Le calze a compressione funzionano davvero? Cosa sapere prima di comprarle
Pesantezza cronica, gonfiore, prevenzione dei trombi: le calze a compressione graduata sono potenzialmente utili in molti casi, ma vanno scelte con cura. In questa guida spieghiamo come funzionano, quando sono utili (e quando no), come riconoscere una calza “medica” da una semplicemente contenitiva e come usarle correttamente per evitare errori e spese inutili. Un aiuto pratico per orientarsi tra termini, modelli e classi di compressione prima dell’acquisto.
In questo articolo
- Per quali problemi venosi o linfatici sono utili
- Rischi e controindicazioni
- Come funzionano le calze a compressione graduata
- Tipologie di calze: livelli di compressione, modelli e tessuti
- Come scegliere la calza corretta e di qualità
- Come utilizzare correttamente le calze terapeutiche
- Domande frequenti
Per quali problemi venosi o linfatici sono utili
Nonostante siano proposte per vari problemi, l’efficacia è ben documentata solo per alcune condizioni mediche, mentre per altre è più incerta. Le raccomandazioni, in questi casi, derivano soprattutto dall’esperienza clinica. Vediamo quali sono le situazioni in cui le calze hanno efficacia documentata.
Utilizzi di provata efficacia
Per queste condizioni ci sono prove di efficacia convincenti:
- edema e ulcere venose degli arti inferiori (insufficienza venosa cronica): le prove indicano che la terapia compressiva (calze o bendaggi) favorisce la guarigione delle ulcere venose e riduce il dolore;
- prevenzione della trombosi venosa profonda (TVP) dopo interventi chirurgici: le calze riducono il rischio di TVP nel periodo post-operatorio, ma oggi non sono più la prima scelta nei pazienti a rischio moderato-alto, perché gli anticoagulanti (quando utilizzabili) sono più efficaci. Le calze restano utili soprattutto quando i farmaci sono controindicati o come supporto in pazienti selezionati;
- prevenzione della trombosi venosa profonda (TVP) durante lunghi viaggi aerei (≥ 4 ore). Prove scientifiche di buona qualità indicano che le calze compressive possono ridurre il rischio di TVP. Ci sono anche prove sufficienti che siano utili per la prevenzione di trombosi più superficiali. È bene sottolineare, però, che nella maggior parte degli studi non si è accertata la prevenzione effettiva delle trombosi, ma solo la riduzione dei sintomi indicativi di un maggiore rischio di trombosi.
Utilizzi di dubbia efficacia
Per queste condizioni le prove sono deboli, incoerenti o di bassa qualità e l’uso è spesso basato su consenso di esperti, più che su dati certi:
- prevenzione delle recidive di ulcere venose. Non ci sono prove convincenti che le calze evitino le recidive dopo la guarigione, anche se alcune linee guida ne suggeriscono l’uso prolungato come misura prudenziale;
- linfedema: le calze terapeutiche sono usate come mantenimento dopo la fase di bendaggio, ma ci si basa soprattutto su consenso di esperti che su evidenze solide;
- vene varicose: le ricerche sull’uso delle calze compressive come trattamento iniziale per le vene varicose sono di qualità molto bassa. Non vi sono inoltre prove convincenti che le calze possano rallentare la progressione della malattia o prevenire le recidive dopo altri trattamenti, come termoablazione, scleroterapia o intervento chirurgico;
- sindrome post-trombotica: anche gli studi che suggeriscono un ruolo delle calze compressive nella prevenzione o nel trattamento della sindrome post-trombotica dopo una trombosi venosa profonda sono di qualità molto bassa. Le evidenze attuali non permettono di raccomandarne l’utilizzo in tutti i casi;
- prevenzione dell’insufficienza venosa cronica nelle professioni statiche: Per chi passa molte ore in piedi o seduto per lavoro, l’uso delle calze è spesso consigliato, ma mancano dati sufficienti per dire che le calze prevengano davvero l’insorgenza dell’ insufficienza venosa. Possono però dare sollievo;
- performance sportiva, recupero o prevenzione degli infortuni. Le prove sono deboli e poco coerenti: alcuni studi riportano benefici soggettivi (meno fatica percepita), ma non emergono vantaggi oggettivi. Per approfondire, leggi la FAQ “Calze a compressione durante lo sport: servono davvero?
