I MOTIVI CHE MI SPINGONO A RECLAMARE:la mia richiesta di cessione del credito alle Poste italiane risulta scaduta due giorni dopo che l’ho presentata. Questo è incomprensibile, e da un mese chiedo spiegazioni ma non le ottengo.Espongo i fatti:21.01.22: il direttore delle Poste di Sedico (BL) redige la mia richiesta di cessione del credito (66.074,66€) (v.All)21.01.22: le poste mi inviano una mail in cui confermano la ricezione della proposta e comunicano il numero della pratica: ID A015832318. In allegato compare solo la ‘Proposta di cessione del credito d’imposta’ ma non ‘l’Accettazione di cessione del credito d’imposta’ (v.All)25.01.22: l'Agenzia delle Entrate comunica che il suo sistema formativo ha acquisito con protocollo 22012518270571890-000001 la nostra pratica (entro i 5 giorni previsti dalla legge). (v.All)Febbraio-marzo: tutto si blocca per le note vicende sugli imbrogli nati dalle cessioni plurime.17.03.22: telefoniamo al numero verde per chiedere a che punto è la pratica, ci comunicano che la mia richiesta non esiste in quanto è scaduta il 23.01.22. Nel mio cassetto fiscale presso l’Agenzia delle Entrate la pratica risulta 'in attesa risposta cessionario'.Figurando scaduta la mia richiesta il 23 gennaio, se le Poste non risolvono la situazione, mi vedo costretto a ripresentarla. Posso farlo? Devo contestualmente annullare anche quello che la mia commercialista ha inserito nella piattaforma ADE?LE CONSEGUENZE DI QUELLO CHE E' SUCCESSO:1) a distanza di due mesi e mezzo non ho ancora ottenuto il rimborso che mi è dovuto2) non riesco a pagare le ditte che stanno lavorando alla ristrutturazione della casa nella quale dovremmo andare ad abitare e per la quale si chiede la cessione del credito3) in maggio scadono i sei mesi della disdetta dell’appartamento in cui abitiamo in affitto e che dobbiamo lasciare4) ripresentando la richiesta entro il 29 aprile, andrò incontro a condizioni economiche mutate a mio sfavore5) poiché le banche non accettano più i crediti del 2021 dovrò nuovamente ricorrere alle Poste, con il rischio di ritrovarmi nella stessa situazione (decadimento dopo due giorni): cos’è che non ha funzionato? Perché la pratica è scaduta senza spiegazioni?6) i nostri soldi ora dove sono?7) nel frattempo, in previsione di ulteriori ritardi nell’ottenere il rimborso, sono costretto a trovare altre vie (e quindi altri costi) per poter pagare le ditte.COSA HO FATTO PER RISOLVERE IL PROBLEMA:18.03.22: su consiglio di un’operatrice del numero verde ho scritto a bancoposta@pec.posteitaliane.it (v.All) spiegando la situazione ho ricevuto dopo qualche giorno una telefonata che non mi ha dato alcuna spiegazioneTra il 18 marzo e il 10 aprile ci siamo attivati in tutti i modi:• ci siamo incontrati quotidianamente per più di due settimane con il direttore delle Poste di Sedico che ha compiuto delle telefonate e inviato mail a funzionari delle Poste che non hanno mai risposto (v. due All)• abbiamo telefonato più volte al numero verde (gli operatori hanno parlato di: ‘simulazione interrotta’, ‘inesattezze nelle date delle rate’ (abbiamo fatto richiesta all’Agenzia delle entrate e le nostre pratiche sono risultate ineccepibili), ‘anomalia’ perché la richiesta risulta scaduta (23 gennaio) solo due giorni dopo l’inoltro (21 gennaio)• ci siamo incontrati con un funzionario delle Poste di Belluno, presentato come un esperto nella cessione del credito, rimanendo sconcertati per il fatto che, non avendo questa persona manifestamente alcuna voce in capitolo, dopo una settimana di inutili telefonate da parte sua, non ha trovato niente di meglio che telefonare in nostra presenza allo stesso numero verde al quale ci eravamo più volte rivolti (con un prevedibile esito nullo)• il 31 marzo ho inviato una prima lettera al quotidiano Corriere delle Alpi di Belluno, pubblicata dalla redazione in forma di articolo• il 10 aprile ho inviato al medesimo giornale una seconda lettera, rivolta al direttore delle Poste di Belluno.In conclusione: da un mese nessuno sa spiegare come sia possibile che una richiesta di cessione del credito (teoricamente redatta in modo corretto da un direttore di un ufficio postale) scada dopo due giorni, rendendo impossibile il rimborso, e che nessuno mi abbia dato la possibilità di incontrare qualcuno che sia realmente in grado di spiegare cos'è successo e, cosa fondamentale, di rimediare definitivamente a quello che, a nostro avviso, e fino a prova contraria che sinora non ci è stata fornita, resta un errore delle Poste Italiane.