Come scegliere il dentifricio

Il dentifricio rappresenta un caposaldo dell’igiene orale fondamentale per la pulizia e la prevenzione dei disturbi del cavo orale, ma è bene precisare che il suo utilizzo rappresenta solo una parte della cura dentale: l’igiene alimentare ( riferita alla frequenza dell’assunzione degli zuccheri nell’arco della giornata, ovvero il consumo di bevande e cibi contenenti carboidrati semplici è sconsigliata fuori dai pasti), lo stile di vita (il fumo rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie parodontali ovvero a carico delle gengive) e visite regolari dal dentista (una volta all’anno in linea generale, ma la frequenza viene stabilita sulla base del proprio quadro clinico) rappresentano degli altrettanti aspetti fondamentali da tenere in considerazione per preservare la salute dei nostri denti.
Cosa contiene un dentifricio?
Un dentifricio contiene una serie di ingredienti, di cui i principali sono:
- Sostanze abrasive, fondamentali per rimuovere i residui di cibo e macchie superficiali da denti (disodium pyrophosphate, tetrapotasium pyrophosphate, sodium bicarbonate per citarne alcuni)
- Detergenti, ovvero tensioattivi in grado di emulsionare e creare schiuma aiutando la rimozione dei depositi superficiali;
- Edulcoranti e aromatizzanti che intervengono sul gusto/sapore del dentifricio (Sodium saccharine, sorbitol, limonene e menthol);
- Coloranti che rendono il prodotto più attraente per il consumatore (CI 42090, CI 77891, CI 45430).
Ultimo nel nostro elenco, ma primo per importanza, è il fluoro: ingrediente chiave di un dentifricio, per la protezione dalle carie, che agisce riducendo il processo di demineralizzazione dei denti (che avviene dopo l’ingestione di cibi e bevande) e contribuendo al loro processo di “rimineralizzazione” rendendoli più “protetti” dall’attacco della carie.
Dentifricio senza fluoro? Meglio lasciarlo sullo scaffale
"Senza fluoro"…con questo claim alcuni produttori promuovono i propri dentifrici creando nei consumatori la falsa convinzione che i dentifrici al fluoro siano non solo inutili, ma addirittura pericolosi, soprattutto per i bambini. La realtà, però, è ben diversa. Infatti, è riconosciuta universalmente l’efficacia protettiva e preventiva del fluoro contro la carie dentale, per questo viene aggiunto nella composizione della maggior parte dei dentifrici (lo si trova indicato nella lista degli ingredienti sotto vari nomi come sodium fluoride, sodium monofluorophosphate, bifluoride, stannous fluoride).
La quantità minima consigliata nei dentifrici dal nostro Ministero della Salute è pari a 1000 ppm, efficace e sicura sia per adulti che per bambini: l’unica accortezza per i bambini al di sotto dei 6 anni risiede nell’utilizzare una piccola quantità, pari ad un pisello.
Purtroppo, la normativa europea fissa solo un limite per la concentrazione massima di fluoro ammessa nei dentifrici (pari a 1500 ppm) e non per quella minima: questo fa sì che esistano sul mercato dentifrici che ne sono privi (soprattutto naturali e biologici, ma non solo) e alcuni addirittura fanno un vanto di questa mancanza senza alcun motivo solido.
Meglio un dentifricio “sbiancante” rispetto al dentifricio “normale”?
No. In passato abbiamo effettuato un test ad hoc per valutare la reale efficacia sbiancante dei dentifrici che dichiarano di esserlo: le analisi hanno dimostrato come nessun dentifricio fosse in grado di cambiare il colore dei denti. Abbiamo segnalato alle autorità le dichiarazioni e pubblicità di tali prodotti che è intervenuta prendendo dei provvedimenti.
L’unica differenza tra le due categorie di dentifrici che abbiamo rilevato riguarda l’indice di abrasività, che risulta mediamente troppo alto nei dentifrici sbiancanti (pur non cambiando il colore dei denti!). Ad ogni modo, anche alcuni dentifrici “normali” possono peccare di troppa abrasività, il che non giova alla salute dello smalto nel lungo periodo. Purtroppo, l’indice di abrasività di un dentifricio non è indicato in etichetta, quindi per conoscerlo è necessario eseguire delle analisi specifiche.
Quindi cosa comprare al supermercato?