Rischi e controindicazioni
L’uso delle calze a compressione è in genere sicuro, ma in alcune situazioni è sconsigliato o va valutato dal medico. Meglio evitarle (o usarle solo sotto controllo specialistico) in caso di:
- grave insufficienza arteriosa alle gambe: la compressione può ridurre ulteriormente il flusso sanguigno;
- scompenso cardiaco grave o instabile: può peggiorare il problema;
- lesioni, infezioni o infiammazioni cutanee, finché non si risolvono;
- terapie quotidiane (pomate/creme) che potrebbero danneggiare il tessuto della calza.
Effetti indesiderati
Al di fuori dei casi sopra elencati, gli effetti collaterali sono rari e riguardano soprattutto problemi cutanei, come irritazioni, prurito, dolore, fastidio, vesciche o piccole ferite. Piedi freddi, dolore o formicolio, solo in caso di calze troppo strette o di pieghe che comprimono la pelle. Eventi gravi sono molto rari e legati a uso scorretto o condizioni predisponenti. Se compaiono dolore forte, colore livido e sensazione di freddo ai piedi, togliere le calze e rivolgersi al proprio medico.
Torna all'inizioCome funzionano le calze a compressione graduata
Le calze terapeutiche a compressione graduata sono calze il cui tessuto elastico è in grado di esercitare una pressione su caviglia, polpaccio e coscia. La compressione non è uniforme lungo la gamba ma è decrescente dal basso verso l’alto: vale a dire che è più forte alla caviglia e più leggera salendo verso polpaccio e coscia. Questo gradiente di pressione determina l’effetto terapeutico, in quanto favorisce il ritorno del sangue venoso al cuore, ostacolando il ristagno di liquidi nelle gambe e riducendo gonfiore e sensazione di pesantezza. La pressione favorisce, infatti, anche il drenaggio linfatico. Le calze terapeutiche sono quindi potenzialmente utili per trattare o prevenire disturbi venosi o linfatici, quali l’insufficienza venosa cronica e le vene varicose, il linfedema, il gonfiore post-operatorio e la trombosi venosa profonda nelle persone e situazioni a rischio.

La compressione graduata delle calze elastiche
Oltre che come “calze a compressione graduata”, sono denominate anche “compressive”, “mediche” o “anti-trombo”. Purtroppo, vengono spesso confuse con le calze contenitive, che hanno finalità diverse e non offrono gli stessi benefici. Vediamo le differenze.
Differenza tra calze terapeutiche e calze contenitive
Le calze a compressione graduata esercitano una pressione anche intensa, studiata per problemi venosi o linfatici più o meno gravi. Le calze contenitive esercitano invece una pressione tendenzialmente più leggera, non necessariamente graduata e non hanno indicazioni terapeutiche. Servono principalmente per dare sollievo alle gambe stanche o pesanti nelle giornate calde o quando si passano molte ore in piedi o seduti, anche durante viaggi lunghi (auto, treno, aereo). Negli ultimi anni sono molto diffuse anche tra gli sportivi, che le utilizzano per supporto durante l’attività e per favorire il recupero.
| Calze a compressione graduata | Calze contenitive | |
|---|---|---|
| Sinonimi | Terapeutiche, mediche, curative | Riposanti, preventive |
| Classificazione | Dispositivo medico | Indumento o dispositivo medico |
| Finalità terapeutiche | Si. Indicate per disturbi venosi e linfatici | No. Indicate per comfort, sollievo dalla pesantezza o recupero fisico |
| Marchio CE | Obbligatorio | Non obbligatorio. Presente solo se la calza è un dispositivo medico |
| Tipo di compressione | Graduata, anche molto forte, secondo classi di compressione | Non necessariamente graduata, generalmente lieve |
| Classe di compressione | Obbligatoriamente indicata in etichetta, certificata dal produttore | Non prevista. Può essere indicata per scelta del produttore |
| Taglia/misura | Sulla base di circonferenze di caviglia, polpaccio e coscia, talvolta lunghezza della gamba e taglia dei pantaloni | Variabile. Può basarsi solo sulla numero di scarpa e taglia (S, M, L, XL), oppure essere più articolata, come per le calze terapeutiche. |
| Necessità di ricetta | No, ma è necessario il consiglio medico su classe di compressione, modello e taglia efficace | No. Consiglio medico non necessario |
| Punti vendita | Farmacie, negozi ortopedia, online | Negozi d’abbigliamento, biancheria, sportivi, farmacie |
Attenzione: alcune calze contenitive, anche se non si propongono per finalità terapeutiche ma solo per il sollievo delle gambe pesanti, possono definirsi come dispositivo medico e riportare il marchio CE: non è una frode ma una scelta del produttore. La decisione di classificare il proprio prodotto come dispositivo medico e di registrarlo nel database ministeriale, è infatti a discrezione del fabbricante: in questo caso, anche se la calza non verrà indicata per problemi di salute, scegliendo di aderire alle norme dei dispositivi, il produttore assicura l’aderenza agli standard fissati dalla legge. Si tratta però di una scelta commerciale, perché la classificazione ammanta di affidabilità il prodotto, e non di un obbligo di legge. L’obbligo scatta solo quando il prodotto vuole prefiggersi finalità terapeutiche: in questo caso, la calza deve essere un dispositivo medico e aderire agli standard normativi vigenti.
