Guida all'acquisto

Come scegliere il cibo per gatti

23 maggio 2022
cibo gatto acquisto

Per il tuo gatto un'alimentazione corretta che vada incontro alle sue esigenze nutrizionali è molto importante. Ecco tutto quello che devi sapere per scegliere il cobo più adatto per il tuo micio.

Il mercato propone tipologie differenti nella forma (crocchette, filetti, bocconcini, paté), nei gusti, nel confezionamento (bustine, lattine), nei formati. Il tutto in funzione dell’età dell’animale, fino ad arrivare ad una scelta differenziata in funzione dello stato di salute del nostro gatto. Di fronte ad un’offerta così ricca e variegata il compito arduo è lasciato al padrone-acquirente. Con questo test abbiamo cercato di rispondere ai quesiti più importanti, per scoprire se davvero i prodotti venduti sugli scaffali dei supermercati sono adeguati per garantire un buon nutrimento per i nostri mici. E, soprattutto, se il prezzo fa la differenza. Scopri il nostro test.

 Leggi i risultati del test

Cosa bisogna sapere

Sicuramente il primo passo è fare attenzione alla denominazione di vendita che si trova in etichetta: infatti, la principale distinzione è quella tra gli alimenti (o mangimi), cosiddetti, completi e quelli complementari, vale lo stesso per il cibo per cani. Ma che differenze hanno? La normativa definisce:

  • mangimi completi: "mangimi composti che, per la loro composizione, sono sufficienti per una razione giornaliera";
  • mangimi complementari: "mangimi composti con contenuto elevato di talune sostanze, ma che, per la loro composizione, sono sufficienti per una razione giornaliera soltanto se utilizzati in associazione con altri mangimi".

I cibi completi e bilanciati dovrebbero contenere tutti gli elementi nutritivi necessari all’animale e non dovrebbero richiedere alcuna aggiunta, tranne acqua (sempre fresca e disponibile che non deve mai mancare). Ne consegue che i cibi complementari non devono essere mai utilizzati come unica fonte della dieta del gatto (vale lo stesso per il cane). Infatti possono essere ricchi in alcuni elementi e poveri in altri e possono quindi indurre gravi carenze. Devono quindi essere somministrati in associazione con altri cibi per non incorrere in squilibri nutrizionali. 

Cibo secco o umido? Entrambi hanno dei vantaggi

Entrambe le tipologie di alimenti sono in grado di soddisfare i fabbisogni del gatto e hanno pro e contro:

  • i cibi umidi sono meno versatili nell’utilizzo e manipolazione e in compenso sono gustosi, contengono ridotte o minime quantità di amidi, apportano buone quantità di grassi. Inoltre sono più appetibili e forniscono acqua;
  • le crocchette sono più igieniche, facili da dosare, buone per l’igiene dentale, hanno una buona densità calorica ma spesso contengono troppi carboidrati (in generale poco tollerati dal gatto).

Ma forse la principale differenza è quella sul portafoglio. A titolo di esempio, in questo test è emerso che, considerando i due migliori acquisti (umido e secco), alimentare il gatto unicamente con il cibo umido costa più di tre volte di più rispetto al cibo secco. L’ideale, comunque, è variare la composizione della sua razione giornaliera suddividendola tra mangime secco e umido, per i benefici di entrambi i tipi. 

A cosa stare attenti?

Complessivamente la maggior parte dei mangimi inclusi del test è da ritenersi di buona qualità, ma ciò non esclude il fatto che alcune caratteristiche dovrebbero essere migliorati (ad esempio, addizione di vitamina A e Taurina sempre in tutti gli alimenti completi per essere sicuri di coprire i fabbisogni di due parametri così importanti per il gatto). Ci sono comunque due aspetti da tenere in considerazione per la scelta quando si è davanti agli scaffali di cibo per animali:

  • il prezzo che non sempre è un indicatore proporzionale della qualità perché i risultati del test dimostrano che è possibile risparmiare scegliendo dei prodotti relativamente poco cari, ma comunque di qualità. Il migliore prodotto tra gli alimenti umidi è un prodotto da supermercato con un prezzo per razione giornaliera che si colloca nella metà meno costosa del range dei prezzi, anche se c’è da dire che in generale i prodotti più costosi si collocano nella fascia più alta della qualità. Per quanto riguarda gli alimenti secchi, invece, tutti quelli meno costosi sono in fondo alla classifica;
  • l’etichetta che riporta denominazioni di vendita e immagini suggestive che fanno pensare che all’interno di crocchette, scatolette e bustine ci siano tagli pregiati di carne o pesce, ma la realtà è diversa. Del tipo di carne/pesce vantato in etichetta spesso ce n’è solo il 4%. Abbiamo appurato che ciò non ne compromette la qualità nutrizionale complessiva, ma se la tua sceglie si basa su questo aspetto è bene controllare i pochi ingredienti indicati genericamente nella composizione dell’alimento in etichetta.  

Domande Frequenti

Rispondiamo alle domande più frequenti sul cibo per gatti

Quanto cibo dare ai gatti?

I gatti, e naturalmente tutti gli altri animali domestici, devono essere nutriti offrendo loro gli alimenti giusti nelle dosi corrette al fine di mantenerli in buona salute il più a lungo possibile.

