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Lion’s mane (hericium erinaceus), il fungo per memoria, ansia e sonno: ma è davvero utile?

Lion’s Mane, il cosiddetto ‘fungo per la memoria’, è diventato popolare sui social grazie agli influencer che ne lodano i presunti effetti su memoria, concentrazione e sonno. Ma cosa dice la scienza? Scopriamo la differenza tra evidenze reali e promesse di marketing.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
02 dicembre 2025
Lion's mane

Da secoli il fungo Hericium erinaceus è utilizzato nella medicina tradizionale cinese per sostenere il benessere mentale e fisico. Negli ultimi anni, ha varcato i confini della tradizione orientale ed è diventato un vero fenomeno sui social e nel mercato occidentale degli integratori, grazie a claim che lo presentano come un “potenziatore naturale” di energia, concentrazione, memoria e umore. Promesse allettanti, ma come spesso accade nel mondo degli integratori, il marketing corre più veloce della scienza: tanto che l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) non ha approvato nessuna di queste affermazioni per gli integratori alimentari.  Torna all'inizio

Hericium erinaceus: proprietà e usi

L’Hericium erinaceus conosciuto comunemente come Lion’s Mane, o “criniera di leone”, è un fungo funzionale a cui vengono attribuite diverse proprietà benefiche. Deve il suo nome ai lunghi filamenti bianchi che ne caratterizzano l’aspetto, simili a una folta criniera. Il suo utilizzo vanta origini antiche, soprattutto nelle tradizioni orientali e nella medicina cinese, dove veniva impiegato per favorire l’equilibrio e il benessere generale dell’organismo. Negli ultimi anni l’interesse verso questo fungo è cresciuto anche in Occidente, parallelamente alla diffusione dei rimedi naturali. In Italia il Lion’s Mane è commercializzato come integratore alimentare in diverse forme: capsule, polvere, caramelle gommose o miscele solubili come il caffè. Spesso viene proposto per migliorare memoria, attenzione, concentrazione e capacità di apprendimento. È reperibile anche in combinazione con altri funghi, come Reishi, Shitake, Cordyceps. 

Gli integratori presenti sul mercato possono variare notevolmente per composizione e dosaggio. A seconda che contengano principalmente il corpo fruttifero (la parte visibile del fungo) oppure il micelio (la parte sotterranea), apportano quantità differenti delle sostanze naturalmente presenti nel Lion’s Mane, alle quali vengono attribuiti i potenziali effetti benefici. Tuttavia, le etichette non sempre specificano con chiarezza quale parte del fungo sia stata utilizzata, limitandosi spesso alla generica dicitura “estratto di fungo”. Anche i dosaggi possono differire sensibilmente da un prodotto all’altro, poiché non esistono linee guida ufficiali o limiti stabiliti dal Ministero della Salute. 

Anche la modalità di assunzione può creare incertezza, tanto che molti consumatori cercano informazioni se assumere Hericium prima o dopo i pasti, o dopo quanto tempo fa effetto. Al momento non esistono indicazioni scientifiche precise: in generale, i produttori suggeriscono di assumerlo durante o dopo i pasti, e non sono disponibili studi clinici affidabili che definiscano con esattezza tempi e modalità di efficacia.  Torna all'inizio

Memoria, concentrazione, ansia e insonnia: le promesse degli influencer

Le presunte proprietà dell’Hericium erinaceus su memoria, concentrazione e umore sono ancora preliminari, poiché derivano in larga parte da studi di laboratorio e non da solide ricerche cliniche sull’uomo. Nonostante ciò, sui social la “criniera di leone” viene spesso presentata come una sorta di cura naturale per ogni problema. A promuoverla non sono solo personal trainer, cuochi e naturopati, ma anche professionisti sanitari che si mostrano in camice, contribuendo a conferire all’integratore un’aura di credibilità che molti utenti interpretano come garanzia di efficacia. Il Lion’s Mane viene consigliato per un ampio ventaglio di presunti benefici: supporto a immunità, digestione, metabolismo, energia e resistenza fisica, caratteristiche attribuite anche ad altri funghi funzionali. Ma la promessa più comune è quella di un vero e proprio toccasana per il cervello, capace di migliorare funzioni cognitive come memoria, concentrazione e lucidità mentale, e persino di influire su ansia, depressione e insonnia. In alcuni casi viene proposto anche come rimedio naturale per rallentare il declino cognitivo legato all’età o a patologie neurodegenerative come l’Alzheimer. 

Il risultato è una narrazione estremamente entusiastica, che spesso corre più veloce delle reali evidenze scientifiche. Se si guarda oltre la narrazione dei social, emerge che questo fungo dai presunti ‘mille benefici’ non compare in alcun medicinale approvato dall’EMA (Agenzia europea dei medicinali) e che l’EFSA non ha autorizzato alcun claim salutistico per gli integratori a base di Lion’s Mane. Di conseguenza, la comunicazione promossa dai sostenitori risulta talvolta più orientata al marketing che fondata su dati scientifici consolidati. 