Tipologie di calze: livelli di compressione, modelli e tessuti
Il livello di compressione, il modello e il tessuto della calza influenzano sia l’effetto terapeutico, sia il comfort e la facilità d’uso, e quindi la costanza d’utilizzo. In generale, più alta è la compressione e più la calza è rigida e impegnativa da indossare. Se la scelta del livello di compressione spetta sempre al medico, modello e tessuto possono essere selezionati in base alle preferenze personali, per garantire comfort e praticità.
Livelli di compressione: come non sbagliare
Il livello di compressione di una calza è sempre indicato sul prodotto ed è espresso di solito in due modi: per classe di compressione (da 1 a 4) e per pressione esercitata alla caviglia (espressa in millimetri di mercurio, mmHg). A volte la classe di compressione è essere descritta in modo qualitativo, per intensità di compressione (lieve, media, forte e molto forte). I più attenti avranno notato che, pur appartenendo alla stessa classe di compressione, due calze possono presentare valori di pressione anche molto differenti. Questo accade perché in Europa non esiste uno standard unico e vincolante che stabilisca classi e requisiti. Di conseguenza, la descrizione delle classi e dei valori di pressione può cambiare in base alla norma tecnica adottata dal produttore. Oggi lo standard tecnico più diffuso è il tedesco RAL-GZ 387 dell’ente certificatore RAL, utilizzato da molti produttori europei su base volontaria, non per obbligo di legge. Esistono anche altri standard, come quello francese AFNOR e quello inglese BS 6612. Sono tutti validi standard tecnici, che stabiliscono come vada fatta correttamente una calza terapeutica, ma differiscono in come classificano le calze. Per non sbagliare calza, è più importante controllare direttamente i valori di pressione (in mmHg) della calza, che basarsi sulla classe. Ecco una comparazione dei tre standard più diffusi:
| Classi di compressione secondo i diversi standard in uso in Europa | |||
|---|---|---|---|
| RAL (DE) mmHg | AFNOR (FR) mmHg | BS 6612 (UK) mmHg | |
| Classe 1 (lieve) - CCL1/KKL1/KK1 / | 18–21 | 10–15 | 14–17 |
| Classe 2 (media) -CCL2/ KKL2/KK2 | 23–32 | 15,1–20 | 18–24 |
| Classe 3 (forte) -CCL3/KKL3/KK3 | 34–46 | 20,1–36 | 25–35 |
| Classe 4 (molto forte) -CCL4/KKL4/KK4 | ≥49 | >36 | Non prevista |
CCL/KKL/KK sono sigle sinonimo di “classe”. La pressione indicata è quella esercitata alla caviglia
Nel sistema tedesco RAL, le classi “medicali” partono da circa 18 mmHg: pressioni più basse vengono considerate calze di supporto leggero. Per questo motivo, alcune aziende o rivenditori usano etichette come “classe A” o “light” per indicare una compressione sotto le classi terapeutiche CCL1–4. Si tratta di livelli di pressione che si sovrappongono a quelle delle calze contenitive, tendenzialmente non classificate come dispositivo medico. Queste ultime possono quindi presentarsi sia come DM, indicando classe o livello di compressione, sia come indumento, indicando semplicemente lo spessore in denari (DEN), misura che non ha nessuna correlazione con le classi di compressione, ma solo con resistenza e opacità del tessuto.