Ad ogni gatto corrispondono unici requisiti nutrizionali: unici perché dipenderanno da diversi fattori, quali la taglia, lo stadio della vita, il livello di attività e le condizioni di salute.

Le quantità di alimento devono essere calcolate in funzione del bisogno energetico quotidiano e della percentuale di calorie degli alimenti. In tal senso è molto utile il colloquio con il veterinario durante la visita per avere suggerimenti sulla dieta e le dosi corrette degli alimenti. È inoltre importante che le quantità distribuite giornalmente siano pesate per evitare eccessi calorici che possono esitare in sovrappeso e obesità.

Indicativamente possiamo affermare che in funzione dell’attività del gatto sono necessarie:

  • 60-70 Kcal per kg di peso corporeo per un gatto sedentario;
  • 80 kcal per kg di peso corporeo per un gatto attivo.

Quindi, ad esempio per un gatto di 5 kg sedentario saranno necessarie circa 300 – 350 kcal giornaliere (60 kcal x 5; 70 kcal x 5 kg), mentre per un gatto dello stesso peso ma attivo saranno necessarie circa 400 kcal giornaliere (80 kcal x 5 kg).

Cosa succede se il gatto mangia il cibo del cane?
Gatto e cane hanno bisogni specifici differenti. Di conseguenza, l’alimentazione del gatto non deve basarsi sugli alimenti studiati e proposti per il cane. In particolare, il pericolo di una prassi di questo tipo risiede nella necessità del gatto di ricevere adeguati quantitativi di taurina (un amminoacido essenziale per lui) non previsti negli alimenti per cani: la taurina è essenziale per il gatto ed  è implicato nella vista, nella funzione del miocardio e nella riproduzione. La sua carenza provoca una serie di problemi clinici e metabolici, tra cecità, sordità, cardiomiopatia e insufficienza cardiaca, scarsa crescita neonatale, problemi riproduttivi, e difetti congeniti. 
Il gatto può mangiare vegano?

A differenza del cane, il gatto ha conservato il suo carattere di carnivoro più stretto. Come spiegato sopra, il gatto necessita di assumere la taurina (un amminoacido essenziale) attraverso l’alimentazione: trovata abbondantemente in molti pesci, uccelli, e piccoli roditori, la taurina è assente o presente solo in tracce nelle piante. Di conseguenza diete rigide vegetali non sono appropriate per i gatti.

Inoltre, un altro aspetto da tenere in considerazione è legato al metabolismo di proteine e carboidrati: il gatto non necessità di questi ultimi per produrre energia e, anzi, ne tollera poche quantità e, al contrario, ha bisogno di elevati quantitativi di proteine. Ciò rende il gatto inadatto a diete vegane e simili. 

Il gatto può mangiare il formaggio?

Il formaggio è un derivato del latte e la maggior parte delle tipologie in commercio contiene naturalmente lattosio (lo zucchero del latte) che, per essere digerito dal soggetto (vale sia per gli esseri umani che animali), ha bisogno di un enzima specifico che si chiama lattasi che è presente nei gattini allattati dalla mamma. Terminato l’allattamento, questo enzima scarseggia fino a non essere più prodotto dall’organismo del gatto adulto. Questo rende il gatto tendenzialmente intollerante al lattosio, di conseguenza l’assunzione di formaggi potrebbe provocargli fastidi.

Ci sono dei formaggi che non hanno lattosio, come quelli lungamente stagionati e quindi si possono ovviare le problematiche dovute al lattosio, ma in generale sono molto “concentrati” e quindi anche più ricchi di sale.

In conclusione, il formaggio non è un alimento vietato come quelli pericolosi (ad esempio come il cioccolato e la cipolla) ma se lo si vuole offrire al nostro gatto deve essere proposto in piccole dosi, non può essere considerato un componente basilare della sua alimentazione e non sostituisce gli alimenti proteici (carne e pesce) che devono essere sempre presenti. 

 
Il gatto può mangiare i nostri avanzi?

Come già sottolineato, i fabbisogni nutrizionali del gatto sono estremamente diversi rispetto a quelli dell’essere umani, per cui comportamenti abituali legati alla somministrazione di avanzi della tavola devono essere evitati.

Questo perché, non solo è fondamentale che il nostro gatto venga alimentato con razioni ben bilanciate in termini di nutrienti secondo i suoi bisogni (principalmente proteine, un po’ di grassi e pochi carboidrati), ma anche per evitare che gli vengano offerti alimenti per lui tossici. Se si decide per l’alimentazione casalinga (il che non significa “avanzi della tavola”) bisogna consultare un veterinario per farsi aiutare nella composizione del pasto ed è importante che alcuni alimenti sono sempre da evitare in quanto responsabili di disturbi e fenomeni di tossicità. Tra questi figurano:

  • cioccolato (a causa degli effetti tossici di due metilxantine – teobromina e caffeina – che contiene);
  • cipolle e aglio (a causa degli effetti tossici della loro alta concentrazioni di composti solforati);
  • uova crude (a causa di un enzima contenuto nell’albume che interferisce con l’assorbimento delle vitamine del gruppo B);
  • pesce crudo (a causa di un enzima che interferisce con l’assorbimento della vitamina B1).