Scegliere il pneumatico piu verde

Non solo la produzione, ma anche l’utilizzo delle gomme ha un costo ambientale. Ecco cosa c'è da sapere per scegliere il pneumatico meno dannoso per l'ambiente.
Al di là del prezzo la qualità e la sicurezza sono senza dubbio i parametri più importanti per l’acquisto di un pneumatico per la vostra auto. Tuttavia sapere quale impatto sull’ambiente ha la produzione e l’utilizzo di un determinato modello può essere utile per orientare la vostra scelta verso un prodotto più ecocompatibile.
Le modalità con cui si valuta quanto costa all’ambiente un pneumatico non si possono limitare solo alla sua fase di produzione. Il suo utilizzo quotidiano è di fatto altrettanto inquinante, e non solo per fattori come la resistenza al rotolamento (che direttamente influisce sul consumo di carburante) e la durata di vita, ma anche per le varie sostanze che vengono rilasciate nell’ambiente durante l’uso.

Abbiamo voluto mandare in un laboratorio specializzato più o meno gli stessi modelli di pneumatici estivi che abbiamo testato dal punto di vista delle prestazioni, per stabilire anche quali sono le sostanze inquinanti e in che misura vengono rilasciate da ogni modello.
Abbiamo effettuato prima una valutazione della composizione del prodotto, separando in ogni pneumatico la gomma, dal metallo e dal tessuto. Poi abbiamo effettuato un’analisi chimica sul battistrada, individuando ceneri, composti organici aromatici, IPA, metalli, zolfo, mercurio e composti organici volatili.
Ecco quello che abbiamo scoperto:
• Composti organici aromatici (benzene, toluene, stirene, ecc.): sono composti che si utilizzano durante la produzione, ma fortunatamente, le quantità rilevate in tutti i modelli non sono preoccupanti.
• Idrocarburi policiclici aromatici (IPA): sono noti agenti cancerogeni che si trovano in eccesso in alcuni modelli del test.
• Metalli pesanti (piombo, antimonio, arsenico, cadmio, nichel, mercurio, cromo): rappresentano una forte fonte di inquinamento, soprattutto delle acque. Si possono trovare soprattutto nelle leghe usate per fabbricare il filo metallico dei pneumatici, o come impurità contenute nelle materie prime utilizzate per la loro produzione. Le nostre analisi hanno rivelato un eccessiva presenza di questi inquinanti in pochissimi pneumatici.
• Lo zinco: è un componente fondamentale per i pneumatici ma è anche, purtroppo, un potenziale grande inquinante. Viene rilasciato nell’ambiente durante l’usura dei pneumatici ed è tossico per la vita acquatica. Fortunatamente, nessuno dei pneumatici testati ne contiene una quantità eccessiva.
• Composti organici volatili o semivolatili (COV), come il benzotiazolo o la dibenzilammina: vengono utilizzati come additivi nel processo di fabbricazione e possono avere un impatto negativo sull’ambiente. Alcuni pneumatici ne contengono purtroppo quantità eccessive. Per chiudere, vale la pena dire due parole su un altro componente: il silicio. Le nostre analisi hanno rilevato che il silicio viene utilizzato sempre più spesso dai produttori al posto del nero di carbonio durante il processo di fabbricazione. Si tratta di una sostituzione intelligente, perché anche dai nostri test si evince che la presenza di una percentuale significativa di silicio (probabilmente sotto forma di siliconi) diminuisce la resistenza al rotolamento della ruota e garantisce una migliore aderenza sul bagnato.
Al di là del prezzo la qualità e la sicurezza sono senza dubbio i parametri più importanti per l’acquisto di un pneumatico per la vostra auto. Tuttavia sapere quale impatto sull’ambiente ha la produzione e l’utilizzo di un determinato modello può essere utile per orientare la vostra scelta verso un prodotto più ecocompatibile.
Le modalità con cui si valuta quanto costa all’ambiente un pneumatico non si possono limitare solo alla sua fase di produzione. Il suo utilizzo quotidiano è di fatto altrettanto inquinante, e non solo per fattori come la resistenza al rotolamento (che direttamente influisce sul consumo di carburante) e la durata di vita, ma anche per le varie sostanze che vengono rilasciate nell’ambiente durante l’uso.