Modello, tessuto e vestibilità: cosa cambia davvero
Non conta solo quanto la calza comprime la gamba: materiali, lavorazione, design e modello incidono molto su comfort e vestibilità. Una calza comoda è anche una calza che si indossa con costanza, fattore determinante per un migliore effetto terapeutico.
| Caratteristica | Cosa valutare e cosa conta |
|---|---|
| Taglia | Deve basarsi su misure reali della gamba: circonferenze di caviglia, polpaccio, coscia e talvolta lunghezza della gamba. Una taglia sbagliata equivale a una compressione sbagliata. |
| Lunghezza / Modello | Gambaletto, autoreggente, collant, leggings: la scelta va fatta in base a dove serve estendere la compressione e al comfort personale. |
| Rigidità | Alta rigidità: più effetto (soprattutto in movimento). Difficile da indossare. Bassa rigidità: più confortevole, ma azione terapeutica inferiore. |
| Tipo di lavorazione | Maglia circolare (round knit): più sottile, elastica, adatta ai casi standard. Maglia piana (flat knit): più rigida e contenitiva, utile per edemi importanti o forme irregolari. |
| Punta | Chiusa: più contenitiva, più “classica”. Aperta: più fresca, adatta a scarpe aperte. |
| Materiali | Microfibra, cotone, lana, elastan ecc.: cambiano traspirazione, calore, morbidezza e durata d’uso. |
Come scegliere la calza corretta e di qualità
Per scegliere una calza a compressione che offra maggiori garanzie di qualità, è importante controllare cinque informazioni chiave in etichetta o nella scheda prodotto.
- 1- Dispositivo Medico/Marchio CE. Se la calza è indicata a prevenire o trattare disturbi venosi/linfatici, deve essere identificabile come dispositivo medico. Sulla confezione cerca la marcatura CE e l’indicazione del fabbricante: sono la riprova che si tratta di un DM. Il marchio CE è la garanzia offerta dal produttore che il prodotto rispetti le norme legali e tecniche previste per i dispositivi medici.
- 2 - Classe di compressione e livello di pressione: una calza seria indica in modo chiaro la classe di compressione e la pressione esercitata alla caviglia (in mmHg), oltre a specificare che la compressione è graduata. Attenzione: non farti fuorviare dall’indicazione dei DEN. I denari non indicano la pressione esercitata sulla gamba. Se sono specificati i DEN e non i mmHg è probabile che si tratti di calze contenitive o riposanti, non terapeutiche.
- 3- Misure dettagliate per definire la taglia. Anche la calza migliore funziona male se è della taglia sbagliata. Per le calze mediche la taglia va scelta con le misure della gamba (circonferenza di caviglia, polpaccio, coscia) e non solo col numero di scarpa o la taglia dei pantaloni. Attenzione: le proprie misure vanno prese al mattino, quando la gamba è più sgonfia. in questo modo si sceglierà la taglia più corretta.
- 4 - Indicazioni precise di lavaggio e durata d’uso consigliata. Controllare che la calza indichi le modalità di lavaggio e la durata attesa. Utilizzandola speso, la calza tende a modificarsi: se si accorcia o si allarga, la compressione non funziona come dovrebbe.
- 5 - Logo Gütezeichen Medizinische. L’adesione a standard tecnici, ben dichiarata in etichetta, è una misura indiretta della serietà dell’azienda. In alcuni casi, alcune calze riportano un bollino (come quello qui raffigurato) per indicare l’aderenza allo standard tedesco RAL. Il bollino viene rilasciato solo ad aziende verificate dall’ente certificatore. Questo assicura che la compressione dichiarata sia stata validata con controlli su materiali e linea produttiva. Attenzione: l’assenza di bollino RAL non significa che una calza non rispetti le norme o gli standard tecnici: la conformità è certificata dal produttore nel momento in cui marchia il prodotto col marchio CE. Il bollino RAL è solo un’indicazione visibile dell’adesione ad uno standard rigoroso: insomma, una garanzia in più.

Come utilizzare correttamente le calze terapeutiche
Una volta scelta la calza adatta, è importante indossarla nel modo giusto: solo così si preserva l’elasticità nel tempo e la compressione resta efficace. Bastano pochi accorgimenti: vediamoli.
Come infilarle e come toglierle
Vanno indossate al mattino, senza arrotolarle, facendo attenzione a non formare pieghe. Le calze che raggiungono la coscia e le autoreggenti vanno tirate su gradualmente. Se presenti cuciture, devono restare sul retro, in posizione centrale. Se necessario, per calzarle si può ricorrere a:
- infilacalze, per far scivolare il piede senza tirare troppo il tessuto;
- ausili meccanici, utili a chi ha poca forza o mobilità ridotta;
- guanti in gomma, che migliorano la presa e riducono il rischio di strappi.
Per toglierle, vanno arrotolate giù fino al tallone, per poi sfilarle facendole scorrere senza tirare.
