Alcuni anni fa l’editrice “la Stampa”, ora GEDI, ha instituito un nuovo tipo di abbonamento che prevedeva il ritiro della propria copia del quotidiano presso qualsiasi edicola convenzionata in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, superando così il precedente metodo di “ritiro presso l’edicola”.
Il sistema funziona tramite una tessera detta “carta quotidiana” su cui tramite un codice a barre vengono riportate le condizioni dell’abbonamento stipulato (5, 6 o 7 giorni); l’edicolante tramite scansione del codice a barre “registra” on line la copia consegnata prevenendo quindi “doppi ritiri”.
Tale metodo avrebbe dovuto consentire la comodità del ritiro praticamente ovunque ci fosse un’edicola nel territorio delle 3 regioni, dove La Stampa è maggiormente letta.
Purtroppo però, complice il fatto che l’edicolante doveva dotarsi a sue spese di computer, pistola per scansionare il codice a barre e connessione internet, non tutti gli edicolanti aderirono.
Con gli anni poi molte edicole hanno chiuso e molte altre ridotto il proprio orario di lavoro al mattino e quindi ciò rende sempre più difficoltoso ritirare la propria copia preventivamente pagata.
L’editrice, pur conscia di questa situazione, nulla fa per venire incontro agli abbonati a cui potrebbe ad esempio riconoscere un’estensione del periodo di abbonamento per recuperare le copie non ritirate (che sono tutte registrate) oppure riconoscere uno sconto proporzionale in fase di rinnovo.
E’ pur vero che l’abbonamento cartaceo permette la lettura del quotidiano in PDF ma chi decide di pagare per avere le copie cartacee è perché le preferisce alla versione digitale.
Sono prossimo ai 63 anni ed è dai tempi della scuola che leggo “La Stampa”; negli ultimi 40 anni non ho mai smesso di comprarla rifiutando per principio certe scorciatoie per averne copia digitale.
Oggi però allo scadere dell’abbonamento ho deciso di non rinnovarlo; non sono più disposto a pagare e non poter ritirare la copia e certamente non posso permettermi di pagare giorno per giorno una cifra che a fine anno assomma ad un valore importante.
Resto speranzoso che l’editrice faccia qualcosa per modificare la situazione.
Cordiali saluti
Marco Doria