parte dei nostri portafogli. Ma non solo: anche all’interno della stessa Borsa le singole azioni vanno scelte differenziando a livello settoriale, non è un caso che a settori più “aggressivi” come l’intelligenza artificiale si affianchino anche consigli su settori “conservativi”, come i beni di consumo di prima necessità. Questa diversificazione settoriale può essere fatta anche con gli Etf. Se hai seguito queste indicazioni, l’impatto sui tuoi portafogli non è nullo, certo, ma già hai attenuato i picchi peggiori.
Anche se l’andamento dei mercati azionari è quello che ha fatto più “scalpore” sui mercati, la tensione si riversa anche sul mercato obbligazionario, con gli investitori che chiedono rendimenti più alti per remunerare il rischio e di conseguenza un calo dei prezzi, che per le scadenze più lunghe è stato anche di diversi punti percentuali. Non commettere l’errore di pensare che, tenendo i titoli fino a scadenza, questo calo non ti riguardi: fare attenzione a ripartire i tuoi investimenti su più scadenze ti permette, da un lato, di sfruttare l’andamento dei tassi per i capitali che dovrai via via reinvestire, dall’altro lato di avere un “cuscinetto di sicurezza” di liquidità dai titoli arrivati in scadenza, nel caso di spese impreviste, senza dover vendere a prezzi stracciati. Ecco perché, per esempio, già da tempo ti consigliamo strategie come la ladder o la barbell, che servono proprio a impostare questo “portafoglio di scadenze” per i tuoi bond. Ma se anche non segui queste strategie, già le duration che ti consigliamo (lunghe ma non lunghissime) ti mettono relativamente al sicuro sia dalle oscillazioni dei prezzi del titolo, sia dal rischio di dover vendere in un momento sbagliato.
Ultimo, ma non ultimo, occasioni come queste dimostrano anche che il consiglio di diversificare su diversi emittenti, e su diverse valute, non è un modo per renderti la vita difficile, ma un ulteriore paracadute per attenuare l’impatto delle discese. E la diversificazione su più valute, e su più “emittenti”, vale anche in campo azionario: acquistare le azioni di due o tre società Usa, magari per di più dello stesso settore, non equivale certo a investire su Wall Street nella sua globalità, o con strumenti di risparmio gestito o con un portafoglio più ampio di azioni.
Uscendo dalle nostre tre strategie “di base”, sono tanti i consigli che ti diamo da tempo sui cosiddetti “investimenti extra-portafoglio”, sia speculativi sia non speculativi. Anche in questo caso, non è un modo per complicarti inutilmente la vita, ma ulteriori spunti con cui ti forniamo, da un lato, degli airbag per ammortizzare gli “incidenti”, dall’altro degli acceleratori per dare più sprint al tuo portafoglio complessivo.
Sul primo fronte, per esempio, ci sono i consigli su diversi certificate di investimento: che siano a capitale protetto (te ne abbiamo consigliati, specialmente in passato) o condizionatamente protetto che, grazie ai loro cosiddetti pay-off asimmetrici non ti immunizzano interamente dalle perdite, ma proteggono il tuo capitale a scadenza fino a cali anche del 50% dei mercati e fanno sì che quella parte del tuo investimento compensi, grazie alle cedole generose che nel frattempo vengono pagate, almeno in parte, il rosso del portafoglio “principale”, migliorando il risultato complessivo del portafoglio e il rapporto rendimento/rischio.
Sul secondo fronte, se vuoi andare oltre tutto quello che ti abbiamo detto finora e sei un investitore col pelo sullo stomaco che vuole sfruttare a proprio vantaggio i ribassi, con una parte (contenuta) del tuo portafoglio hai la possibilità di sfruttare le potenzialità dei derivati short: la settimana scorsa, per esempio, ti avevamo segnalato i certificate short proprio sul titolo Tesla.
Ti ritrovi in tutto quello che abbiamo detto finora, perché lo applichi già da tempo ai tuoi investimenti? Benissimo, in questo caso puoi stare (relativamente) tranquillo: non vuol dire che, negli alti e bassi giornalieri, anche tu non possa subire degli scossoni, ma sei ben attrezzato per vedere i frutti del tuo lavoro di investitore nel lungo periodo.
E se invece non pensi di essere allineato a questi consigli? Non è mai troppo tardi: puoi cominciare anche ora a metterli in pratica. Ma attenzione, non farti impigrire da una (eventuale) schiarita dei mercati nei prossimi giorni: se le Borse, come ci auguriamo tutti, ritroveranno serenità, non vuol dire che puoi rimandare il problema! Approfitta di questo “momento di riflessione” per capire dove intervenire sul tuo portafoglio, seguendo tutti i consigli di cui ti abbiamo parlato finora. Di cali ce ne saranno ancora in futuro (l’incognita non è il “se”, ma il “quando”): il modo migliore per affrontarli è impostare la propria strategia di investimento prima che la bufera arrivi, e non quando è già scoppiata.
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