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Cannabis terapeutica: arriva nelle farmacie quella prodotta in Italia

13 gennaio 2017
Cannabis terapeutica

Dal 2006 i medici possono prescrivere la cannabis ad uso terapeutico. Finora il prodotto era stato importato dall'Olanda, ma adesso arriva in commercio la Cannabis FM-2, prodotta in Italia. Ma cosa cambia rispetto a prima? La qualità. Ecco tutto quello che c'è da sapere.

Da inizio gennaio puoi trovare nelle farmacie che ne faranno richiesta i primi lotti di cannabis terapeutica prodotta in Italia: si chiama Cannabis FM-2 ed è nata da un progetto pilota del ministero della Salute in collaborazione con il ministero della Difesa. L'unico luogo autorizzato nel nostro Paese alla produzione è lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze: siamo andati a vedere come viene prodotta. Ma quali pazienti possono farne uso e come? Cosa cambia rispetto alla cannabis terapeutica d'importazione olandese usata finora? E ancora, quali sono i costi?

Di cosa si tratta e come funziona? 

All’origine della cannabis a uso terapeutico c’è una pianta femmina di canapa indiana, la Cannabis sativa: la parte di interesse terapeutico sono le infiorescenze, che si trovano sulla sommità. Due i principali principi attivi, presenti in quantità diverse a seconda del tipo di pianta, il THC (delta-9- tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo). È in particolare il primo ad agire, con potenziali effetti sui sintomi di malattie anche piuttosto gravi. 

Per quali pazienti? 

Dal 2006 in Italia la cannabis può essere usata in modo legale a fini terapeutici, con precise regole di prescrizione e assunzione. Il medico generale o specialista, a sua discrezione e sotto la sua responsabilità, può prescrivere la cannabis per alleviare alcuni sintomi, ma solo nel caso in cui i trattamenti classici non siano stati sufficienti o non vengano tollerati dal paziente. E solo per ridurre questi problemi: movimenti spastici associati a dolore tipici di sclerosi multipla e lesioni del midollo spinale; dolore cronico, soprattutto causato da un danno al sistema nervoso (ad esempio nella sclerosi multipla o nella Sla); nausea e vomito dovuti alla chemioterapia, radioterapia o a terapie per pazienti affetti da Aids; mancanza di appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell'anoressia nervosa; eccessiva pressione oculare nel glaucoma, movimenti involontari nella sindrome di Gilles de la Tourette.

Come si assume? 

Due i modi principali: tramite tisana o per inalazione. Nel primo caso si fanno bollire le infiorescenze per 15 minuti e poi si filtra: indicativamente 100 mg ogni 100 ml di acqua, l’equivalente di una tazza (di solito se ne assume una al giorno, due se non ci sono effetti). L’inalazione, invece, avviene tramite un vaporizzatore elettrico in cui si mette la sostanza a scaldare. Ammessi anche gli oli, ma la produzione e la standardizzazione dei principi attivi sono molto difficili.

Cannabis italiana e olandese: quali le differenze?

Il vantaggio principale di una produzione interna riguarda la qualità: lo Stabilimento di Firenze segue standard molto stringenti  in conformità alle direttive europee in materia di medicinali e il prodotto finale è sottoposto a maggiori controlli.

I costi

Il prezzo della cannabis di stato viene definito dal ministero della Salute: si tratta del costo di produzione a cui bisogna aggiungere l’onorario professionale del farmacista (essendo una preparazione galenica allestita in farmacia è soggetta alle regole standard fissate per qualsiasi altra preparazione).

Abbiamo ipotizzato che il medico ci abbia prescritto una dose da 100mg e una da 200 mg di Bedocran (uno dei nomi commerciali della cannabis, insieme a Bediol e Bedrobinol) per simularne i costi su 30 cartine, quindi una terapia mensile, comprensivi dell’onorario professionale. Per 100 mg la spesa è di 75,21 euro, mentre per 200 mg si spendono 140,55 euro, dove l'onorario del farmacista ammonta a meno di dieci euro.