Sono alcuni mesi che cerco di venire a capo di una situazione ai limiti del surreale. Mio padre muore il 5 novembre 2016, ha solo un conto corrente banconota click, un bancomat, la macchinetta per fare le operazioni on line, due rid e niente altro. Si rende necessario chiudere il conto. Guardo on line la procedura da seguire, compilo una autocertificazione, consentita dalla Legge, nella quale, sotto la mia responsabilità penale comunico il decesso di mio padre, chi sono gli eredi e chiedo la chiusura del conto. Mi reco alle Poste, ufficio Pistoia centro. Mi guardano come se venissi da un altro pianete, mi fanno parlare con la direttrice dell’ufficio postale di Pistoia Centro in Via Roma, la signora Michela, la quale mi informa che questa non è la procedura, che occorre andare all’anagrafe del Comune di residenza, fare una autocertificazione con firma autenticata in bollo e tornare alle poste con tutti gli eredi per fare impostare la pratica. Esprimo le mie perplessità ma seguo le loro indicazioni. Mi reco allora all’anagrafe dove mi dicono che ho ragione, non ci vogliono bolli e autentiche, basta una autocertificazione e mi forniscono una fotocopia di un avviso fatto proprio dal Sindaco nel quale si ricorda che il cittadino può sempre rilasciare una autocertificazione, anche quando ha a che fare con istituzioni come le poste italiane, che ha lo stesso valore di quella autenticata e che non costa nulla. Torno alle Poste, riparlo con la direttrice, le faccio vedere l’avviso del Sindaco, si mette a ridere dicendo che in Comune dovrebbero pensare a far bene il loro lavoro e che loro non riconoscono tale procedura, pertanto se voglio chiudere il conto devo fare come dicono alle Poste. Chiedo che almeno facciano qualcosa con i rid in addebito sul conto e mi fanno il “piacere” di bloccarli, facendomi firmare in data 3 dicembre il modulo di revoca, senza avere la firma sul conto. Naturalmente non hanno revocato niente, pur rinviando una seconda volta la documentazione e quindi continuando gli addebiti. Vado in Comune, mi decido a seguire la loro strada, faccio l’autocertificazione e la firma autenticata in bollo con quasi 17 euro di spesa (non dovuta) infine fissato l’appuntamento per avviare le procedura di chiusura del conto la direttrice non mi vuole ricevere, mi passa alla vice, signora Elvira che, mentre tritura la carta bancomat del conto mi informa che devo pagare 10 euro di bollettino per la procedura di chiusura conto per eredità. A questo punto, dato che nessuno dall’inizio mi ha informato anche di tale spesa, non ci sto, riprendo la documentazione e me ne vado. le dico che “mi rivolgerò ai giornali, agli uffici preposti delle poste, al Ministero delle Telecomunicazioni, agli organi di vigilanza...” “Faccia come crede” rispondono in coro sia la vice che la direttrice appositamente chiamata alla bisogna. “Chiudo anche il mio conto” “Bene - rispondono - fissiamo subito l’appuntamento.”