Buongiorno, La ditta Shopping Club La Perla srl, negozio di Novara, si occupa di vendita di prodotti provenenti da cambio merce pubblicitarie come dichiarato sul proprio sito, ed espone accanto al proprio marchio la scritta Private Outlet. In conseguenza di ciò, chi desidera acquistare la merce nei suoi negozi fisici, deve necessariamente tesserarsi, gratuitamente , per fruire dei prezzi scontati praticati ai tesserati. Sabato scorso, come tante altre volte, ci siamo recati in negozio, io e mia moglie loro tesserata, per curiosare tra i nuovi articoli in vendita. Poichè vi era una birra in offerta, ne abbiamo presa una bottiglia per poterla assaggiare e poi valutarne l'acquisti di uno o più cartoni. Arrivati in cassa, enorme è stata la sorpresa di scoprire che la tessera di mia moglie era stata disattivata e che quindi non poteva acquistare nulla. Alla richiesta di spiegazioni, dopo aver insistito non poco, la cassiera ci ha detto che la disattivazione della tessera era stata effettuata a seguito di una vicenda accaduta alcuni mesi orsono e di cui ve ne descrivo sinteticamente i fatti:.............- Mia moglie aveva effettuato un reclamo per un capo di abbigliamento acquistato (una giacca) difettato nella trama. A fronte di una richiesta di sostituzione del bene o, di una emissione di un buono acquisto di pari importo, il personale in servizio chiese a mia moglie, sulla base di una non meglio specificata regola aziendale di spendere il corrispettivo, circa 80 euro entro la stessa giornata, altrimenti sarebbe scaduto il termine di una settimana, previsto dagli stessi accordi aziendali, ed avrebbe perduto il diritto di reclamo. Poichè non siamo riusciti a far valere i nostri diritti di consumatori, come prevede il codice civile e il codice al consumo per il capi difettosi, chiedemmo ed ottenemmo l'intervento dei vigili urbani che, intervenuti sul posto, non vollero assumersi alcuna responsabilità di decisione, lasciando le cose così come erano prima del loro intervento. Giunto a casa, con più calma, scrissi una mail all'azienda, spiegando che non poteva esistere alcuna regola aziendale che potesse modificare e/o superare i diritti previsti a tutela del consumatore previsti dal codice civile e dal codice al consumo, per i capi difettosi, e che se non avessero provveduto alla sostituzione del capo difettoso o al rimborso della somma spesa, ci saremmo rivolti alle autorità competenti per ottenere soddisfazione. Come per incanto, dopo un paio di giorni ricevemmo una telefonata dal titolare dell'azienda che ci spiegava che non era necessario far intervenire i vigili e che se passavamo dal negozio, avrebbero provveduto al rimborso dello scontrino e che il rifiuto posto in essere dal personale era di fatto dovuto ad una difficoltà contabile di storno della somma (!?). Nei giorni seguenti ci recammo in negozio ed ottenemmo la restituzione del denaro speso per l'acquisto. Questo è quanto................Evidentemente, il titolare o il personale del negozio su indicazioni dell'azienda, a seguito di quell'episodio, ha voluto punire il cliente (mia moglie), che si era rivolto alle autorità per vedere soddisfatti i suoi diritti sanciti dalla legge, con un dispetto da adolescenti, disattivandole la tessera associativa...................Sabato 25 febbraio quindi, al fine di evitare polemiche inutili, ho chiesto al personale alla cassa, di emettere una nuova tessera a mio nome, per consentire al sottoscritto di acquistare la bottiglia di birra ma, la caasiera ha risposto che non poteva farlo in quanto, poichè avevo difeso i diritti di mia moglie nella precedente controversia. ero equiparato a lei.In sostanza, per noi non era più possibbile acquistare nulla. Per fortuna che nostro figlio non era presente in negozio, altrimenti avrebbero negato anche a lui e magari anche ai nostri nipoti e a tutte le future generazioni di poter acquistare i loro prodotti. Cose da pazzi!Tutto ciò premesso, poichè ancora non si sono degnati di rispondere alle mie proteste effettuete via mail sabato stesso, chiedo aiuto a voi per inoltrare il mio reclamo affinchè sia ripristinato il diritto di mia moglie di acquistare i beni che espongono in vendita e comprendano che per la discriminazione effettuata, è prevista una sanzione amministrativa da 516 a 3.098 euro, come previsto dal Regolamento per l'esecuzione del T.U.L.P.S. e che se non riattiveranno la tessera associativa di mia moglie, adirò le autorità amministrative e giudiziarie per far capire a questi signori, che se intendono restare sul mercato, devono rispettare le leggi e i regolamenti vigenti. Vi ringrazio e resto in attesa di riscontro.