Abbiamo voluto mandare in un laboratorio specializzato più o meno gli stessi modelli di pneumatici estivi che abbiamo testato dal punto di vista delle prestazioni, per stabilire anche quali sono le sostanze inquinanti e in che misura vengono rilasciate da ogni modello.
Abbiamo effettuato prima una valutazione della composizione del prodotto, separando in ogni pneumatico la gomma, dal metallo e dal tessuto. Poi abbiamo effettuato un’analisi chimica sul battistrada, individuando ceneri, composti organici aromatici, IPA, metalli, zolfo, mercurio e composti organici volatili.
Ecco quello che abbiamo scoperto:
• Composti organici aromatici (benzene, toluene, stirene, ecc.): sono composti che si utilizzano durante la produzione, ma fortunatamente, le quantità rilevate in tutti i modelli non sono preoccupanti.
• Idrocarburi policiclici aromatici (IPA): sono noti agenti cancerogeni che si trovano in eccesso in alcuni modelli del test.
• Metalli pesanti (piombo, antimonio, arsenico, cadmio, nichel, mercurio, cromo): rappresentano una forte fonte di inquinamento, soprattutto delle acque. Si possono trovare soprattutto nelle leghe usate per fabbricare il filo metallico dei pneumatici, o come impurità contenute nelle materie prime utilizzate per la loro produzione. Le nostre analisi hanno rivelato un eccessiva presenza di questi inquinanti in pochissimi pneumatici.
• Lo zinco: è un componente fondamentale per i pneumatici ma è anche, purtroppo, un potenziale grande inquinante. Viene rilasciato nell’ambiente durante l’usura dei pneumatici ed è tossico per la vita acquatica. Fortunatamente, nessuno dei pneumatici testati ne contiene una quantità eccessiva.
• Composti organici volatili o semivolatili (COV), come il benzotiazolo o la dibenzilammina: vengono utilizzati come additivi nel processo di fabbricazione e possono avere un impatto negativo sull’ambiente. Alcuni pneumatici ne contengono purtroppo quantità eccessive. Per chiudere, vale la pena dire due parole su un altro componente: il silicio. Le nostre analisi hanno rilevato che il silicio viene utilizzato sempre più spesso dai produttori al posto del nero di carbonio durante il processo di fabbricazione. Si tratta di una sostituzione intelligente, perché anche dai nostri test si evince che la presenza di una percentuale significativa di silicio (probabilmente sotto forma di siliconi) diminuisce la resistenza al rotolamento della ruota e garantisce una migliore aderenza sul bagnato.
La durata di vita di un pneumatico è un aspetto molto importante anche nel valutare l’impatto ambientale globale di una gomma. Ricostruire un pneumatico, ovvero ottenerne di nuovi da quelli vecchi, significa allungarne sensibilmente la durata di vita e risparmiare le materie prime (non rinnovabili e inquinanti) impiegate per un nuovo pneumatico. Ma la ricostruzione conviene davvero per un treno di gomme di una vettura privata? I pneumatici ricostruiti possono essere convenienti dal punto di vista economico (si risparmia un 30-40%), ma l’impatto sull’ambiente non è così favorevole. Nella ricostruzione, infatti, viene rinnovato solamente il battistrada, mentre i fianchi rimangono gli stessi. In questo modo si risparmia materiale, è vero, ma anche il processo di ricostruzione richiede materie prime ed energia. Il pneumatico ricostruito, poi, è più rumoroso e solitamente ha prestazioni inferiori rispetto al pneumatico nuovo, sia in termini di guidabilità sia nei consumi di carburante. Sarà forse questa la ragione per cui più del 97% dei nostri intervistati preferisce cambiare le gomme usurate con altre nuove, invece di affidarsi a quelle ricostruite. La ricostruzione conviene soprattutto al trasporto pesante (camion, autobus…), perché lì i pneumatici sono molto più grossi e cari. Inoltre le differenze di prestazioni e di risparmio carburante in questo tipo di pneumatici sono più limitate.