Sugli scaffali, prima dell’acquisto, verificare in etichetta che il presunto dentifricio scelto contenga fluoro in quantità adeguate, intorno ai 1450 ppm (o comunque in un range tra i 1000 e i 1500 ppm).
Idealmente dovrebbe essere il meno abrasivo possibile, ma questo aspetto non è verificabile dal consumatore in fase di acquisto perché il livello di abrasività non è presente in etichetta, purtroppo, riuscendo comunque a rimuovere sufficientemente le macchie superficiali dei denti (quelle causate da vino, tè, caffè).
Infine, seppure i prezzi dei dentifrici siano mediamente contenuti (soprattutto se confrontati con altri cosmetici), il prezzo non determina la qualità, come il nostro test dimostra.
Rispondiamo alle domande più comuni sui dentifrici
Successivamente allo sbiancamento, i denti sono più sensibili e, in generale, “più vulnerabili”. Per cui è importante attenersi scrupolosamente, in primo luogo, alle indicazioni del dentista/igienista dentale. Potrebbe venire consigliato l’utilizzo di un dentifricio con bassa abrasività: meglio che questo venga indicato precisamente dal professionista, poiché i dentifrici venduti sul mercato europeo non riportano, purtroppo, questa importante informazione per i consumatori. Nel nostro test verifichiamo il livello di abrasività dei dentifrici, per cui è possibile ottenere questa informazione consultando la nostra classifica: i prodotti che hanno ottenuto il giudizio massimo nella prova di abrasività sono poco abrasivi.
La sensibilità dentinale è una condizione molto fastidiosa e, purtroppo, abbastanza diffusa. Le cause alla base di tale disturbo sono molteplici e sono a carico della superficie del dente come abrasioni causate da spazzolamento troppo energico insieme all’utilizzo di dentifrici troppo abrasivi ed erosioni dovute ai consumi di alimenti molto acidi. Ma non solo: la sensibilità dentinale può essere l’effetto collaterale di alcuni trattamenti odontoiatrici (ad esempio lo sbiancamento) o di fenomeni come il bruxismo.
Ci sono dei dentifrici che dichiarano di essere indicati per denti sensibili e in genere contengono degli ingredienti che dovrebbero fornire una certa protezione alla superficie dei denti e ai margini gengivali attraverso diversi meccanismi. Tra questi ingredienti figurano il potassium nitrate, potassium chloride, stannous fluoride (un tipo di fluoro) e calcium sodium phosphosilicate. Quindi i dentifrici indicati per denti sensibili dovrebbero contenere uno o più tra questi ingredienti. Ad ogni modo, se si soffre di un disturbo specifico, il nostro consiglio è di consultare prima un/una dentista e poi procedere secondo quanto da lui/lei indicato anche per la scelta del dentifricio.
A dispetto di quello che molti genitori pensano (anche a causa del marketing di alcuni produttori), i dentifrici per bambini dovrebbero contenere almeno 1000 ppm di fluoro, così come indicato per gli adulti. L’unica accortezza è quella di applicare una minima quantità (pari ad un pisello) fino ai 6 anni di età.
Il fluoro partecipa al processo di rimineralizzazione del dente, rendendolo così più resistente all’attacco della carie. È un ingrediente chiave che non dovrebbe mai mancare.
A parte il fluoro, non ci sono altri ingredienti da tenere sotto controllo in linea generale.
Esistono degli ingredienti sconsigliati per motivi di sicurezza ma sono ormai in disuso e quasi introvabili nei dentifrici e nei cosmetici in generale: triclosan e altri potenziali interferenti endocrini (propylparaben, butylparaben). Il biossido di titanio (titanium dioxide) usato come colorante e recentemente vietato come additivo alimentare poiché ritenuto non più sicuro da ingerire, sta mano a mano scomparendo anche dai dentifrici.
Esistono diverse differenze tra i vari dentifrici: alcune facilmente identificabili, come la quantità di fluoro presente (che dovrebbe essere compresa tra i 1000 e 1500 ppm). Altre legate all’efficacia dei dentifrici non sono rilevabili dalla lettura dell’etichetta e si rendono necessarie delle analisi di laboratorio (come quelle che eseguiamo per il nostro test): tra queste figura il livello di abrasività che può essere molto diverso tra i vari prodotti. Quando l’abrasività è molto elevata si rischia di rovinare lo smalto dei denti con un utilizzo prolungato nel tempo.