Negli Stati Uniti, la fine dello shutdown federale permette finalmente di vedere i dati sul mercato del lavoro di settembre. Sempre dagli Stati Uniti, i verbali dell’ultima riunione della Fed (fine ottobre) mostrano un comitato diviso.
Nell’area euro, i dati definitivi confermano che l’inflazione a ottobre è scesa al 2,1% su base annua, in lieve calo rispetto al 2,2% di settembre. In Italia, i dati finali di ottobre sul carovita confermano sostanzialmente la fotografia emersa con le stime preliminari. Il nodo, per il nostro Paese, è piuttosto la crescita. Nelle nuove previsioni d’autunno, la Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di Pil per l’Italia.
Fuori dalla zona euro, la Polonia continua a distinguersi in positivo: nel terzo trimestre il Pil cresce dello 0,8% sul trimestre precedente e del 3,7% su base annua, il miglior dato dal 2022, L’inflazione, nello stesso tempo, è scesa intorno al 2,8% a ottobre, molto più bassa rispetto ai picchi degli ultimi anni. Nel Regno Unito, invece, la novità positiva arriva sul fronte dei prezzi. La Svizzera, al contrario, registra nel terzo trimestre una contrazione dello 0,5% del Pil rispetto ai tre mesi precedenti, la prima flessione da oltre due anni
In Asia, il Giappone è al centro dell’attenzione per un mix di crescita in frenata, inflazione ancora sopra il target e svolta sui tassi di interesse. Sul fronte dei prezzi, l’inflazione “core” (al netto del cibo fresco) è salita al 3% annuo a ottobre e nel frattempo, i dati sul Pil del terzo trimestre mostrano una contrazione dell’1,8% su base annualizzata. Il movimento al rialzo dei rendimenti giapponesi ha anche una dimensione globale: la fine di tassi ultra-bassi toglie infatti ossigeno al tradizionale “carry trade” in yen. Rimanendo in Asia, l’Indonesia sceglie la prudenza: la banca centrale lascia infatti il tasso di riferimento al 4,75% per il secondo mese consecutivo.