Per quanto tempo indossarle
Dipende dal motivo per cui si portano:
- disturbi venosi cronici o linfedema: vanno indossate tutto il giorno, fin dal risveglio, e si tolgono prima di andare a letto. Per quanto tempo – se settimane, mesi o più - va definito dal medico;
- prevenzione dei trombi durante viaggi o attività sportive: si indossano solo per la durata del viaggio o dell’attività, per ridurre gonfiore, crampi e rischio di trombosi nelle situazioni a rischio.
Quando devono essere sostituite?
Con il tempo le calze compressive perdono elasticità e capacità di compressione. In media vanno sostituite ogni 6–12 mesi, salvo indicazioni diverse del produttore. La durata reale dipende però dalla frequenza d’uso, dal numero di lavaggi, se si indossano e tolgono correttamente, oltre che dalla qualità dei materiali. Se la calza sembra scendere o non dà più la stessa sensazione di sostegno, è arrivato il momento di cambiarla.
Torna all'inizioDomande frequenti
Rispondiamo ai dubbi più comuni sulle calze a compressione graduata.
Come riconoscere una calza medica da una contenitiva?
Una calza medica si riconosce subito perché sulla confezione compare la dicitura “dispositivo medico” (o “DM”), insieme alla marcatura CE e alla classe di compressione indicata in numeri romani o sigle come CCL/KKL. Di solito sono riportati anche i livelli di pressione alla caviglia (in mmHg) e le principali indicazioni cliniche, come insufficienza venosa, prevenzione della trombosi o utilizzo post-operatorio. Le calze contenitive, invece, non devono essere classificate come dispositivi medici e tendenzialmente si presentano con un linguaggio più orientato al benessere: parlano di “gambe leggere”, “effetto riposante”, comfort o utilizzo per il viaggio e lo sport. Alcune calze contenitive possono presentarsi come dispositivo medico: è una scelta commerciale del produttore, che decide di aderire alle norme e di autocertificare standard produttivi di grado medicale, anche se si propone esclusivamente per il sollievo delle gambe pesanti e gonfie.
Calze a compressione durante lo sport: sono davvero utili?
I benefici ad oggi non sono dimostrati. La ricerca è molto eterogenea (sport diversi, atleti di livelli differenti, compressioni non sempre comparabili) e spesso di qualità limitata, quindi le prove restano deboli. Gli studi sugli effetti delle calze a compressione su corsa e resistenza non evidenziano miglioramenti significativi in termini di prestazioni, recupero o parametri fisiologici rispetto alle calze normali. Alcuni sportivi riferiscono sensazioni soggettive di minor fatica o maggiore sostegno, ma si tratta di effetti modesti e non sempre confermati. Durante l’attività fisica, infatti, il ritorno venoso è già garantito dalla pompa muscolare, e la compressione delle calze sportive è forse troppo bassa per offrire un vantaggio misurabile.
Calze a compressione graduata, cellulite e diuresi: cosa c’è di vero?
On-line molti si chiedono se le calze a compressione graduata causino ritenzione idrica, facciano venire la cellulite o se, al contrario, favoriscano la diuresi facendo urinare di più. Possiamo rassicurare in entrambi i casi:
- le calze non causano né la ritenzione idrica, né la cellulite (che ha cause ormonali, genetiche e strutturali). Semmai le calze possono aiutare a ridurre gonfiore e ritenzione di liquidi favorendo il ritorno venoso e il drenaggio dei liquidi, tanto che alcune aziende le promuovono anche per questa finalità, anche se gli studi disponibili non permettono di trarre alcuna conclusione a riguardo;
- per quanto riguarda la diuresi, non ci sono evidenze che l’uso faccia fare più pipì. Anzi, l’uso diurno può ridurre la nicturia (cioè il bisogno di alzarsi la notte per urinare): la compressione limita l’accumulo di liquidi nelle gambe durante la giornata, ristagno che verrebbe smaltito di notte, quando l’edema si riassorbe.
Posso dormire con le calze a compressione graduata?
In generale si può, ma di solito non serve. Le calze danno il massimo beneficio durante il giorno, quando stare in piedi o seduti favorisce il ristagno di sangue e liquidi nelle gambe. Di notte, da sdraiati, il ritorno venoso funziona già naturalmente; quindi, tenere le calze non apporta vantaggi significativi per la maggior parte delle persone. L’uso notturno può essere indicato solo in casi particolari su prescrizione medica, ad esempio subito dopo alcuni interventi o procedure venose, oppure in presenza di edemi importanti che richiedono compressione continuativa. La ricerca sull’uso notturno è limitata e non consente conclusioni definitive. Per questi motivi non è generalmente raccomandato usarle di notte.
