Castellanza, 18/10/2017 Spett.le Poste Italiane S.p.A.Sede legaleViale Europa, 190 - 00144 RomaTel. +39 06 5958.1Fax +39 06 5958.9100Oggetto: rimostranzeBuona sera,sono ...Innanzitutto faccio presente che per cercare la Vs. PEC, che dovrebbe essere scritta insieme ad indirizzo, tel. e fax, sono dovuto andare, dopo lunga ricerca nel web, sul sito del governo per poterla reperire.Con questa mia rendo noto che martedì 17/10/2017 alle ore 13.33 sono uscito con l’auto dall’Ospedale di Busto Arsizio dove lavoro e ho raggiunto P.le Plebiscito nella stessa città, dove ho immediatamente parcheggiato (circa Km3, tempo medio 9-10 minuti). Mi sono recato a piedi all’uff. “postale spa centralino” di via Mazzini 9, dove dopo circa tre minuti di attesa sono stato chiamato allo sportello. Dovevo effettuare un reso ad Amazon, un pacco di 19cm X 8,5 X 10, inviatomi da Amazon con la documentazione scaricata da Amazon per i resi. L’addetta, dopo aver visto il tutto, mi ha detto che non potevo spedire il pacco perché era troppo piccolo e non sapeva dove applicare l’etichetta. Mostravo alla Sig.ra come fare per applicare la suddetta, ma lei ribatteva che doveva applicarne due, utilizzando due buste di plastica, e che il pacco non andava bene perché doveva essere fissato nella sua interezza con scotch da pacchi. Ribadivo che il pacco era ricoperto con carta da pacchi bianca, incollata e ulteriormente fissata con tre pezzi di scotch trasparente. Inutile: serviva lo scotch da pacco e poi era troppo piccolo. Chiedevo di avere le forbici (presenti sul banco) per poter ritagliare le etichette stampate e, a un suo diniego, tentavo di ridurle piegando e strappando (risultato non perfetto). Sollecitavo poi la documentazione che attestasse quanto da lei richiesto, ma a quel punto si alzava e se ne andava nel retrostante locale. Un altro addetto poi mi avvisava che ora non potevo più spedire, perché la documentazione non era più compilabile dalla macchina che doveva completarle e che quindi dovevo andarmene. A questo punto richiedevo un colloquio con il Responsabile dell’Ufficio e lo stesso addetto, entrando nella parte posteriore, si incaricò di chiamarlo. Altre tre volte feci la stessa richiesta, sollecitai anche il modulo per l’inoltro dei reclami, ma tutti gli addetti presenti erano sordi e il solito impiegato mi invitava ad attendere “… perché il Responsabile aveva da fare e comunque arrivava tra un attimo, anche con i moduli…”. Dopo una certa attesa, spazientito, entravo nell’area dei dipendenti con le mani dietro alla schiena, per sollecitare la presa in carico delle mie richieste. Allora tutti i funzionari si accorsero immediatamente della mia presenza!! Rimasi fermo nella mia posizione, chiedendo gentilmente ma fermamente di poter parlare con il Responsabile o un suo incaricato/sostituto. Nulla, i migliori commenti erano “… il responsabile non aspetta lei, sta lavorando ed ha da fare”. Dopo vari minuti dal retro, si presentava un impiegato, che, senza alcun cartellino di riconoscimento, da me però richiesto, si dichiarava essere il Responsabile. Nessuno eccepì la sua affermazione. Allora ritornavo fuori nel luogo del pubblico e spiegavo l’accaduto. Il soggetto mi ribadiva che il pacco era troppo piccolo per poter essere spedito e mal confezionato. Gentilmente chiesi come mai SDA, che è di Poste Italiane, me lo aveva consegnato, se troppo piccolo. Arrabbiato disse che mi avrebbe portato il regolamento con le istruzioni. Sparito, non è più tornato. Dopo una lunga attesa con mie varie sollecitazioni per il colloquio e la documentazione promessa, con l’usuale disinteresse di tutti gli operatori presenti, mi vidi costretto a rientrare nel luogo dove ero stato precedentemente. Venni subito affrontato da un operatore che mi mise le mani sul petto per impedirmi di proseguire. Chiesi gentilente ma fermamente di “togliermi le mani di dosso” e quello subito eseguì. Un altro impiegato, che era presente da qualche minuto in quell’area, si proclamò nuovamente Responsabile, ma senza alcun cartellino di riconoscimento. Gli chiesi di dimostrarmi che lui fosse effettivamente il Responsabile, ma mi rispose che non mi doveva dimostrare nulla. Chiesi perché, pur essendo presente da qualche minuto, non mi avesse invitato a esporre il mio reclamo e perché non mi avesse neppure salutato. Qualcuno poi iniziò insinuare che ero un rapinatore, che violavo la privacy (ma di chi?), che ero vicino al caveau aperto e che quindi non potevo restare là e che bisognava chiamare i Carabinieri effettivamente qualcuno li contattò telefonicamente, il responsabile colloquiò, ma, nonostante tutto, l’Arma non sembrava interessata alla situazione. Una altro addetto dichiarò poi che stava arrivando la Polizia. Poco dopo giunse una volante e all’ingresso degli agenti, uscii dall’area destinata al personale, consegnai il mio documento di identità e spiegai l’accaduto con calma. Poi, perché chiesi di intervenire per fare una precisazione, l’impiegato che si dichiarava Responsabile disse ad alta voce: “Qui parla solo un fesso per volta”. Duramente ribattei che io non ero un fesso e che non avevo insultato nessuno. Mentre il poliziotto ascoltava l’addetto mi venne finalmente consegnato il documento per la corretta preparazione dei pacchi (che allego), che però non indica una dimensione minima dei pacchi e che non richiede l’uso di scotch da pacchi. L’agente con cortesia mi invitava a recarmi alla macchina e una volta giunto mi chiedeva se volevo denunciare per l’insulto (fesso) e per l’appoggio delle mani sul petto. Dopo un mio diniego (ma è sempre possibile fare poi un esposto-denuncia) salutando si allontanava. Ritornavo all’auto e alle ore circa 15.00 rientravo in servizio in servizio all’Ospedale. Stamane mercoledì 18/10/2017 mia moglie si è recata presso l’ufficio postale di Castellanza, sito in Via S. Camillo, 2, dove il medesimo pacco è stato accettato e spedito senza generare alcun problema da parte del personale addetto. Preciso poi che una sola etichetta autoadesiva è stata applicata sul pacco senza necessitare di qualsivoglia busta di plastica per contenerla.Pertanto richiedo che oltre a un fattivo e severo intervento sul personale, mi sia accordato un rimborso forfettario di 100 (cento) Euro per il comportamento sprezzante e falso del personale, il tempo perduto, la rabbia e la frustrazione generata e lo stato d’animo causato dalla non consona esposizione pubblica. Comunico che copia di questa missiva viene inviata ad Altroconsumo di cui sono socio.In attesa di Vs risposta, porgo distinti saluti.Moroni dr. Marco