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Cosa dice la scienza

Diversi studi su cellule e animali indicano che il Lion’s Mane contiene sostanze che proteggono le cellule dallo stress ossidativo e dall’infiammazione e stimolano il sistema immunitario, con effetti antimicrobici e antitumorali. Ma l’interesse scientifico maggiore verso questo fungo riguarda due gruppi di sostanze potenzialmente utili per le cellule del sistema nervoso (i neuroni): parliamo di ericenoni ed erinacine. In laboratorio, queste molecole - spesso citate dalle pubblicità per dare un alone “scientifico” - hanno mostrato la capacità di stimolare la produzione di proteine fondamentali per la salute dei neuroni, come il Fattore di Crescita Nervoso (NGF) e il Fattore Neurotrofico Cerebrale (BDNF). Tali proteine favoriscono la sopravvivenza neuronale, i processi di apprendimento e memoria, e la plasticità sinaptica, ossia la capacità del cervello di creare nuove connessioni tra neuroni. In studi su topi con deficit di memoria, la somministrazione di Hericium erinaceus ha portato a un miglioramento delle prestazioni cognitive in appositi test. Alcune ricerche su modelli animali con danni ai nervi suggeriscono inoltre un potenziale ruolo del fungo nel favorire la rigenerazione delle fibre nervose. Si tratta di risultati promettenti, ma non confermati nell’uomo. Senza questa conferma non è ancora possibile trarre conclusioni sugli effetti in persona sane o affette da problemi di memoria. 

Studi sull’uomo su memoria, concentrazione, ansia e depressione 

Gli studi che hanno valutato gli effetti del Lion’s Mane sulle funzioni cognitive e sull’umore nell’uomo sono pochi e non convincenti. La maggior parte delle ricerche è stata condotta su campioni molto piccoli e, nel migliore dei casi, i miglioramenti osservati sono modesti e non generalizzabili. Vediamoli nello specifico: 

  • memoria e concentrazione. Su questi due effetti (tra i più pubblicizzati) abbiamo studi su persona sane e pazienti con iniziale declino cognitivo. Quattro studi condotti su un totale di circa 100 pazienti sani, utilizzando test cognitivi differenti, non hanno mostrato effetti significativi rispetto al placebo. Risultati contrastanti provengono invece dagli studi sui pazienti con lievi problemi di memoria. Se da una parte, uno studio su 29 individui con lieve deterioramento cognitivo ha mostrato benefici modesti e temporanei sulla funzione cognitiva (purtroppo scomparsi al termine del trattamento), uno studio su 40 anziani con lievi segni di Alzheimer non ha rilevato miglioramenti significativi nella maggior parte dei parametri analizzati, se non un piccolo beneficio nella capacità di svolgere le attività quotidiane. Purtroppo, non ci sono nuovi studi a smentita o conferma di questi dati;
  • umore. Due studi hanno analizzato gli effetti del Lion’s Mane tramite questionari di autovalutazione. Il trattamento di 24 donne sane ha mostrato una lieve riduzione dei punteggi di depressione dopo 4 settimane, ma non era significativo rispetto al placebo, che mostrava una riduzione simile; non sono emersi effetti significativi sull’insonnia. Un secondo studio su circa 70 persone ha rilevato una modesta riduzione dell’ansia, ma nessun miglioramento della depressione; l’assenza di un braccio “placebo” nello studio non permette però di determinare che l’effetto sia effettivamente dovuto all’hericium. 
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Hericium: controindicazioni ed effetti collaterali

Le informazioni sulla sicurezza dell’Hericium erinaceus sono limitate, perché gli studi sull’uomo sono pochi. Gli effetti collaterali riportati sono rari e includono disturbi gastrointestinali, diarrea, mal di testa e irregolarità nel ciclo mestruale; in un caso è stata documentata una grave difficoltà respiratoria improvvisa in seguito a uso prolungato. Chi soffre di malattie autoimmuni o assume farmaci deve prestare attenzione, poiché gli integratori possono interagire riducendo l’efficacia dei farmaci o aumentando il rischio di effetti collaterali. La sicurezza dipende anche dalla qualità del prodotto. Dosaggi e contenuto di sostanze attive possono variare tra produttori, tra lotti dello stesso produttore e in prodotti acquistati da canali non ufficiali, con possibili rischi aggiuntivi. Questa variabilità influenza anche l’efficacia: gli integratori in commercio non corrispondono necessariamente agli estratti usati negli studi scientifici. 

Hericium e fegato: è sicuro? 

Gli effetti del Lion’s Mane sul fegato rappresentano una preoccupazione comune, soprattutto perché alcuni integratori naturali sono stati associati a possibili danni epatici. I pochi studi clinici disponibili non hanno evidenziato né effetti nocivi sul fegato né aumenti degli enzimi epatici durante l’assunzione di Hericium. Inoltre, il Lion’s Mane non compare nelle principali revisioni scientifiche dedicate ai casi di danno epatico da erbe o integratori. Alla luce delle evidenze attuali, e se assunto alle dosi raccomandate dai produttori, non ci sono indicazioni che l’Hericium possa risultare dannoso per il fegato. 

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IL CONSIGLIO DELL'ESPERTA
Sonia Mazzamurro - Biologa
Le presunte proprietà degli integratori di Hericium erinaceus su memoria, concentrazione e umore derivano principalmente da studi su cellule e animali. Fino a quando questi effetti non saranno confermati da studi robusti sull’uomo, non è possibile considerarlo un “toccasana” per il cervello. Inoltre, mancano dati solidi sulla sicurezza: è quindi necessario prestare precauzione, soprattutto per chi soffre di malattie croniche o assume farmaci.